Emergenze

MESSICO: UNA NUOVA CASA PER AMALIA


Amalia ha avuto la sua casa completamente distrutta dall’uragano Otis in 24 ottobre 2024. L’Associazione Amici di Santina ONLUS ha voluto ricostruire la casa devastata. Tra le persone dal cuore generoso si distingue per la sua generosità il Cardinale Angelo Comastri. Guardate il video

Vogliamo riportare in questa pagina la triste quanto eroica vicenda di Amalia, storia contenuta nel libretto della collana di Fondazione Santina #VoltiDiSperanza.

AMALIA
Prima di parlare di “dignità della donna”, prima di parlare di femminicidio si dovrebbe aver letto il report precedente. Per completare il quadro della storia terrificante della vita di Amalia, dobbiamo parlare della costruzione della sua interiorità in quanto persona. Ed è qui il fatto più difficile da metabolizzare: una bimba che fin dalla nascita è maltrattata, e fin da piccola costretta a lavorare, dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina e il suo cibo sono gli scarti e gli avanzi degli adulti; nessuno ti insegna – perché a loro volta gli adulti non lo sanno – che hai diritto a una dignità

ecco la ricevuta di Dulce per Amalia


e che questa comporta anche la cura della tua persona, ma tu non ci pensi neanche perché la tua persona è disprezzata dai grandi a tal punto che la violenza che subisci è considerata normale, quasi un diritto da esercitare da parte del più forte sul più debole, e sei violentata non solo fisicamente ma anche spiritualmente, mentalmente, affettivamente e quindi sei letteralmente annientata; quando finisce che dormi tra cani e galline; quando non hai mai imparato a leggere né a scrivere, quando non hai mai giocato e quindi non hai mai incontrato veramente i tuoi consimili; quando la tua dignità è calpestata perché nemmeno ti puoi lavare (dal passaggio di Otis, Amalia non ha ancora potuto lavare la sua biancheria, per la sola ragione che non ha acqua): ecco, quando ti succede tutto questo, il senso di inferiorità nasce e cresce in te e non si ferma più.

Bene, il contesto nel quale vive Amalia non contempla la tutela dei minori: i bambini sono nati per lavorare e non solo non esiste la parola educazione ma nemmeno il suo concetto, i bambini si devono solo sfruttare e quando non lavorano, li violenti; costruisci meccanismi mentali perversi per cui li fai sentire colpevoli di enormi peccati, quando neppure sanno cosa sia il peccato. Quando crescono hanno paura di compiere qualsiasi azione, perché comunque poi ti picchiano, la tua razione quotidiana di botte non te la toglie nessuno, anche se non hai commesso alcuna colpa: questa è l’unica educazione che conoscono gli adulti! Sì, l’educazione alle botte. Talvolta il tuo nome non è neppure registrato all’anagrafe e se muori, muore un filo d’erba: di te non importa nulla a nessuno. Non importa nulla a nessuno di te nella casa dove sei nato e dove ti picchiano, ti violentano, nessuno ti tutela e di difende, mangi avanzi e dormi con le galline nel pollaio! Ma ancora meno importante sei nel tuo posto di lavoro: tu devi solo pulire, lavare biancheria, svolgere lavori pesanti… e alla fine, forse stai pure meglio, perché almeno non ricevi una caterva di botte dal padre alcolizzato.

Ecco, questo è il contesto in cui ha vissuto Amalia. E ovviamente, nella vita di Amalia non c’è mai stato spazio per una qualsiasi formazione alla fede e alla preghiera: in queste condizioni, la fede è un lusso che non ti puoi permettere e finisce così che non sai nemmeno cosa significhi, credere. Non hai tempo per te: come è possibile ipotizzare un tempo per Dio? E Amalia, con tutto il candore di una vita devastata da tanti uragani, me lo confida: “Don Gigi, non sono mai andata in chiesa, non conosco il Vangelo, non so cosa siano le preghiere e non ho mai sentito parlare di catechismo. Vedevo immagini sacre nelle case dove lavoravo e alcuni anni fa ho iniziato a fare una piccola collezione qui in casa, su di un altarino! Vedevo che lo facevano così tante famiglie e così, senza nessun apparente motivo di fede, ma più per una forma di consuetudine e tradizione messicana… Allora ho voluto avere in casa anche io l’immagine della Madonna di Guadalupe, poi quella di San Giuda Taddeo, quella del Bambino Gesù…

Però, c’è stata una cosa importante che ha dato una svolta alla mia vita ed è venuta da mio figlio José Angel che oggi ha 21 anni. Un giorno, più o meno  quattro anni fa, torna a casa e mi dice: ‘Mamma, voglio entrare in seminario minore per farmi prete!’. Io lo guardo sbalordita, ma lui continua: ‘È un posto bello, mi trovo bene con gli amici e vorrei andare ad vivere lì e frequentare la scuola in seminario; sai come mi chiamano gli altri seminaristi? Mi chiamano Master!’. Ride felice, anche con i suoi occhi dolcissimi. Io rimango piacevolmente colpita da questa sua decisione e gli dico: ‘Se posso permettermelo, sono contenta, così crescerai con una buona istruzione e in un ambiente sano’. Con questa sua decisione di entrare in seminario, la preghiera iniziò a entrare in casa mia. Mentre prima guardavo le immagini sacre e per tradizione alle feste accendevo un lume, ora… mi ci fermavo a pregare. Non conoscevo il Padre Nostro o l’Ave Maria, semplicemente rivolgevo il cuore a queste immagini. José Angel entrò nel seminario dell’arcidiocesi di Acapulco e io, su suggerimento di mio figlio, iniziai a entrare in chiesa, ad andare in parrocchia: ci trovai una bellissima comunità dal volto umano, quel volto umano che sempre mi era mancato. La gente iniziò a chiedere di mio figlio, della mia vita, a prendersi cura di me. Io, don Gigi, lavoravo con tutte le mie forze e con tanta fierezza per mantenere gli studi di mio figlio in seminario… finché Master concluse il ciclo della scuola superiore”.

Qui Amalia si fa triste e un po’ vergognosa: “Devo confidarvi, Magda, don Gigi e Dulce, che i nuovi studi in seminario erano per me troppo costosi e dissi a José Angel che non sarei stata in grado di sostenere i suoi studi e la sua permanenza al seminario. Il ragazzo si fece triste, ad amici e conoscenti diceva con rammarico che avrebbe dovuto lasciare il seminario per problemi economici…”. Dulce guarda Amalia e le dice: “Amalia, mio figlio si chiama José Antonio ed è in seminario anche lui: vivo la tua stessa situazione dunque; e se a te i narcos hanno ammazzato un figlio, a me hanno ammazzato mio marito Félix!”.

Nel cuore mi entra un brivido e mentre Dulce parla con Amalia, io parlo con Dio: “Signore, anni fa quando ho incontrato Dulce, le avevano appena ammazzato il marito poliziotto; Dulce era sconvolta, ma nella sua grande fede aveva una luce: il figlio José Antonio era entrato in seminario! Gesù, chi mai avrebbe pensato che qualche  anno dopo il dolore per la morte di Félix si sarebbe trasformato in consolazione e speranza per un’altra vittima di violenza, per Amalia, con la sua analoga storia di un figlio in seminario? Sembra che ad Acapulco, ma forse in tutto il mondo, la vocazione al sacerdozio nasca da un grande dolore vissuto cristianamente… Personalmente, conosco sicuramente molto bene un altro caso: era a Bergamo, il 24 ottobre 1963: in quella notte in Città Alta moriva un uomo buono di nome Egidio, aveva solo 39 anni e lasciava la sua giovane sposa Santina con due bimbi, uno di tre anni e una bambina di nove mesi – il bimbo ero io! In quel dolore e da quella sofferenza mia madre promise a Dio di non sposarsi più e di dedicare la sua vita esclusivamente a noi, a Luigi e Carolina! Oggi ho la certezza che proprio quel dolore abbia originato la mia vocazione”.

In una lettera a mia madre nel giorno dell’Ordinazione lo dico esplicitamente – copia di quella lettera la trovate allegata a questo report. Ma nella mia preghiera a Dio, mentre Dulce parlava dolcemente ad Amalia, in quello che rimaneva della sua casa, si faceva avanti un’altra convinzione: “Spirito Santo, se mia madre non avesse sopportato per sette anni con fede la sua terribile malattia e disabilità, probabilmente oggi questo incontro non ci sarebbe stato. Mi trovo qui ad Acapulco per la sofferenza di Santina e per l’Associazione nata in suo nome; Dulce è qui con me perché ha sofferto la morte violenta del marito e infine la povera Amalia ha il cuore spaccato perché i narcos le hanno ammazzato il figlio. Questi tre grandi dolori, Padre, hanno fatto il miracolo, o meglio hanno compiuto il Mistero. Tre persone: Amalia, Dulce e don Gigi hanno alle spalle un grande dolore che hanno trasformato in consolazione e senza questi tre dolori non ci sarebbe stato questo incontro! Grazie di cuore, Gesù…”.

Sprofondato nella mia preghiera, parlavo con il Padre, con Gesù e con lo Spirito Santo, ormai quasi estraneo all’intima conversazione nata tra Dulce e Amalia. Ed è proprio Amalia a riportarmi tra loro: “Don Gigi, voglio fare la Prima Comunione e la Cresima”. La sua richiesta arriva imprevista, in un primo momento non la raccolgo e quasi cambio discorso: “Scusa, Amalia, ma allora Master deve lasciare il seminario?”. “No, padre – il suo volto si accende di una bellissima luce – ho una grande sorpresa e una grande speranza nel cuore! Un gruppo di volontari della mia parrocchia, quando hanno saputo che non riuscivo a pagare la retta del seminario, si sono divisi la spesa e così il mio José Angel sta continuando a studiare in seminario, perché lui vuole veramente diventare prete!”. Dulce, Magda e io accogliamo con commozione la notizia e Dulce, responsabile delle cinque adozioni a distanza dei seminaristi di Acapulco ci dice: “Amalia, devi sapere che mi si è liberato un posto per l’adozione a distanza di un seminarista: penso che daremo a Master i 25 euro mensili, che ne pensi?”. Magda interviene e dice: “Anche a me si è liberato un posto di adozione a distanza: se vuoi i 25 euro mensili li useremo per portare acqua alla tua casa: che ne dici?”.

Osservo Dulce e Magda: sono orgoglioso di loro; con occhi di sorpresa dico alle due donne: “Wooo, che brave – e che bellissime idee! Ecco la soddisfazione più grande: vedere voi due, Magda e Dulce, responsabili della nostra carità qui in Messico. Ottima decisione! Prima del mio ritorno in Italia ne parliamo all’arcivescovo di Acapulco, perché nulla deve essere fatto senza l’approvazione del vescovo del posto, ma sono sicuro che mons. Leopoldo sarà contentissimo di questo”. Amalia rimane folgorata da queste parole e dall’aiuto insperato che vede venire dall’incontro con noi e dal suo racconto di pena e dolore. Ci ringrazia con grande commozione, ci ringrazia con le lacrime agli occhi… le do una carezza e la abbraccio forte forte.

“Prima di parlare dell’acqua che non hai in questa casa, parliamo della tua Prima Comunione e della tua Cresima: Amalia, tu hai bisogno di istruzione e soprattutto di educazione interiore alla fede; è un percorso lungo e faticoso di studio e riflessione: devi conoscere bene ciò in cui credi e non hai tanto bisogno di una maestra di catechismo quanto piuttosto di una testimone di vita che ti sappia insegnare sì il catechismo, ma che con il suo esempio ti accompagni a Messa la domenica, ti aiuti a imparare le preghiere a memoria, ti faccia leggere il Vangelo e soprattutto praticare la carità cristiana. Per fare questo hai bisogno di una madrina: che ne dici se Dulce diventasse la tua madrina per la Prima Comunione e per la Cresima?”.

Questa volta sono gli occhi di Dulce a brillare, e lo sguardo affettuoso di Amalia verso di lei scatena il Paradiso. Dulce mi dice: “Ma che bellissima notizia mi dai, padre… sono felice! Sono super felice. Che onore essere tua madrina…”. Amalia la abbraccia e poi entra nella catapecchia, quel che rimane della casa distrutta dall’uragano, e torna con due grossi libri: uno è il catechismo della Chiesa cattolica e l’altro è la Bibbia… e inizia un discorso che ha qualcosa di alto e mistico: “Quando l’uragano infieriva su questa casa, mi sono rifugiata nel bagno in muratura, ma nel terrore di quelle ore, nella paura di perdere tutto ho portato con me questi due libri e me li stringevo al cuore; ho dimenticato tutto il resto, ma questi due libri no. Sono rimasta sepolta e per uscire da quel bagno ho faticato sei ore… ma con me sempre sempre la Bibbia e il Catechismo!”.La donna non si rende conto di sferrarmi un potente ceffone con quelle parole, perché esse illuminano un mio recente ricordo di cui mi vergogno; abbraccio Amalia e le svelo, tenendola abbracciata, il mio triste segreto: “Vedi, Amalia, la tua fede sta nascendo adesso, la mia invece è da piccolo che la coltivo; poi io sono un sacerdote e ho un Vangelo in greco che ho sempre con me dal 16 ottobre 1982, quando mia madre me lo regalò per i miei studi della Bibbia. Bene, alcuni mesi dopo il mio rientro a Bergamo dal Vaticano, il 18 dicembre 2021, i telegiornali davano notizia di un terremoto che aveva colpito il nord Italia, ma senza causare i disastri di Acapulco…

Ecco la notizia da Skytg24: Terremoto, forte scossa di magnitudo 4.4 in provincia di Bergamo: avvertita anche a Milano sisma poco dopo le 11.30 con epicentro a Bonate Sotto. In diverse zone della Lombardia i palazzi hanno tremato e in molte città alcune persone sono scese in strada. I Vigili del Fuoco: “Nessuna segnalazione di danni e richieste di soccorso”. Alle 11.57 una seconda scossa di assestamento con magnitudo 2.2 con epicentro a Osio Sotto 18 dic 2021 – 15:37.

Riaccendo la televisione verso mezzogiorno e vedo aggiornamenti con immagini tristi di gente sconvolta per le strade: mentre sento la notizia il mio appartamento all’ultimo piano inizia a tremare. Le immagini alla televisione e le scosse che avverto mi fanno esplodere nel cervello la paura: che faccio? Esco di casa e porto con me al sicuro solo tre cose… Mi trovo in Piazza Vecchia con in mano i miei tre oggetti preziosi – e sai quali erano? Uno, il cellulare, due il portafoglio, tre le chiavi dell’auto! Con quei tre ridicoli valori scoppiai a piangere dicendo: e il Vangelo che posto occupa nella mia Vita? È con me dal 16 ottobre 1982 e ho avuto il coraggio di abbandonarlo, di non ricordarlo: ma che valore ha Dio nella mia Vita se lo lascio dopo il cellulare, il portafoglio e l’automobile? Amalia, sono andato a confessarmi da Don Lino ed ho chiesto perdono a Dio, che nella mia paura mi ero dimenticato di Lui… e ora mi vergogno nel vedere che tu non hai tenuto con te altro che il Vangelo e il Catechismo. Quel pomeriggio rientrai in casa dopo la confessione e insieme alla data del giorno, scrissi sulla mia Bibbia: ‘Oggi hai messo il Vangelo dopo il cellulare, il portafoglio e l’auto: che non accada più!’. Quella notte ho dormito abbracciato al Vangelo… e ora ti chiedo di scrivere anche tu in questi giorni una frase, in tuo ricordo!”.