LIBRO: GLI “ANELLI DEL SIGNORE” NON “IL SIGNORE DEGLI ANELLI”
di Luigi Ginami
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Ed ora questa bella fiaba di Natale giunge a voi, una fiaba che poi fiaba non è perché io credo che Felix e Violeta sono vivi e proteggono i loro cari, tra i quali mi ci metto anche io…e quando guardo l’anello di acciaio inossidabile che a fatica esce dal mio dito mi rendo conto di quanto sia difficile e duro trasformare l’oro dei Palazzi Vaticani nell’acciaio inossidabile di questa nuova vita, meno preziosa ma sicuramente più temprata di quella di prima. E sono sicuro che il Cardinale Martini mi direbbe che il Vangelo non è un libro di oro, ma di acciaio inossidabile… ed allora sono contento e ringrazio Dio della mia nuova vita che ha reso da oro in acciaio inossidabile.
Il libro appena uscito in AMAZON costa 4 euro ed arriva a casa il giorno dopo con Prime. Bene ad Acapulco sul grande e prestigioso locale è uscita la versione in spagnolo dell’ultimo capitolo del libro e siamo lieti qui di offrirvi anche questa possibilità: il libro sarà presto tradotto e venduto in Messico. Ecco il periodico Mar Adentro
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ESTATE 2021: L’ANELLO DI ORO A MALANGAMALANGA IN KENYA: L’ANELLO DI ORO A MALANGA
Durante i miei viaggi di Solidarietà tra le povertà e le sofferenze del mondo ho ricevuto diversi regali. Non sono regali di valore, ma hanno per me un grande significato: una casacca di un detenuto dalle prigioni di Garissa, un pezzo di linoleum con il sangue dei ragazzi uccisi da Al Shabaab, un vestito e un braccialetto di Everlyne, il braccialetto di Bendera….
E poi ci sono due anelli. Uno è di legno, ed è l’anello di tucum: me l’ha donato un drogato a Porto Velho, in Brasile; l’altro è l’anello di oro che ho ricevuto in Messico, al cui interno sono incisi i nomi di una mamma sola, Miroslava, e delle sue due bimbe, Sofia e Romina. Forse conoscete il significato dell’anello di legno nero: ebbe origine in Brasile, nell’epoca dell’Impero, quando i ricchi usavano gioielli costosi; gli schiavi e gli indios, che ovviamente non avevano gli stessi mezzi, crearono questo anello per dare ufficialità ai loro matrimoni. Il tucum è una palma comune in Amazzonia: il suo legno è diventato un simbolo di amicizia, di matrimonio e anche di resistenza. Negli ultimi decenni l’anello di tucum è diventato il simbolo cristiano dell’opzione preferenziale per i poveri, poiché sia nell’antico che nel nuovo testamento i profeti e gli apostoli sostengono la fedeltà di Dio ai poveri e agli oppressi. L’anello di tucum è il segno visibile di questa fedeltà, di questo impegno. Dei due, l’anello che però mi è più caro è quello che viene dal Messico: intendiamoci, non perché sia d’oro, ma perché mi è stato messo al dito in una terra che gronda lacrime e sangue per colpa dei cartelli dei narcos. In Messico, più di 40.000 persone muoiono ogni anno, vittime di violenza. Non voglio raccontare ora chi siano Miroslava e le sue due bimbe meravigliose, ma voglio dire che questo anello d’oro per me ha lo stesso significato che ha l’anello di tucum in Brasile: mentre in Brasile significa compromesso con la povertà, quello messicano è compromesso con la sofferenza perché viene da una terra che gronda sangue e dolore, e da quando mi è stato messo al dito da Miroslava, mi è sempre stato un richiamo a un forte impegno nei confronti di chi soffre. In più, questo anello d’oro ha assunto per me un valore formidabile da quando ho lasciato la Segreteria di Stato. Tornato a Bergamo, in un lungo colloquio con il Vescovo Francesco lui, commosso, me lo ha benedetto e me lo ha messo nuovamente al dito dicendomi: “Cerca di vivere sempre il tuo compromesso con coloro che soffrono in questa nuova vita che stai iniziando!”.
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Era il 19 maggio 2021 e da quel giorno quell’anello ha assunto un valore quasi sacramentale: un vincolo, un impegno, una condivisione con coloro che soffrono. Dopo il mio Vescovo Francesco, ho mostrato l’anello, ormai ricco di questo prezioso significato, al Cardinale Parolin in occasione del mio congedo ed anche lui, dopo avere ascoltato con commozione la storia di Miroslava, Sofia e Romina, ha voluto benedirlo; è stata poi la volta del Cardinale Comastri, del Vescovo di Puno in Perù e di altri amici vescovi. In ogni benedizione dell’anello d’oro vedo una conferma del mio impegno nella nostra Associazione e Fondazione. In questo ripetersi di benedizioni dell’anello d’oro ci sono stati due momenti molto belli per me: uno in Perù, durante la Messa in un villaggio sperduto nella foresta amazzonica, e uno a Malanga. Ed è proprio di quest’ultimo che voglio parlarvi. Con padre Alex arriviamo al villaggio di Malanga per inaugurare l’aula tecnica della scuola di taglio e cucito. Prima dell’inaugurazione celebriamo una Messa di ringraziamento. Padre Alex presiede e io concelebro con altri due missionari del Guatemala. La chiesa è piccola e il villaggio non è molto grande, ma la fede, quella sì, è tanto forte. Durante la Messa lo sguardo mi cade sull’anulare della mia mano sinistra: l’anello è lì e mi guarda con un’insolita luce, forse riflessa da una finestra o forse riflesso della grande sofferenza in cui vive Malanga. Partecipo devotamente alla Messa, ricevo Gesù nella comunione e poi il padre missionario mi chiede di dire una parola: non me l’aspettavo… Guardo l’anello che luccica, mi alzo, sono un po’ disorientato. Poi il silenzio scende nell’assemblea che prima risuonava dei bellissimi canti di comunione. Tolgo l’anello, ed inizio a parlare: “Grazie cari amici della vostra ospitalità. Vedete questo anello? Viene dal Messico ed è un segno, per me rappresenta un impegno: è il mio compromesso con il sangue del Messico versato dalla violenza e significa il mio impegno nei confronti di coloro che soffrono e che Fondazione Santina aiuta. Questo mio impegno è stato benedetto, il 19 maggio scorso, dal mio Vescovo Francesco a Bergamo; poi questo anello è volato con me in Perù e nella foresta amazzonica mi è stato messo al dito quale segno di impegno in quella terra. Ora io voglio fare lo stesso qui a Malanga”.
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La gente mi guarda attenta e commossa. “Io vi dico che oggi voglio sposare la sofferenza di Malanga, voglio portarla con me in Italia perché sia la mia forza nei momenti difficili e la mia risorsa per continuare a vivere l’uragano di carità scatenato dalla sofferenza di Santina”. In prima fila c’è una signora anziana: è paralitica e si muove a fatica con le stampelle. La fisso negli occhi. Mi avvicino a Lei: “Come ti chiami?”. La donna, commossa, mi risponde: “Mi chiamo Beatrice, padre”. “Beatrice, vorrei chiedere a padre Alex di benedire questo anello e quando lui lo avrà benedetto qui, a Malanga, vorrei chiedere a te di mettermelo al dito, in rappresentanza di tutto il villaggio”. Con un grande sorriso, Beatrice acconsente. Imbraccia le stampelle e faticosamente viene al centro della chiesa. Il padre missionario scende dall’altare, prende nelle sue mani il mio anello messicano e lo benedice, lentamente. Poi lo consegna a me e io lo consegno a Beatrice. Sento nel cuore una grande gioia: questo gesto per me è sacro e potente, capace di curarmi da paure ed angosce, capace di donare pace a un cuore spesso ancora in tempesta per il repentino cambio di vita. La donna sente la forza del gesto che sta andando a compiere e con grande solennità mi pone l’anello al dito anulare: scatta un grande, fragoroso applauso, ma Beatrice chiede silenzio e inizia il suo meraviglioso discorso che mi è difficile dimenticare: “Padre Gigi, tu sei un muzungo, un bianco, e sei arrivato fino a Malanga per portare una scuola di taglio e cucito: questo significa che le nostre bambine e le nostre ragazze potranno imparare un modesto ma utile mestiere. Devi proprio essere “matto” per aver costruito qui, in questo luogo sperduto nel nulla tra sterpaglie, pecore e capre, su piste sterrate, in un luogo dimenticato da tutti una scuola di taglio e cucito: chi mai farebbe una cosa del genere e perché? Le ragazze che vengono nella scuola che oggi inaugurerai fanno due ore di strada a piedi per venire a scuola e due ore per tornare nelle loro capanne; ti vogliono bene e vogliono essere all’altezza della tua sfida: quella di dare più umanità ad un luogo in cui imperversano malaria, TBC e denutrizione, fonti di immenso dolore e sofferenza. Con orgoglio ti ho messo al dito l’anello d’oro che per questo da oggi non è più solo di Miroslava, Romina e Sofia in Messico, ma è anche di Beatrice e di tutto questo villaggio: non dimenticarti mai di noi, padre! Io ti ho messo al dito l’anello ed ora la tua vita è legata alla nostra: continua a fare quello che hai fatto con noi, in tutti i luoghi sperduti che visiti e aiuti, Dio è con te! Nessuno ti può fermare, e con noi tutti di Malanga nel tuo anello, tu diventerai un urgano, un uragano di Dio, un uragano buono! Non ti fermare mai e ricorda questo giorno: non solo il 19 maggio 2021, ma anche oggi – e torna a trovarci!”.
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La donna torna a sedersi. Mi guardano. Mi alzo e rispondo: “Non mi era mai capitato di sentirmi chiamare uragano: è un termine che mi spaventa e mi seduce. Essere uragano con la forza di Dio significa lavorare con forza micidiale contro il male e questo, Beatrice, ti prometto che lo farò fino all’ultimo mio respiro; ma per essere un uragano buono, un uragano di Dio tu, Beatrice, devi pregare e devi pregare tanto: tu e tutto il villaggio. A novembre tornerò in Messico a inaugurare una palestra in un carcere duro; incontrerò Miroslava, Sofia e Romina e sarò felice di raccontare loro che la storia di questo anello oggi è cambiata: non rappresenta più solo la storia della sofferenza del Messico, ma anche quella della sofferenza di Malanga in Kenya e di Boca Union in Perù, dove l’anello è stato nuovamente benedetto e messo al dito. Ma tutto questo non avrebbe lo stesso significato se non portasse su di sé la benedizione del mio Vescovo Francesco, che ricevendomi a Bergamo mi ha detto: “Bentornato e Benedetto!”. E questa benedizione si rinnova ogni giorno nella Santa Messa, quando questo anello d’oro si bagna del sangue di Gesù che assumo nell’Eucaristia”. “Sapete perché l’anello si porta all’anulare della mano sinistra? Perché da quel dito una vena arriva subito al cuore e legare quel dito, significa legare il cuore: oggi il mio cuore si è legato a Malanga come è legato a Boca Union in Perù o a La Laja in Messico. Miroslava, Romina e Sofia mi stanno aspettando, chissà quanto tempo riuscirò a passare con loro raccontando di voi …E ora andiamo a benedire la vostra scuola di taglio e cucito e vi prometto che non sarà l’ultima opera che realizzeremo qui: lo prometto alzando al cielo la mano sinistra con il vostro anello d’oro.
AUTUNNO 2022: SOLO DIO È LA ROCCIA
“Solo Dio è la Roccia” è la nuova frase che ora compare sulla fede nuziale di Felix, un anello che ha portato al dito con grande amore dal 17 giugno 1995, giorno del nostro matrimonio, fino al giorno della sua morte. Ricordo ancora le parole che gli dissi quando gli misi l’anello al dito: “Félix, ricevi questo anello come segno del mio amore e della mia fedeltà”, e lo portava sempre con orgoglio, diceva che era il segno che gli ricordava che a casa la sposa e i figli l’aspettavano sempre e questo gli dava la forza per fare bene il suo lavoro. Dopo la sua morte, ho tenuto quell’anello senza avere un’idea chiara di cosa sarebbe successo in futuro e non l’ho mai tolto, lo indosso ancora, perché sebbene la morte ci abbia separato, mi sento unita a lui attraverso i miei figli. La cosa più bella della storia di questo anello è avvenuta il 20 novembre 2022 durante il 54° viaggio solidale di padre Luigi in Messico, il nostro amato Messico: bellissimo ma bagnato di sangue, sangue versato da tante vittime della violenza che viviamo in tutto il Paese, e specialmente ad Acapulco. In questo giorno, padre Luigi ha accettato di indossare l’anello di Félix come segno del suo impegno per le vittime della violenza e per tutte le persone che soffrono, in Messico e nel mondo. Per me è una grande emozione, perché in questo anello rivive il ricordo di Félix così come la sua lotta per la pace e contro l’ingiustizia. Ora questa lotta è impegno di don Luigi, ricordando sempre le parole che gli disse padre Jesús Mendoza benedicendolo: “L’anello rappresenta l’alleanza, e per questo esprime anche l’alleanza nel matrimonio, e noi siamo un popolo della Nuova Alleanza suggellata da Gesù con il suo stesso sangue. Ecco perché questo anello rappresenta per te, don Luigi, l’alleanza che la Chiesa stringe con coloro che soffrono le devastazioni della violenza”. Padre Luigi, grazie per aver accettato l’anello, grazie per il tuo impegno per tutti noi, che ne abbiamo bisogno. Infinitamente grazie. Possa Dio riempirti di forza e benedizioni per continuare questa grande opera. Con tanto amore e ammirazione. Dulce
Con queste parole scritte da Dulce Maria Garcia Nava inizia il quarantesimo libretto, ambientato in Messico. Il numero “40” ha un valore magico, di traguardo. Non avrei mai pensato di scrivere ben 40 libretti in sette anni. Il primo, nel dicembre 2016, dedicato ad Hazar in Iraq, con l’introduzione di Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera, e questo ultimo dal titolo Martín, dedicato a un efferato assassino legato a un potente cartello dei narcos nel carcere di Las Cruces ad Acapulco. E la cosa più singolare di questo libretto è il suo inizio con la storia di Felix, un poliziotto onesto e giusto (purtroppo in questo scritto toccherete con mano quanto è difficile trovare poliziotti non corrotti in Messico), di cui Dulce e io abbiamo scritto il libretto Félix (#VoltiDiSperanza n.25 Ed. EMP novembre 2019), proprio raccontando l’eroica morte di questo uomo grande e onesto morto il 6 giugno 2018, dopo un terribile scontro a fuoco con i narcos avvenuto il 29 maggio. Sono molto legato a Dulce perché uno dei suoi figli, Josè Antonio, è seminarista e tra alcuni anni diventerà prete. Dulce ha dei figli eccezionali: sono dei giovani di grandi qualità che con grande spirito di servizio sono vicini alla loro mamma. Le righe che sto per scrivere vi spiegheranno meglio il valore di quell’anello e della suggestiva cerimonia in cui mi è stato donato. Nella mia vita le fedi nuziali hanno una storia molto, molto particolare che non ho mai raccontato. Prima di tutto, credo che la fede nuziale sia uno dei segni più eloquenti del rapporto tra un uomo e una donna. La Chiesa cattolica all’anello nuziale ha dato il nome di “fede”. La parola significa che si deve mantenere fede a un patto, un patto eterno! La fede nuziale viene benedetta durante il matrimonio e messa al dito dagli sposi; oggi purtroppo vedo sempre più in disuso la fede nuziale, mariti e mogli non la portano più: forse per nascondere il vincolo o forse per sentirsi più liberi? Chiamo fede nuziale quella benedetta dal sacerdote e consegnata durante il matrimonio, non l’anello scambiato tra fidanzati, in convivenze libere o nelle unioni civili celebrate in comune: no, la fede nuziale rappresenta un sacramento! Ma esiste nella chiesa un altro anello sacro dato durante un sacramento ed è l’anello episcopale che i vescovi portano alla destra – spesso sono anelli molto più importanti nella loro fattezza della fede nuziale. Infine, c’è un terzo anello molto meno conosciuto, ed è l’anello del pescatore: è l’anello che i papi indossano nel giorno dell’inizio del loro ministero petrino. Si chiama anello del pescatore appunto in memoria di Pietro, al quale il Signore aveva promesso che sarebbe stato pescatore di uomini. Anche se l’anello viene consegnato dal cardinale decano al nuovo pontefice nel corso della Messa di inizio del suo ministero, l’uso che ne fa il papa è del tutto discrezionale: Giovanni XXIII donò il suo all’immagine ritenuta miracolosa di San Giuseppe nel Santuario di Kalisz, in Polonia, dopo avere affidato al Santo i lavori del Concilio Vaticano II. Anche Paolo VI, Giovanni Paolo II e lo stesso Papa Francesco hanno fatto un uso saltuario dell’anello piscatorio: Giovanni Paolo II indossava l’anello che gli aveva donato Paolo VI per la creazione a cardinale e Papa Francesco indossa l’anello del pescatore solo per alcune particolari liturgie, mantenendo il suo anello episcopale d’argento. Bene, la fede che porto al dito alla mano sinistra si è trasformata da fede nuziale tra Félix e Dulce in fede ecclesiale, cioè patto e alleanza, nella data del 20 novembre 2022, quando durante la Santa Messa nella colonia di La Laja ad Acapulco padre Hugo lo ha benedetto nuovamente in nome della Chiesa e me lo ha solennemente messo al dito anulare. Vuole la tradizione che la fede venga posta al dito anulare sinistro perché da lì una vena arriva diretta al cuore, e l’anello così lega il cuore in un impegno. Ecco il grande valore della fede: legare il cuore! Come ho fatto io con Dio o come ha fatto Dulce con Félix, oppure mia mamma con mio papà. E per raccontare la storia dei miei anelli, dei quali quello di Félix è l’ultimo e definitivo, devo partire proprio da quelli di mio papà e mia mamma. Alla morte di mio padre Egidio, avvenuta nel 1963, mia madre custodì gelosamente come un tesoro l’anello di mio padre e mai e poi mai si tolse il suo anello. Mi mostrava ogni tanto come una reliquia quell’anello del suo Egidio e mi parlava del suo forte valore simbolico, perché l’aveva legata per l’eternità a Egidio: in effetti Santina non si risposò mai. Passarono gli anni e il sogno di essere prete diventava sempre più chiaro. Mancavano molti mesi alla mia ordinazione sacerdotale, quando un sacerdote amico si fece avanti dicendo che mi avrebbe regalato il calice della prima Messa perché aveva capito che mia mamma non aveva tutti quei denari per un oggetto prezioso. Pieni di gioia iniziammo con mamma a pensare al “mio calice” finché, guardando l’anello nuziale al dito di mamma, i miei occhi si accesero: lentamente le presi la mano sinistra e le dissi: “Mamma, se non ci foste stati tu e papà, io oggi non diventerei prete. Posso chiederti di mettere nel calice la tua fede e quella di papà Egidio?”. Mamma, spaventata, ritrasse la mano con un gesto secco: “Ma scherzi? Questa non si tocca!”. Diventai rosso e chiesi scusa a voce bassa … Continuammo a parlare del calice con lo sbalzo in argento dei dodici apostoli come si vedono nella nostra amata chiesa di Santa Maria Maggiore. Santina mi chiese: “Perché metti gli apostoli di Santa Maria Maggiore?”. “Perché – risposi io – sarò chiamato a continuare il ministero degli apostoli in special modo con la celebrazione eucaristica…”. Mamma si fece pensierosa, guardò l’anello, lentamente lo tolse dalla mano e con le lacrime agli occhi mi aprì la mano destra e me lo pose sul palmo, poi senza dire nulla andò a prendere da uno dei suoi posti segreti il prezioso anello di Egidio, lo baciò e con gesto solenne me lo consegnò. Eravamo io e lei soli, Carolina non c’era. Nel silenzio più profondo della nostra povera casetta guardai quei due anelli; anche lei guardò quei due anelli e le lacrime scendevano sulle sue guance e sulle mie: lacrime silenziose e dolci. Forse uno dei più alti incontri avvenuti tra noi due… Avevo il palmo aperto e la mano paralizzata. Fu Santina a chiuderla lentamente. E le sue parole di fuoco si impressero nel mio cuore: “Questi due anelli sono il segno dell’amore eterno tra me e tuo padre: hai ragione, se non ci fossero stati questi anelli non ci sarebbe stato neppure un prete! Da questi anelli è nata anche Carolina, ma sono sicura che sarà felicissima di sapere che tu metti questi due anelli nel tuo calice. Ma, Luigi, ti dico una cosa: oggi tu mi prometterai che sarai prete per sempre, come io per sempre sono la moglie di tuo padre!”. Guardai mamma negli occhi e risposi: “Essere prete per sempre è l’unica cosa che desidero con tutto il mio cuore, mamma; l’ho promesso a Lui nel giorno del mio diaconato e il prossimo 21 giugno diventerà ancora più vero nel sacerdozio!”. Mamma si alzò, mi asciugò le lacrime con le sue dita rovinate dai detersivi e piene di tagli e mi regalò un grande bacio sulla fronte… Io non avevo mai raccontato la storia di come i due anelli nuziali dei miei genitori fossero finiti nel calice della mia prima Messa: ci ha pensato mamma a divulgare a parenti e amici, con grande orgoglio, come sarebbe stato fatto il calice del figlio prete! Carolina fu contenta del dono di mamma e decidemmo insieme di regalarle un nuovo anello nuziale nel quale ci fossero incisi i nomi di Carolina e Luigi. Oggi, ogni volta che celebro la Messa, mi ricordo e mi commuovo guardando i due anelli, per sempre legati nel mio calice. Anni dopo – ero già prete – Bernardo, un caro amico di Roma, lasciato dalla moglie, voleva gettare la fede nuziale: “Gigi, anche se è d’oro la butto, a meno che tu non voglia farci qualcosa…”. E così dicendo me la mise all’anulare sinistro: “Almeno tu non sarai mai tradito da Dio!”. Il giovane non immaginava nemmeno che segno potente mi stava regalando. In quel gesto dettato dalla disperazione, io vedevo un enorme valore per me: attraverso Bernardo, Dio mi consegnava il Suo anello, ed era vero, il Signore Gesù mai e poi mai mi avrebbe tradito. Feci incidere nell’anello Beati i puri di cuore 21-6-1986, la data della mia ordinazione sacerdotale. Quell’anello lo mettevo solo nei viaggi di solidarietà, fino a quando, proprio in Messico, si aggiunse un nuovo anello. Una giovane mamma mi consegnò un anello nuziale intriso di sofferenza, nel quale erano incisi i nomi di Miroslava, Sofia e Romina, le due sue figlie. E io ho portato quell’anello fino al 18 novembre scorso, quando ho ritenuto che fosse più importante restituirlo alla zia di Miroslava, Magda, che cura con amore le due piccoline, Sofia e Romina. Era il giorno del suo compleanno e durante la Messa l’ho benedetto e posto al dito di Magda. Quando Dio ti priva di qualche cosa, è per farti un regalo ancora più grande: non avrei mai immaginato quello che sarebbe successo e a quale impegno Dio mi chiamava nel dono impegnativo ed esaltante di Dulce, che era presente alla Messa. Dopo la Messa mi chiama e mi dice: “Padre, sei rimasto senza anello, tu che ti impegni così così tanto per le vittime di violenza! Ti regalo l’anello di Félix, sarà orgoglioso che tu continui la sua opera. Lo portava al dito il giorno che lo hanno ucciso: è anche lui vittima di violenza; quell’anello sarà per te il segno di un impegno per coloro che soffrono a causa della violenza, in Messico e in tutte le parti del mondo! Vuoi?”. Ero ad Acapulco, era il 18 novembre 2022, ma il mio cuore era lontanissimo da lì nello spazio e nel tempo; quel dono, quasi una sorta di macchina del tempo, mi riportò a Bergamo, all’anno 1986, al silenzio della nostra povera casetta, e forti risuonarono, da un recondito angolo del cuore, le vibranti parole di mia mamma: Luigi, ti dico una cosa: oggi tu mi prometterai che sarai prete per sempre, come io per sempre sono la moglie di tuo padre! Dulce con quel dono esigeva da me radicalità, impegno, alleanza: era esigente Dulce con me, quel nuovo anello, troppo piccolo per le mie dita, scottava! Con lacrime di commozione abbracciai forte forte Dulce e vidi nei suoi occhi quella punta di orgoglio che avevo visto già negli occhi di mia madre… Dulce continuò: “Ho domandato a José Antonio e agli altri figli e sono tutti orgogliosi di sapere che tu lo porterai all’anulare!”. E così, sabato 19 novembre, Dulce con suo figlio, Magda e io siamo andati da un orefice per far allargare l’anello di Félix e far stringere quello di Magda. E qui, l’ultima grande e incredibile sorpresa di Dulce: chiede all’orefice di incidere “Sólo Dios es la Roca 3-5-2021”. La domenica sera, davanti alla comunità riunita in preghiera, Dulce spiega ai fedeli il suo regalo, padre Hugo lo benedice e solennemente me lo infila al dito. Non c’è bisogno di dire altro: la data scritta nell’anello 3 maggio 2021 e la scritta Solo Dio è la Roccia (Solo Dio è la Roccia: è l’incisione sulla tomba di Santina e mia a Gerusalemme ed è l’incisione indelebile nella mia pelle) animano il mio essere prete, e con questo meraviglioso anello al dito posso dire a tutti che anche io sono sposato con Dio e con la Chiesa… mentre Magda al suo anulare oggi ha l’anello della nipote, nel mio cassetto l’anello di Bernardo rimane come uno degli oggetti più preziosi che ho e infine nel mio calice, che sto guardando, l’oro degli anelli dei miei genitori luccica di luce profonda e calda, quella luce profonda e calda che in eterno lega Santina a Egidio, Dulce a Félix e Gigi al suo Signore e alla Chiesa. E come Papa Benedetto XVI ha detto in punto di morte, io oggi dico a Gesù: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo!”. Grazie Santina, grazie Bernardo, grazie Dulce! E ora siete pronti per il nuovo libretto, in cui vi raccontiamo l’inaugurazione di un murale per la pace e contro la violenza e nel quale ci impegniamo come Fondazione a ristrutturare l’infermeria nel carcere di Las Cruces ad Acapulco.
ESTATE 2024 L”ANELLO DI EMATITE
Questo nuovo instant book è un po’ insolito perché si apre con una sorta di “Premessa” scritta da Valentina Alasraki e che mi è giunta a Dubai nel mio viaggio verso il Kenya. Una divina Diosincidencia che fa tanto bene al cuore, segue il primo report dal titolo Quattordici punti e che aiuta bene a conoscere meglio come mi sono preparato a questo meraviglioso viaggio con Jimmy, Blanca e padre Rolando. Scrivo da Garissa dove siamo arrivati ieri sera, è molto presto ed è la voce del muezzin dal minareto a svegliarmi. Approfitto della lucidità delle prime ore del giorno per scrivere il mio report che giungerà oggi nei vostri telefonini con whatsapp. Purtroppo appena giunti in Kenya è successo un fatto che mi è molto dispiaciuto. A Msabaha, la mattina prima di iniziare le attività del giorno mi piace fare una nuotata nell’ Oceano Indiano e cosi mi butto in acqua e nuoto felice. Vi sono alghe, pietre, sabbia… una bracciata più violenta e… l’ anello d’oro di Felix si sfila dal dito! Guardo la mano e grido: No! No! No! Non è possibile ho perso il mio prezioso anello. In spiaggia vi è anche Blanca. Iniziamo a cercare nell’ acqua l’ anello ma vale il classico detto: “ è come cercare un ago in un pagliaio!” Dovete sapere che l’ anello di Felix aveva per me un magnifico significato e lo custodito come un anello prezioso non tanto per l’ oro, ma per il suo significato. Quel bellissimo anello apparteneva ad un poliziotto di nome Felix, marito della nostra carissima Dulce: fu ucciso anni fa in Messico dai narcos ed a lui ho dedicato proprio la stesura di un libretto dal nome Felix che è il nome del libretto n. 25 della nostra collana #VoltiDiSperanza. Dulce me lo aveva regalato con orgoglio e io piuorgoglioso di lei lo portavo al dito come una fede nuziale, come l’ impegno con i più poveri ed i sofferenti del mondo! Avevamo fatto scrivere al suo interno la frase: “ Solo Dios es la Roca” e la data del 3 maggio 2021, quando avevo lasciato la Segreteria di Stato per dedicarmi totalmente all’ attività della Fondazione. L’ anello era bellissimo perché in piccolo portava anche la data del matrimonio di Felix. E poi l’ anello aveva ricevuto la benedizione dell’ arcivescovo di Acapulco nella cattedrale di Nostra Signora della Solitudine, quella del mio Vescovo Francesco, quella del Cardinale Comastri e Parolin che mi seguono con affetto e poi l’ anello era per me un conforto nei viaggi pericolosi, nei momenti di perplessità, nei diversi problemi incontrati nella strada della Caritá… Non potete immaginare come sono rimasto! Non ci volevi credere, poi la cocciutaggine per più di una ora nella ricerca impossibile sulla spiaggia incantevole dell’ Oceano Indiano. Jimmy e Blanca si fanno tristi anche loro, ed inizia così una giornata di vuoto toccando l’ anulare per abitudine e sentendo il vuoto… sembra mancare un elemento importante alla mia vita. Inizia cosį la nostra giornata di visita alle famiglie dei bambini HIV, stiamo andando da Patricia, la piccolina malconcia per la sua patologia. Attraversando il mercato vedo una bancarella, e tra i diversi oggetti in vendita vedo degli anelli di ematite del semplice costo di circa tre euro. Guardo il mio dito e dico a me stesso: “ Io senza anello non ci so stare, compero uno di questi poverissimi anelli e me lo metto al dito, forse Felix vuole dirmi che non devo trascurare l’ Africa e la sua povertá” Ne provo alcuni e scelgo quello che si adatta meglio al dito, anzi una misura leggermente inferiore per non perdere anche questo anello nelle mie nuotate! L’ematite è un minerale del ferro (un ossido), abbastanza frequente in natura, appartenente all’omonimo gruppo. Il nome deriva dal greco αἷμα (haîma) – “sangue”, dal colore rosso sangue che talvolta assume il minerale allo stato cristallino, mentre la sua polvere è sempre rossa. Secondo lo storico Teofrasto, la pietra sarebbe simile al sangue solidificato. Guardano queste notizie in internet rimango colpito! Se l’ anello di Felix rimandava in modo implicito al sangue del suo martirio, l’ anello di ematite, con il suo nome e le sue qualità mi riporta ancora al sangue, forse quel sangue delle trasfusioni per i malati di AIDS che in africa seguiamo, oppure nuovamente al sangue dei martiri per il nome di Gesù che qui a Garissa veneriamo? L’ anello inizia ad avere un suo misterioso valore: povero ed essenziale, costituito da una pietra “ematite” il cui nome significa sangue… forse il Signore mi sta chiedendo una testimonianza ancora più radicale! E poi la sua signorile povertà mi affascina, non è più prezioso oro, ma povera pietra nera… bussiamo alla casa di Patricia di cui abbiamo parlato nel libretto dedicato a Rolando (#VoltiDiSperanza n. 46, pag.83)! Appena mi vede la piccola mi salta felice al collo… io al momento non la riconosco, l’ avevo incontrata a marzo: magra, triste e spenta per la malattia e la mancanza di cibo, oggi invece con alcuni chili in più, simpatica e felice. Inizia a giocare con Blanca mentre io e Jimmy chiediamo notizie alla sorella di diciotto anni che la accudisce, dopo che la madre si è dedicata ad una vita di vizio e depravazione. La nostra visita è serena anche se come sempre impressiona la grande povertà delll’ abitazione se la possiamo chiamare così! Davvero con 25 euro si possono cambiare le sorti della vita di questi piccoli bambini: un po’ di buon cibo, le medicine giuste e l’ HIV si può ben controllare, e questa prima visita è davvero una bomba atomica di ottimismo nel continuare su questa strada! Mentre parlo con Jimmy, sento al dito il mio nuovo anello di ematite… guardo la piccolina e nel cuore mi viene una idea forte, chiedona Jimmy di tradurre per me, mi rivolgo alla bambina di otto anni e dico: “Patricia, ti chiedo una cosa importante, puoi mettermi al dito questo anello per me importante?” e con commozione nella semplicità di quella povertà avviene il semplice gesto che mi appare come una liturgia divina, la mia piccola Patricia, quasi consapevole del gesto e dell’ oggetto per me importante, nel silenzio della capanna solennemente e lentamente mi infila l’ anello sul dito anulare della mano sinistra… è un gesto.povero, semplice e forse per voi insignificante, ma vi giuro che mentre lei lo mette provo un sentimento divino di totale appartenenza a Dio , due lacrimoni mi scendono sulle guance: “Dio ha mandato il suo angelo e mi ha consacrato nuovamente e totalmente a se per i più poveri e per gli ultimi nel lavoro della nostra Fondazione! Vi giuro che nemmeno se fosse stato il papa a compiere il solenne e semplice gesto di Patrica avrei provato una emozione così forte…e sono contento che anche voi ora conosciate che porta la dito anulare l’ anello di ematite di Patricia, forse dal cielo proprio Felix aveva pensato questo. E se ora il suo anello giacie nel fondale dell’Oceano Indiano il suo ricordo e la sua forza rimane nel povero anello di ematite… ematite vuole dire sangue, come il sangue versato dal mio Felix.
AUTUNNO 2024: L’ACCIAIO VALE PIU’ DELL’ORO
di Dulce Maria Nava Garcia
Venerdì 27 settembre don Gigi mi chiama dal Kenya per salutarmi, è in viaggio #63, la sua chiamata come sempre provoca emozione, anche perché è per condividere con me che il suo viaggio numero 64 sarà qui in Messico, ad Acapulco, quell’Acapulco colpito dalla violenza e dalle sue visite generano molta pace e speranza, anche questo mi rende felice sapere che tornerà ad Acapulco la seconda volta in un anno perché l’uragano Otis non ha permesso che ci visitasse nel 2023, la buona notizia della sua visita è accompagnata da un’altra notizia, vedo il suo volto a attraverso la macchina fotografica in videochiamata e lo sento preoccupato, Dulce mi dice che ho perso l’anello di Felix, sono senza parole ma allo stesso tempo penso che forse Felix voleva rimanere nell’oceano indico vicino alla piccola Santina e agli altri bambini del Kenya. Il 16 novembre don Gigi arriva ad Acapulco ma viene triste perché in questo viaggio non ha potuto passare a visitare il santuario della Vergine di Guadalupe nel CD del Messico, e allo stesso tempo felice perché Acapulco è la sua casa e il calore gli piace anche se soffre per questo; da quando arriva nella parrocchia di Laja arrivano molte persone per parlargli di tutte le sue sofferenze e lui le ascolta con molta attenzione, nello stesso modo in cui un giorno ha ascoltato me; questo mi commuove enorme mente e dico davvero è un santo, ha così tanto tenerezza e amore per consolare tanta sofferenza. I giorni passano, il lavoro è estenuante ma molto soddisfacente. Sulla strada da una casa all’altra durante il viaggio in macchina preghiamo il Rosario che fortifica molto, ha anche la ferma convinzione di trovare un nuovo anello per ricordare il suo impegno verso le vittime. L’anello di Felix era del nostro fidanzamento matrimoniale è d’oro, un metallo prezioso e con alto valore economico, aveva inciso la data del nostro matrimonio e lo indossava il giorno in cui gli è stata tolta la vita, quando l’ho consegnato a don Gigi gli hanno inciso la frase “la roccia del mio cuore è Dio” e una data molto speciale e molto dolorosa per lui, era felice di ricevere l’anello, è stato benedetto da Padre Jesus Mendoza che gli ha ricordato che l’alleanza significa impegno, anche lui è stato benedetto da monsignor Leopoldo Arcivescovo di Acapulco, don Gigi lo portava molto orgoglioso, e penso che anche Felix sia orgoglioso del fatto che il suo anello fosse nelle mani di don Gigi e ora in Africa. Ora abbiamo un nuovo incarico, trovare un altro anello affinché don Gigi non dimentichi che ha un impegno con le vittime di violenza, io sono nella migliore disposizione di consegnargli il mio anello, quello del mio fidanzamento coniugale con Felix, ma… L’ho destinato a consegnarlo a José Antonio nel giorno della sua ordinazione sacerdotale, padre gli ho detto: – gli do il mio anello, mi ha risposto – no, per me è molto più forte questo legame di madre con suo figlio sacerdote e sarà meglio che quell’anello lo porti José Antonio, Ma se non troviamo qualcun altro, forse prenderò questo. Quando abbiamo incontrato Melanie e la sua terribile storia ci ha mostrato un anello a forma di corona, questo era il suo impegno con il suo re, lei era la sua regina, don Gigi le chiede molto sottilmente di regalarglielo e lei molto triste le risponde solo “ci penserò” , don Gigi capisce che non deve insistere più, ed è che in queste situazioni, quando qualcuno perde una persona cara a causa della violenza è molto difficile sbarazzarsi di oggetti o vestiti che ci ricordano il nostro amato. Ora andiamo a visitare Arminda, forse ricordate la sua tragica storia ( potete leggere il libro intitolato ARMINDA), Emiliano e Ashley stanno molto bene, continuano i loro studi, don Gigi pone la domanda ad Arminda Hai qualche anello delle tue figlie che vuoi regalarmi per non dimenticare il mio impegno con il Messico e con tutte le vittime di violenza? Arminda gliene mostra diversi, lui ne sceglie solo uno, era di Violeta figlia di Arminda, morta a causa della violenza, ma è di acciaio inossidabile ed è piccolo, dobbiamo portarlo a farlo diventare più grande, arriviamo al laboratorio per richiedere che facciano l’anello più grande su misura dal dito di don Gigi, ci dicono che è impossibile perché l’anello è di acciaio inossidabile e non è facile modellarlo ma don Gigi è tenace e non si arrende insiste – ho bisogno di quell’anello per il mio impegno con le vittime, per favore buon uomo, è un Un favore molto speciale che ti chiedo.va bene ci proverò solo perché mi dici che sei compromesso con il Messico. E effettivamente dopo tre ore l’uomo ha fatto un lavoro straordinario l’anello è venuto molto bene, qualcosa di sorprendente per me è stato vedere che l’anello non ha perso la sua lucentezza è diventato ancora più splendente, lo stesso giorno don Gigi ha celebrato la messa per tutte le vittime nella parrocchia di San Cristoforo luogo dove si trova il memoriale per le vittime proprio lì Padre Jesus Mendoza ha benedetto l’anello e ha ricordato nuovamente a don Gigi che ha un impegno con Acapulco e tutte le vittime che ha lasciato tanta violenza. I giorni di lavoro passano, è stanco andare da un luogo all’altro; ci imbattiamo in storie di orrore, persone che soffrono terribilmente, persone che ci deludono ma questo non ci scoraggia, poter portare un po’ di conforto è anche fortificante, sempre e creduto che Dio abbia il piano perfetto per ognuno di noi, penso che sia lui che ci ha messo sulla stessa strada. Credo anche che l’anello d’acciaio inossidabile che ora indossa don Gigi sia destinato a lui, prima era d’oro perché era in Vaticano molto vicino al Papa, così come l’anello d’oro di Felix, con un valore economico importante ma flessibile e potrei persino dire che un po’ fragile e ora è d’acciaio un metallo più economico ma molto più resistente e forte proprio come il suo nuovo anello e quella forza gliela danno, prima Santina che dal cielo lo guarda orgogliosa, poi Felix che, anche se non si sono conosciuti, hanno un legame importante e senza dubbio la forza più grande che riceve è di tutte le vittime. Non dimenticare don Gigi che sei di acciaio inossidabile più semplice di valore ma Con molta più forza spirituale e questo ti rende molto prezioso agli occhi di tutte le vittime di Acapulco e di tutte le persone che visiti per il mondo, ho la piena certezza che ognuna di loro prega per te mio caro fratello e dal profondo del mio cuore anch’io prego per te in ginocchio alla Moretta affinché non dimentichi che lei è lì con te perché è tua madre. Con tutto il mio affetto, amore ed eterno grazie.
Dulce Maria.
INVERNO 2024 UNA BELLA FIABA: L’ANELLO DI ACCIAIO
E’ venerdì 27 dicembre 2024, fuori vi è una bellissima giornata ghiacciata, qui in casa a Bergamo le luci del Natale riscaldano il cuore dando luce al corridoio, al presepio, all’albero di Natale coloratissimo, quest’anno con Blanca abbiamo curato particolarmente i dettagli delle luci e delle melodie natalizie che completano l’atmosfera natalizia. Sono solo in casa e dopo i giorni di intenso impegno pastorale decido di scrivere nella calda atmosfera natalizia e la fiaba del natale entra nel cuore. Ma tutta questa atmosfera serve a celebrare la nascita di un Bimbo nella stalla di Betlemme per la Pace del mondo… e parliamo di un mondo devastato da guerre e violenze: Gaza, Ucraina, Siria, ma nel mio cuore vi è ancora la dolorosa ferita nel Messico dei Narcos che ogni anno ammazzano 40.000 persone: guerra nascosta ma devastante! Tra i sei viaggi del 2024 il Messico è stato quello più devastante: sicuramente le pagine precedenti vi hanno mostrato qualche cosa, che quando ti entra nel cuore non riesci a dimenticare, come la storia di Melanie. Sono arrivato dal Messico con le lacrime nel cuore e la sera sono scappato dal mio Direttore Spirituale a raccontare l’orrore visto nelle galere, nelle piazze, nelle famiglie. A questo orrore ti abitui, ci convivi, ma non dimentichi! E così nel silenzio di Città Alta il mio cuore ritorna ai giorni vissuti nel Guerrero. Suonano alla porta, mi chiedo: “Non attendo nessuno chi può essere?” Apro la porta e per me sono due sconosciuti, ma la cosa più strana è che non parlano italiano: “Buenos dias padre…” in un decimo di secondo mi dico, forse hanno sbagliato porta devono andare da Carla, la signora boliviana che abita di fronte… “Scusate, avete sbagliato porta, la signora Carla abita davanti a me!” “No padre, noi cerchiamo te…” Secondo mio pensiero, forse sono amici di Blanca: “Aaah cercate Blanca vero? La Signora non c’è oggi è andata in montagna, le devo dire qualcosa?” Sono un uomo ed una donna vestiti bene ed è il giovane uomo che parla: “Don gigi siamo messicani e veniamo dal Guerrero, hai un momento per noi?” La ragazza dai grandi occhi sorride. “Ma che bella sorpresa, ma chi vi ha dato il mio indirizzo? Prego entrate, volete una fetta di panettone?” I due giovani rimangono colpiti dalle luci di natale messe da Blanca, vedono il presepio e l’albero di natale e ascoltano una dolce melodia natalizia. Si tolgono i giacconi e li faccio sedere nel salone. Vado a preparare per loro due caffè e ritorno con il vassoio. Mi sorridono silenziosi con occhi bellissimi, la loro presenza mi regala una infinita pace, nella mia casa entra una profonda intima sensazione di pace e serenità. I loro due volti sono accesi di luce, una luce particolare e sento una profonda felicità nell’offrire loro il caffè e mi dico: “Cosa mi sta succedendo, mai avevo provato qualcosa del genere, in pochi minuti senza dire nulla con il loro silenzio portano pace? Ma chi sono? Che bello averli incontrati… penso così senza neppure sapere chi siano. Inizio con convenevoli il mio discorso: “Benvenuti, una grande sorpresa, all’improvviso due meravigliose persone come voi in casa e dopo un viaggio tanto lungo. Avete viaggiato bene?” La giovane signora si fa seria e mi dice: “In verità veniamo da molto più lontano del Messico e siamo qui per te…” Mi sembra indiscreto domandare la loro provenienza e allora cambio argomento “Bene, sono contento, ma sono curioso di sapere chi vi ha dato il mio indirizzo!” Il giovane uomo risponde: “ Sono due persone diverse ad averci dato il tuo indirizzo. A me lo ha dato Dulce Maria” “Dulce Maria ti conosce?” “Molto bene don gigi, più di quanto credi” e subito la signora aggiunge: “Ed a me lo ha dato Emiliano!” “Emiliano? Il nipote di Arminda che ha 11 anni?” rispondo io. “Sì don gigi ed è lui che mi ha chiesto di venire da te.” La testa mi sembra esplodere, forse sto sognando? Dulce ed Emiliano mi ricordano subito due enormi epiche storie di sofferenza Dulce infatti è la vedova di Felix ucciso dai narcos ed Emiliano è figlio di Violeta, a lui invece i narcos hanno ammazzato la madre Violeta e la sorellina davanti ai suoi occhi ed ha in un braccio la cicatrice di un proiettile che lo ha trapassato. Stiamo parlando in spagnolo. Dunque facciamo il punto Dulce ed Emiliano inviano a casa mia un uomo ed una donna, non mi avvisano e mi chiedo ma è un sogno, è realtà oppure una fiaba di natale? La ragazza mi guarda fisso negli occhi e allora chiedo: “ Mi dite il motivo per il quale siete qui?” L’uomo risponde con un gesto prendendomi la mano sinistra ed indicando l’anello di acciaio inossidabile: “Siamo qui per questo anello” e la ragazza aggiunge: “Quell’anello ti va un po’ stretto e per metterlo hanno dovuto fare una terribile fatica, l’anello non ha un grande valore ma è molto difficile lavorarlo, 3 ore di forti colpi di martello hanno reso possibile che tu lo potessi mettere.” Rimango stupito ma credo che Emiliano abbia raccontato a lei la storia “Si è vero apparteneva alla mamma di Emiliano, Violeta e lei aveva le dita molto più piccole ed affilate, ma almeno sono sicuro di non perderlo!” Dico con un po’ di nostalgia… “Nuotando nell’Oceano indiano” Aggiunge prontamente l’uomo. Cavolo Dulce ha raccontato a questo suo amico o parente come mi si è sfilato l’anello nuotando nell’Oceano! “Anche quell’anello di oro lo hanno dovuto allargare, vero?” Lo guardo e dopo una pausa di silenzio dico lentamente: “Felix aveva le dita più sottili delle mie, ed anche per il suo anello abbiamo dovuto allargarlo, ma quella volta è stato più semplice perché l’oro si lavora più semplicemente dell’acciaio e purtroppo era un po’ largo e mi si è sfilato proprio nell’ultimo viaggio in Africa… I bambini me ne hanno regalato uno di ematite, ma l’anello pur bellissimo era molto fragile come lo sono loro tutti dieci malati di AIDS. I due sconosciuti sorridono buoni e la donna mi dice: “Sappiamo bene che ti è dispiaciuto di perdere l’anello di Felix, ed anche quello dei bambini, ma proprio per questo siamo venuti a trovarti. Per raccontarti il perché di questi anelli… e per farlo ti dobbiamo raccontare chi siamo, anche se ti crederanno un pazzo, oppure al termine della nostra visita penserai ad un sogno od ad una bella fiaba natalizia. Ti vorrei parlare di Emiliano!” L’uomo aggiunge prontamente, cerca di mettere tutta la tua attenzione e poi appena ce ne andremo metti per scritto quello che lei ed io ti diremo, ok?” Da quando i due sono entrati in casa io mi sento benissimo e non so perché mi sembra di essere come Pietro sul Monte Tabor, non mi sembrano due persone umane, come Gesù sul Tabor aveva una luce particolare così loro, e come Pietro a Gesù sul Tabor dico a loro: “Ma che bello stare qui con voi, non potete andare a dormire in albergo, qui con Blanca possiamo fare per voi due posti letto… sto troppo bene con voi rimanete qui fino a capodanno!” L’uomo scoppia a ridere divertito e mi dice: “Tu non ti rendi conto di cosa stai domandando…” La giovane sconosciuta mi dice ti voglio raccontare bene la storia del tuo anello di oro perso in Africa, ok?” Sono come ipnotizzato dalla loro angelica presenza. “Raccontami bene, prendo dei fogli per scrivere e non dimenticare”. Mi sembra di essere in Messico, Africa, Colombia, Vietnam, Gaza, Iraq, oppure Kenya, quando scrivo le storie dei nostri volti di speranza. E lei con una voce dolcissima inizia a parlare: “Felix, il marito di Dulce era un officiale di polizia, uno di quelli non corrotti, appassionato del suo lavoro che vedeva come vocazione. Sempre teneva al dito l’anello di oro, tanto prezioso perché ricordava la sua famiglia. Lunedì 28 maggio 2018, Felix ed i suoi uomini sono stati informati che avrebbero eseguito un’operazione di alta pericolosità nella città di Tlapa, che si trova vicino alla città di San Luis Acatlan. Dovevano recarsi là per arrestare pericolosi delinquenti. In quella notte, alle ore 23, cinque convogli con quaranta poliziotti sono usciti verso l’obiettivo della loro azione, arrivando a destinazione dopo circa sei ore di viaggio alle ore 5 del mattino di martedì 29 maggio. Prima di entrare in città gli uomini si dividono in due gruppi pronti a entrare in azione. Il primo gruppo è guidato dal comandante Wenceslao e l’altro è comandato da Felix Suástegui”. Lo sconosciuto guarda intensamente alla giovane donna e sembra approvare in cuor suo quanto dice. E lei continua: “Gli agenti Hanno in mano i mandati di arresto per diversi criminali ma, mentre entrano nella città percorrendo la strada Caritino Maldonado, dall’ingresso di una casa inizia una sparatoria contro il convoglio. I poliziotti scendono dai furgoni per proteggersi e iniziano a contrastare la forte offensiva dei delinquenti che li stanno aggredendo. Durante il furioso scontro a fuoco, i poliziotti si rendono conto che il comandante Wenceslao, colpito al volto durante lo scontro a fuoco, è rimasto a terra esanime. Prontamente gli agenti, ben addestrati, rispondo al fuoco e ammazzano un delinquente. Nel frattempo un altro malvivente esce dalla casa e impugna il fucile da caccia che era nelle mani dell’ucciso e apre il fuoco rientrando nella casa per proteggersi. Felix assume il comando dell’intera operazione e ordina ai suoi uomini di circondare la casa schierandosi lungo la recinzione perimetrale, a una distanza di circa cento metri, con lo scopo di impedire ogni via di fuga ai delinquenti. Felix è saldamente al comando e dirige le operazioni. Questo fatto cattura l’attenzione del delinquente che era uscito a prendere l’arma del suo complice ammazzato. Scortato da altri due uomini armati con fucili a canne mozze esce verso Felix e, in tre, iniziano a sparare contro Felix colpendolo alla testa. Lui stramazza a terra. I tre delinquenti, visto il grande numero di agenti di polizia che devono fronteggiare si rendono conto che sarebbero stati uccisi e, alle forti grida degli agenti che intimano loro di gettare le armi, si arrendono. Gli agenti si dividono in due gruppi, uno per soccorrere i due feriti e l’altro per mettere in sicurezza i tre malviventi ammanettandoli. Si rendono subito conto che Wenceslao è morto sul colpo mentre Felix, è ancora in vita. Lo portano subito al vicino ospedale per le prime cure e poi, nelle ore successive, lo trasferiscono, in elicottero, in un grande ospedale di Acapulco… ma il 6 giugno 2018 muore con l’anello di oro che tu portavi al dito ed hai perso nell’Oceano Indiano!” “Scende il silenzio nella mia casa piena di Natale Lentamente la donna si alza e scosta i capelli dello sconosciuto e mostra una cicatrice provocata da arma da fuoco. Quella cicatrice è straordinaria e nella mia testa mi sembra di ammirare le ferite dei chiodi in Gesù Risorto. Ferite che ricordano l’orrenda morte ma che parlano di Vita e Risurrezione. Quella cicatrice è una cicatrice straordinaria che mi regala gioia immensa, come Tommaso metto il dito sulla cicatrice e regalo una carezza dolcissima a quel segno di morte che regala Vita e Vita piena, quella che vivono i risorti in Gesù. Lui sorride ed io lo abbraccio forte, forte ed esclamo: “Ma tu sei Felix, Felix forse sogno, forse è una fiaba ma mi regali una gioia immensa!” L’uomo con un gran sorriso mi dice: “Sono venuto a dirti che non ti devi preoccupare se hai smarrito il mio prezioso anello di oro, sono qui per parlarti di questo anello.” E con forza toglie l’anello dal mio dito e lo pone nelle mani della ragazza che lo guarda con profonda intensità!” Felix continua e mi dice: “Ti voglio ora parlare dell’anello di acciaio che oggi porti! E con una voce sicura continua: “Violeta si era sposata con Apolinar: erano poveri ma felici. Apolinar – continua Felix – era un uomo buono, … faceva il venditore ambulante, e lui e Violeta vivevano nella colonia La Quebradora. All’alba di una triste mattina, alcuni uomini sfondarono la porta, padre, ed entrarono in casa. Apolinar cerca di difendere la moglie ed i due figli e lotta come un leone, ma viene preso. Lo massacrano di botte, poi legano a una sedia Violeta, Fernanda e Diego e se ne vanno – sequestrando Apolinar. Dopo parecchie ore di urla estenuanti, finalmente Violeta, Fernanda e Diego vengono liberati dai vicini con la brutta notizia dell’uccisione del marito. Violeta chiama sua madre Arminda: ‘Mamma, hanno ritrovato il corpo di Apolinar: lo hanno finito con tre colpi di pistola! Vieni subito!’. Felix continua a raccontare: “Dopo la morte di Apolinar, muore Diego, il secondogenito di Violetta, di morte naturale: la catena di morte continua. Rimasta sola, nel marzo del 2013 nasce Emiliano, da una relazione. Era il 25 marzo 2018, Emiliano aveva da poco compiuto cinque anni. Violeta rientrava a casa in macchina: davanti sedevano lei e la figlia Fernanda di 15 anni, dietro a Violeta era seduto Emiliano, che guardava fuori dal finestrino. Un’auto si affianca, vuole sorpassare. Nel sorpasso si accosta e dalla macchina parte una raffica di colpi, Emiliano sente un dolore fortissimo al braccio sinistro mentre la macchina inchioda perché l’altra macchina, dopo averli sorpassati, blocca la strada. Emiliano ha un dolore forte nel braccio…Padre, la pallottola è entrata e uscita dal braccio e fortunatamente non ha provocato lesioni irreversibili e il bambino oggi non ne riporta conseguenze fisiche”. Ma forse le pallottole più brutte per Emiliano sono state le morti che ci sono state dopo… Felix prosegue: “La figlia scende dalla macchina e domanda: ‘Perché ci avete sparato? Cosa vi abbiamo fatto?’. La risposta è tragica e senza parole: tre colpi di pistola abbattono Violeta che teneva al dito proprio questo anello di acciao inossidabile che oggi tu porti. La donna stramazza a terra sotto gli occhi di Emiliano e Fernanda. Ora è la volta della dolcissima Fernanda che aveva solo 15 anni, don Gigi! La ragazzina scende dalla macchina e chiede agli assassini: “Ma perché fate questo?”. La risposta è ancora freddo silenzio e tre proiettili infuocati che uccidono Fernanda sotto gli occhi di Emiliano! I sicari se ne vanno, lasciando a terra due cadaveri e un bimbo di otto anni ferito, con la morte della mamma e della sorellina negli occhi”. Mentre Felix termina il suo triste racconto con estrema delicatezza e purezza angelica scosta i lunghi capelli di Violeta e sul cranio nota una cicatrice di arma da fuoco, poi Felix mostra sul collo una nuova ferita di arma da fuoco e poi con un gesto simbolico indica il torace dicendo: “queste sono tre cicatrici di arma da fuoco!” Mi alzo con le lacrime agli occhi e ripeto lentamente e con molta venerazione il gesto del bacio sacro: bacio la testa, il collo ed il torace e poi con grande forza abbraccio la donna e dico: “Violeta, davvero sono commosso, come è possibile oggi due angeli a casa mia?” MI interrogo se sia un sogno, se sia reale, se sia un fiaba: non importa loro sono qui con me e mi mostrano i segni delle loro due “passioni” loro sono risorti e mi danno una grande pace! Violeta si alza, viene da me e mi dice: “Sono fiera che Emiliano ti abbia messo al dito questo anello di acciaio. Devi dire a lui che ogni giorno veglio su di lui e devi dire a Dulce ed ai figli che Felix veglia su di loro e riguardo all’anello anche se non è di oro è di acciaio inossidabile! Ricordalo sempre” Felix non ha perso il carattere che aveva prima della morte e mi dice: “Sai che l’oro fonde a 1063 gradi, ma per fondere l’acciaio inossidabile ci vogliono 1435 gradi: sono 400 gradi in più, capito?!” Violeta e Felix continuano a raccontare, ma io rimango a bocca aperta… non so se quanto sto scrivendo ora che mi leggi sia reale o una invenzione per farti capire il senso più profondo di questa vicenda di anelli. Violeta in modo solenne mi pone l’anello al dito e Felix continua: “Non darti pena per l’anello mio che hai perso nell’Oceano: sono felice che quella terra e quel mare conservi il mio ricordo e poi Dulce porta al dito l’altro anello di oro che regalerà a mio figlio Josè Antonio il giorno della ordinazione sacerdotale. Vero don gigi?” Con commozione rispondo di si e che cercherò di fare del tutto per essere presente al sacro rito… Guardo all’orologio, si è fatto tardi sono le 17 e devo celebrare la Messa a Cenate Sopra. Dica loro… sentite devo andare a Cenate Sopra per la Messa mi accompagnate? Violeta mi dice: “Siamo venuti per questo, non ti preoccupare ci adattiamo alla tua scassata cinquecento” Scoppio a ridere ci vestiamo e andiamo in macchina Felix è seduto davanti e Violeta dietro… stranamente il traffico si scioglie davanti a noi e Felix mi dice: “Ad Acapulco con Dulce, Daniel e Felix in macchina recitate il rosario vero? Perché non lo recitiamo ora?” “Naturalmente – aggiunge Violeta – alla Madonna di Guadalupe!” In cuor mio penso: non è che la Morenita c’entri qualche cosa con questa giornata meravigliosa? Arriviamo alla chiesa, prima della Messa dico a loro: “Naturalmente restate con me in questa sera. Dopo la Messa andiamo a cena ok il giorno ormai è tramontato! Felix e Violeta si siedono nel primo banco. Guardo ai loro volti seguono con intensità la celebrazione ed al momento della consacrazione il loro aspetto diventa pieno di luce. Si accostano per riceve la comunione: “Violeta: è il Corpo di Cristo!” Le do una carezza e Lei lasciandomi il cuore pieno di gioia scompare dalla mia vista. “Felix è il Corpo di Cristo” Do a Lui una carezza ed anche Lui lasciandomi il cuore pieno di pace scompare dalla mia vista… Ho fatto il rientro in auto a Bergamo cantando alla vita, celebrando la Risurrezione, e appena giunto ho messo per scritto gli appunti presi a penna. Ed ora questa bella fiaba di Natale giunge a voi, una fiaba che poi fiaba non è perché io credo che Felix e Violeta sono vivi e proteggono i loro cari, tra i quali mi ci metto anche io…e quando guardo l’anello di acciaio inossidabile che a fatica esce dal mio dito mi rendo conto di quanto sia difficile e duro trasformare l’oro dei Palazzi Vaticani nell’acciaio inossidabile di questa nuova vita, meno preziosa ma sicuramente più temprata di quella di prima. E sono sicuro che il Cardinale Martini mi direbbe che il Vangelo non è un libro di oro, ma di acciaio inossidabile… ed allora sono contento e ringrazio Dio della mia nuova vita che ha reso da oro in acciaio inossidabile.