Ecco il n. 50 della collana #VoltiDiSperanza: Hector
Il duello fra morte e vita
Presentazione di Mons. Lino Casati, Canonico Penitenziere Cattedrale di Bergamo
Leggere le storie di vita raccontate da don Gigi non è un’impresa facile ma allo stesso tempo è sempre fonte di sorprese. Non certo perché siano scritte in modo ostico o narrino vicende complicate e faticose da seguire. Esse sono piuttosto una testimonianza scioccante e cruda del male, di ciò che l’uomo può compiere contro il proprio fratello. E tuttavia esse sono anche il sorprendente esempio di come nel più profondo baratro della violenza e dell’offesa alla dignità della persona possano fiorire segni di umanità attenta e generosa. Infatti queste storie di vita, cariche di morte e allo stesso tempo di speranza, sono uno scrigno di incontri reali, di esperienze di condivisione intensa da parte di don Gigi con i protagonisti qui raccontati e che si raccontano. Anche in questo libretto che nasce dal viaggio in Messico, l’incontro con Melanie (la moglie di Hector barbaramente ucciso dai narcos) e con Maritza (la mamma di Hector privata anche di un altro figlio, morto tragicamente) è la fonte del vissuto narrato.
E’ significativo poi che la storia di Hector sia incorniciata, per così dire, in episodi di altre violenze mortali e di testimonianze di persone direttamente colpite da queste vicende, come a dire che qui la morte violenta regna sovrana. E invece la morte non regna sovrana, perché non solo nel racconto si rivivono con dolcezza i legami più intensi e coinvolgenti (come nella storia di Melanie e di Hector, e anche in altre storie) ma soprattutto perché intorno a queste storie si intrecciano attenzione, cura e, per quanto possibile fra gli umani, condivisione di una sofferenza grande che segna il cuore. Per un cristiano tutto questo significa il coraggio di prendere su di sé la carne di Cristo, come don Gigi sottolinea evocando un’espressione ripetuta da papa Francesco, che sono i poveri, oggetto di prepotenza e di ingiustizia. E’ come se quel patto d’amore fra il Dio che Gesù ci ha rivelato e l’umanità che si procura continuamente ferite mortali trovasse qui una sua espressione tenace e incoraggiante. Sì, perché di fronte a queste morti violente solo una Speranza “che non delude” perché nata da una morte violenta sulla croce del Calvario può essere tenace e non smarrirsi di fronte alle tragedie dando così speranza a chi rimane e aiutandolo a credere che segni di umanità e di fraternità sono ancora possibili. Non è strano poi che don Gigi attraverso il racconto della storia degli anelli delle persone uccise (gli “anelli del Signore” come egli dice in una sua recentissima pubblicazione) voglia evidenziare come nelle vicende più violentemente tristi, e pur tuttavia cariche di umanità e di vicinanza, si nascondano la forza di un legame e il desiderio tenace di portare su di sé e nel proprio corpo i “patimenti di Cristo”. Anche questa storia, che con linguaggio accattivante qui viene raccontata nell’intreccio delle persone e delle vicende incontrate, rappresenta con passione il duello fra la morte e la vita nel quale la forza dell’ Amore non si spezza.