CORRIERE DELLA SERA DI VENERDI’ 8 NOVEMBRE 2024 RECENSISCE IL NOSTRO LIBRO
UNA TESTARDA VOLONTA’ DI PORTARE GRATUITA’
Presentazione di S.E. Mons. Carlo Mazza, Vescovo Emerito di Fidenza
Disporre con parole pertinenti un’introduzione al libretto Agnes #VoltiDiSperanza n.49 di don Gigi non è affatto semplice. Già a considerare il titolo tematico “Se vuoi essere il primo corri da solo. Se vuoi andare lontano cammina insieme”, si rischia molto, o per eccesso o per difetto anche perché don Gigi non consente mezze misure.
Il presente testo Agnes si compone di sei riquadri di diversi contenuti e di differenti stili letterari. Tra l’altro, per distinguersi dagli altri Report, due sono scritti da due donne egregie (Valentina Alazraki, giornalista TV accreditata in Vaticano, e Maria Blanca Casillas Sillo, Membro dell’Associazione Amici di Santina Zucchelli) e quattro da don Gigi.
Come siamo soliti inebriarci dalla scrittura comunicativa di don Gigi, si tratta di reportage originalissimi e leggibilissimi, come fossero in presa diretta rispetto ai fatti raccontati, assimilabili al genere diaristico che spaziano dall’esterno all’interno dell’anima del protagonista narratore il quale, va detto, si compiace dell’accadere dei vari episodi e dello scrivere informandoci dei medesimi.
Di volta in volta, come sfogliando le pagine di un avvincente romanzo, appaiono figure che entrano in scena in ambienti di povertà assoluta. Anzi, verrebbe da chiosare, più le povertà, di qualsiasi genere, incalzano, più le emozioni crescono a mille Watt e don Gigi si rivela espertissimo a caricare il moto di sensazioni, umori, indignazioni, suppliche e…guarigioni fisiche e spirituali. E’ il bello della diretta!
Stavolta si viene condotti per mano, passo dopo passo, nel “Viaggio di solidarietà in Kenya”, attraversando villaggi desolati e miserandi, lande sconfinate con sole a picco, su strade polverose e viottoli impossibili, dove sopravvivono uomini e donne, vecchi e bambini, in situazioni estreme che solo Dio sa che esistono e dunque provvedere.
Si mostrano dunque storie di bisogni di ogni genere, come generati da miserie al di là di ogni eventuale immaginazione. E allora come non commuoversi e non piangere? Come non abbracciare e consolare? Come voltarsi dall’altra parte facendo finta di non aver visto? Come non indignarsi e sentirsi comunque impotenti? Eppure non tutto sembra perduto. Don Gigi, con l’aiuto dei suoi insuperabili accompagnatori, evidenzia i mille volti che sbucano dalle capanne che appaiono illuminanti da sprazzi di luce e di speranza.
Com’è nel suo inconfondibile stile, davvero “missionario”, Don Gigi non molla, tiene salda la visione e la missione e persegue tenacemente gli obiettivi che l’“Associazione Santina” si è data. Ciò che colpisce comunque e sempre, tra soprese e novità di percorso e qualche considerazione a margine per chi legge e intende essere coinvolto concretamente,
è la testarda volontà di portare la bellezza della gratuità di una presenza che si qualifica come “dono” e che crea un soffio di vita promettente in quanto riferita a Dio stesso.
Va osservato, tra parentesi, che lo stile letterario di don Gigi ruba il cuore e la mente. Ma non è fine a se stesso. In realtà lo strumento linguistico si associa perfettamente a ciò che egli racconta, osserva, agisce in prima persona, perciò rende il racconto talmente accattivante e immediato che il lettore partecipa e condivide tenendo a memoria i fatti, gli incontri, i colloqui come se lui stesso divenisse attore e co-protagonista, realizzando una specie di full immersion pervasiva e memorabile.
Pertanto non è il caso che mi soffermi sui singoli quadri per individuarne le peculiarità e, in taluni episodi, la drammatica condizione umana, lasciando al buon lettore di godersi fino in fondo lo stupore, la meraviglia, l’indignazione e il desiderio insopprimibile di farsene carico.
D’altra parte valgono a guida i bellissimi contributi delle due donne succitate, Valentina e Blanca. A loro onore, cito a proposito la loro finezza di intuizione e di descrizione che basta a farci assaporare l’unicità di un’evocazione che strappa non solo lacrime e abbracci ma la voglia di esserci e di condividere una condizione di vita che rasenta lo scandalo per le evidenti ingiustizie e le perduranti precarietà di situazioni esistenziali.
Don Gigi, con coraggio e sapienza evangelica, ci sprona, sotto la sferza morbida e gentile del missionario cresciuto all’ombra della cupola di san Pietro, ad uscire dai luoghi comuni della pia compassione verso milioni di fratelli e sorelle che vivono nei sotterranei della storia come schiavi di culture e politiche dominanti, per imbarcarci con lui in una solidarietà effettiva, costosa e liberante, in nome e in forza del capitolo 25 di Matteo.
+ Carlo Mazza, vescovo emerito di Fidenza