#VoltiDiSperanza

BEATRICE – N.39 IL LIBRO GRATUITAMENTE


 

Qui trovate il nuovo Instant Book “Beatrice” della collana #VoltiDiSperanza

TRACCE DI BENE
di Vincenzo Corrado
Direttore Ufficio Naz. Comunicazioni Sociali – CEI
Giornalista professionista

C’è sempre qualcosa di dantesco nei racconti di don Gigi Ginami sui suoi viaggi di solidarietà per la Fondazione Santina. In questo libretto, in particolare, il riferimento a Dante viene quasi naturale per il nome della persona cui è dedicato: Beatrice. È lei il volto di speranza e nel suo viso, solcato chissà da quante lacrime, è riflessa la luce di una bellezza che nessuna cicatrice può turbare. Come non pensare, allora, ai versi così famosi del capitolo XXVI della Vita Nova?
“Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia, quand’ella altrui saluta, ch’ogne lingua devèn, tremando, muta, e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare, benignamente e d’umiltà vestuta, e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare. Mostrasi sì piacente a chi la mira che dà per li occhi una dolcezza al core, che ’ntender no la può chi no la prova; e par che de la sua labbia si mova un spirito soave pien d’amore, che va dicendo a l’anima: Sospira”.
Il paragone può sembra azzardato e, probabilmente, tale è se non si percorre il viaggio dell’interiorità. La poesia aiuta a comprendere la densità della vita nelle pieghe della quotidianità. Ecco allora che le parole del Sommo Poeta aiutano a cogliere, nel dettaglio, la generosità e l’altruismo di Beatrice Mutinbi Mutambuki. “È l’esempio – osserva don Gigi – di come persone buone, anche nella povertà si prendono cura degli altri. Non è infatti necessario essere ricchi per aiutare gli altri e i poveri non vogliono i nostri soldi, vogliono semplicemente il nostro cuore; e Beatrice il suo cuore l’ha dato all’anziana Agnes”. È qui che il racconto, da semplice resoconto del viaggio, diventa invito all’incontro, lode alla testimonianza, ispirazione per l’imitazione. I versi di Dante, seppur in un contesto diverso, esortano a non fermarsi mai alla superficie ma ad andare sempre in profondità. È lì che viene trasmessa, tramite gli occhi, una dolcezza al cuore.
Beatrice, ferita tante volte dalla forza bruta del marito, abbandonata dopo venti anni di matrimonio, è gioia per i 5 figli e i 10 nipoti e, allo stesso modo, per l’anziana Agnes, salvata da un linciaggio e accolta a casa sua come una madre. Come non provare un senso d’invidia per la mistica di questo incontro? Una vera e propria provocazione ad abbandonare le proprie certezze per imboccare i sentieri indicati dall’Amore. Una domanda accompagna la lettura di queste pagine: da dove viene la forza per andare avanti nonostante tutto, fino a diventare punto di riferimento per chi vive nella tua stessa condizione di povertà? La risposta arriva direttamente da Beatrice:
“Ogni mattina, proprio quando in questo villaggio di pastori e contadini somali la gente si sveglia al richiamo del muezzin che ricorda a tutti l’importanza della preghiera, io smetto di pregare: in verità sono sveglia dalle tre e mezza e il povero muezzin a me invece ricorda che più importante della preghiera è il tempo della carità, ma io non posso esercitare la carità se non ho forza in Dio. Ecco cosa mi dà la forza di aiutare Agnes: la preghiera”. La preghiera è sorgente di carità e questa trova nella lode a Dio la linfa. È una circolarità prorompente, a tal punto da assorbire ogni singola particella del proprio corpo. Ed ecco che la bellezza prende forma. E i versi di Dante risuonano in luoghi sconosciuti, con la loro forza poetica e descrittiva. “…e li occhi no l’ardiscon di guardare”.
Davvero, dinanzi a storie come quella di Beatrice, c’è da restare in silenzio, tremanti, e abbassare lo sguardo, perché gli occhi non hanno il coraggio di guardarla. Una bellezza che supera i canoni concentrati solo sull’esteriorità, ma che dà forma all’anima, trasfigurando ogni sofferenza. Ogni viaggio di solidarietà della Fondazione Santina sembra dunque un percorso obbligato nei gironi danteschi. La coscienza di chi legge viene guidata a un esame interiore con una tensione spirituale a scorgere in ogni protagonista il volto concreto della speranza. Questa serialità – il libretto è il n. 39 – dice anche di una continuità di bene in un mondo distratto: piccoli gesti quotidiani possono accendere tante luci di solidarietà. “Il bene – afferma Papa Francesco – tende sempre a comunicarsi. Ogni esperienza autentica di verità e di bellezza cerca per sé stessa la sua espansione, e ogni persona che viva una profonda liberazione acquisisce maggiore sensibilità davanti alle necessità degli altri. Comunicandolo, il bene attecchisce e si sviluppa. Per questo, chi desidera vivere con dignità e pienezza non ha altra strada che riconoscere l’altro e cercare il suo bene” (Evangelii Gaudium, 9).
Questo libretto è un grande contributo a comunicare il bene ricevuto e ridonato. Il corpo di Beatrice, per tanti anni tumefatto dalla violenza, è oggi redento dalla Bellezza. Che meraviglia saper scorgere tracce di bene nelle periferie del mondo! È proprio vero, come dice don Gigi: le persone buone anche nella povertà si prendono cura degli altri.