IL MURAL DI LA LAJA
report 54/2Nel tempo della pandemia e della guerra di Putin in Ucraina, non è facile né a Bergamo, né in Italia e tantomeno nel mondo parlare di carità. I soldi non ci sono e le famiglie necessitano di tutto e così la speranza viene meno e le famiglie si chiudono in sé stesse. Credo che il tempo di crisi decida molto il volto della carità di ciascuno di noi. Carità, infatti, non è donare il superfluo, ma il necessario. Scrivo da un meraviglioso quanto caldo terrazzo affacciato sull’oceano e penso a domenica scorsa quando al mercato una donna che era venuta a Messa si avvicina con una sua amica, mi saluta e poi con gesto studiato mi stringe a lungo la mano e mi dice, quasi sottovoce: “Tienili, tu li usi bene padre Luis Clemente” – come mi chiamano qui. Per educazione, non guardo cosa sia e metto in tasca il quadratino di carta piegato. La donna si allontana tra la gente e il mercato mi inghiotte con i suoi colori, le sue voci e i suoi odori. Fa molto caldo, ci avviciniamo a 37 gradi. Esco dal mercato per una strada laterale e mi trovo davanti al nostro grande murale: Juan Carlos, l’artista urbano, sta lavorando alacremente perché per i miei parametri europei è un po’ in ritardo sui tempi. Parlo di parametri europei perché quelli dei messicani e degli artisti… si trovano in una dimensione differente! Tiro fuori dalla tasca dei pantaloni il quadratino di carta che ci avevo infilato al mercato: è una banconota, la svolgo dalla sua piega e mi trovo davanti una banconota da 100 pesos, più o meno 5 euro. Mi fermo, mi vengono i brividi, bacio la banconota e decido di metterla nel mio Vangelo: questi sono i soldi della vedova del Vangelo. Conosco quella donna, si chiama Sonia e vive nella povertà e oltretutto pure in Messico tira aria di crisi! Come un flash mi tornano alla mente la banconota da 200 scellini della vecchia in Kenya o i 50 soles di un povero a Puerto Maldonado in Perù. Vivono tutti e tre in miseria, sono tre banconote povere che vengono da Kenya, Perù e Messico.Questa banconota per me è davvero una carica atomica a fare il bene… Sonia si fida, tutti e tre si fidano eppure io non posso spendere il mio tesoro, ma devo metterlo al sicuro nella banca che è il mio vecchio Vangelo. Se anche tutti i pochi soldi che abbiamo per le nostre opere di carità finissero, io ne avrò per sempre. Circa quindici magici euro con i quali realizzare meraviglie! Suona il telefono: è il vescovo Leopoldo. Ci salutiamo e ci diamo appuntamento per un saluto oggi, ma non resisto e al caro amico dico: “Eccellenza, sono commosso, alcuni minuti fa qui vicino al murale Sonia di La Laja nella sua povertà mi ha messo in mano 100 pesos: non le nascondo che ho le lacrime agli occhi!”. Anche l’arcivescovo è sorpreso e allora gli racconto del Kenya e del Perù… e inizia un discorso dal grande sapore evangelico: “Padre Luis Clemente, quello che mi racconti di Sonia, ma anche di quanto accaduto in Perù e in Kenya, ti indica che sei sulla strada giusta. Vedi, quando i poveri, coloro che sono nella miseria più nera si privano del necessario – non del superfluo – questo significa che credono in te, e se credono in te vuol dire che quello che fai conquista la loro fiducia, e conquistare la fiducia di un povero non è semplice, ma è una grande cosa e tu ora hai una enorme responsabilità: sprecare 100 pesos di Sonia è un peccato mortale perché i suoi 100 pesos valgono molto, ma molto più dei soldi di un ricco che nella sua bontà ti donasse 100.000 euro. Con la differenza che il ricco ti dona il superfluo mentre il povero ti dona il necessario per la sua vita! Con quei 100 pesos farai cose meravigliose, perché hanno un significato enorme! Hanno dentro la potenza esplosiva del Vangelo. Da parte mia cosa posso dirti? Ti dico una sola parola: bravo, continua così; certo, non diventerai ricco ma farai cose meravigliose per i poveri e per la Chiesa. Per quanto mi riguarda, ti aspetto domani alle 2 del pomeriggio”. Le parole del vescovo Leopoldo mi rincuorano ulteriormente: ripongo con cura la banconota in tasca e mi avvicino al grande murale che il nostro Juan Carlos sta facendo con cura.
In Messico la cultura del murale in realtà è uno specchio del Messico popolare, della gente comune, e i murales sono meravigliosi nei loro colori. Guardando questi dipinti enormi si viene come catturati da un vortice di colori e di sensazioni e i muralisti come Juan Carlos sono realmente degli artisti urbani. Le grandi pareti di edifici, di case, di strutture vengono tutte dipinte quasi all’ eccesso, ma hanno il potere di suggestionare in modo profondo la gente semplice. Sì, i murales regalano suggestioni attraverso immagini grandi e studiate e la gente ricorda poi anche a distanza di giorni di avere visto quella grande immagine. Mi ricordo la prima volta che arrivai nel Guerrero, la grande emozione nel vedere un intero edificio colorato in modo così realista da inghiottirmi nella scena del murale stesso. Rimasi lì, con gli occhi spalancati – ed oggi, a distanza ormai di molti anni, ricordo ancora la mia emozione. Qui ad Acapulco, in passato abbiamo realizzato un memoriale per le vittime della violenza a livello diocesano. Il costo era molto elevato e così abbiamo realizzato un luogo di preghiera in una parrocchia. Ma il mio cuore non era ancora soddisfatto, mi tornava sempre davanti agli occhi quel primo murale visto anni prima: io volevo qualcosa di simile! Parlando con Magda abbiamo cominciato a pensare a un murale vero e proprio nella nostra colonia di La Laja. Ma per capire il murale si deve sapere prima cosa sia La Laja.
La Laja è una colonia violenta di Acapulco, e gli omicidi che sono avvenuti e che ancora avvengono nella maggior parte dei casi avvengono su una grande strada sulla quale si affaccia il mercato. Davanti a quel mercato, dall’altra parte della strada c’è un grande muro di contenimento dietro al quale c’è la chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari. Padre Jesús, il vecchio parroco, negli anni precedenti aveva pensato di far dipingere dai giovani della parrocchia un murale contro la violenza; Magda me ne aveva parlato e così lo scorso anno, quando sono arrivato in Messico il progetto si è fatto concreto e il nuovo parroco, padre Hugo, ha chiesto a fondazione Santina di realizzare un murale per la pace. Abbiamo di nuovo parlato, Magda e io, e ho affidato a lei, come responsabile della nostra Fondazione in Messico, la realizzazione del disegno, la ricerca di un artista urbano e la realizzazione dell’opera entro il 20 novembre. In seguito, poi, Magda in verità si è sempre dimostrata molto gelosa in questo progetto e mai mi ha rivelato quello che stava facendo – perché l’avrei uccisa!
Ecco cosa accadde dopo aver parlato al telefono con il vescovo Leopoldo. Magda mi sta aspettando al murale: è molto emozionata e non sa se quello che sto per vedere mi renderà felice o meno – mi conosce bene davvero! “Ciao, padre Luis, Juan Carlos è un po’ in arretrato con il dipinto, ma mi dice che per venerdì tutto sarà finito… ho dovuto risolvere un noioso problema con un intruso che ha occupato con il suo banchetto una parte del muro sul quale stiamo realizzando il murale”. Sono molto curioso di vedere che impressione mi possa fare questo enorme murale. Mi preparo a tutto, ma mai avrei potuto immaginare la forte emozione che avrei provato. Passiamo vicino a un puzzolente cassone della spazzatura dal quale un povero sta estraendo plastica da vendere; mentre tira fuori questa plastica, intravedo vedo nel grande e lordo cassone della spazzatura quello che rimane di un Cristo crocifisso: praticamente non ha più né gambe né mani e la croce dev’essersi persa nell’ immondizia. Mi dimentico di tutto ed tiro fuori quel povero e martoriato crocifisso: sotto le ascelle ha foglie di insalata, dei fagioli sul petto, una tortilla spiaccicata sulla faccia. Puzza, quel crocifisso, puzza terribilmente ed è sporco: i fagioli sono marci e l’odore che emanano è terribile. Un poveraccio che sta rovistando nella spazzatura alla ricerca di qualche avanzo di cibo mi offre un pezzo del suo giornale, e così lo pulisco come meglio posso. Me lo stringo al cuore, il ricordo come un flash va a mia madre che più di 50 anni fa aveva a sua volta tirato fuori un crocifisso dalla spazzatura… E penso: “Almeno in questo le assomiglio! Grazie, mamma”. Stringo con delicatezza il crocifisso al cuore e mentre mi giro, ecco davanti ai miei occhi il murale e … faccio fatica a comprendere. Aguzzo la vista: eccola, lei mi guarda sorridente come quando era in vita ed era disabile: un bellissimo volto della nostra Santina appare sulla parte sinistra alta del murale. E’ mia madre quella che sorride, e sorride ai disperati della strada, quella strada così tante volte macchiata e lavata dal sangue! Guardo Magda con il mio povero, puzzolente crocifisso stretto al cuore… Magda sorride: “Ti piace, tua madre Santina? Ho scelto bene?” – “Magda, è una meraviglia, l’artista l’ha disegnata davvero bene, è proprio lei che sorride – e quanto è grande!”. Magda orgogliosa inizia a spiegarmi il murale in ogni dettaglio: “Ora ti spiego bene tutto, don Gigi. Al centro della parte superiore del murale vedi una grande e bellissima colomba bianca, per tutti è intuitivo vederci la colomba della pace, ma per noi cattolici il significato più profondo è quello dello Spirito Santo: solo lui ci dona la pace vera. Ma lo Spirito Santo è anche il fondamento della chiesa della nostra parrocchia che si esiste grazie proprio al terrapieno di questo muro che fa parte della parrocchia”.
Rimango a bocca aperta e guardo con ammirazione la buona Magda… nel frattempo ci raggiunge Juan Carlos il muralista, un giovane artista di strada: “Ciao, padre, ti piace il mio lavoro? Ci sto mettendo tanta passione…”. Si asciuga il sudore perché fa davvero caldo, il sole batte forte forte. Juan Carlos ha un’aria davvero strampalata, tutto sporco dei colori spray con i quali lavora – mi viene da pensare che anche i suoi polmoni siano colorati, perché lavora rigorosamente senza mascherina… Qui siamo in una zona violenta, non nel Messico dei vacanzieri, ma nel Messico dei cartelli della droga che si ammazzano e spesso si confrontano ferocemente proprio in questa strada. Juan Carlos guarda incuriosito il crocifisso e Magda spiega dove l’ho trovato: alla base di questo disegno, nella spazzatura della violenza che oggi squarta persone e che proprio squartando persone squarta il Crocifisso di sempre. Continua Juan Carlos a spiegarmi la parte superiore del murale: “Padre Luis, non riconosci la tua piccola Santina del carcere di Las Cruces, la bimba di tre anni? Anche lei ho voluto dipingere perché anche lei è vittima di violenza! Lei ha in mano una bandiera, una bandiera bianca, la bandiera della pace; e vicino a lei c’è Juan Manuel, al quale hanno ucciso il papà; sulla parte destra alta del murale ci sono ancora due persone uccise dalla violenza: vediamo se le riconosci!”. Sono emozionato: dopo aver visto il grande volto sereno di Santina dal Paradiso, ora in paradiso ci trovo il bellissimo volto di Brian, il figlio di Cecilia, ucciso a 16 anni dai Los Kaoris; e il volto di Marco Antonio, il compagno di Sheila. Mi rivolgo a Magda e a Juan Carlos: “Ma che bella questa scelta! Le due vittime della violenza sono state uccise qui… In particolare, la mamma di Brian, Cecilia, e il papà di Marco Antonio, marito di Sheila, lavorano proprio nei negozi davanti alla tua opera d’arte, Juan Carlos!”. Sì, davvero, la sensazione e l’emozione di questo murale si avvicinano e in qualche modo supera quella di anni fa, ma vedere Santina con il suo viso sorridente è davvero una consolazione profonda, è una vera profezia: il suo dolore di dieci anni fa in questo luogo di sofferenza sta curando la sofferenza ed il dolore che esiste in questo luogo violento… inoltre il murale realizza il suo proposito: un murale, infatti, parla solo se è nel contesto che descrive, e Brian e Marco Antonio sono proprio questo contesto! Gli occhi di Magda e dell’artista urbano si riempiono di gioia al mio commento. Ed è Magda che continua a parlare: “Vedi, don Gigi, sotto l’aiuola che divide in due parti il terrapieno del nostro murale sul quale è costruita la parrocchia c’è invece non il paradiso in cui Santina, Brian e Marco Antonio si trovano, ma ci sono i negozi di La Laja: puoi vedere la “ferretteria” (ferramenta), la polleria…”. Al centro della parte bassa vedo infatti il profilo esatto dell’altra parte della strada: è impossibile non vedere La Laja, la “riconosce” anche chi ci passa davanti anche solo per la prima volta, e vede, come in uno specchio, i negozi di La Laja e dai negozi si gira e vede il murale e dal murale si gira verso i negozi e pensa di starci in mezzo: ecco la capacità del murale di assorbire, di mangiare, di inghiottire chi guarda il grande affresco di arte urbana!”. Rimango meravigliato… e la meraviglia è una componente della semplice, colorata, e grande catechesi che il murale offre alla gente semplice, alle massaie che rientrano dal mercato con le borse della spesa piene, oppure dei negozianti che guardando dall’altra parte della strada vedono un pezzo della loro vita – che per alcuni di essi è un pezzo di cuore! Mentre questi pensieri mi passano per la testa, Magda continua la sua spiegazione: “Vedi, don Gigi, al centro del murale trovi il volto di quattro dei nostri ragazzi vittime di violenza, i cui genitori hanno accettato con gioia di vedere lì i propri figli: sono José Antonio, di Aylen, Luz e Liliana. Comprendi che solo chi è del posto capisce che si tratta dei nostri figli, ragazzi veri, che noi conosciamo e che la violenza ha ammazzato, padre, madre o magari fratelli!”. Inghiotto amaro, certo, ora riconosco il loro volto ed il murale continua a catturarmi, non solo gli occhi con i suoi splendidi e grandi colori che brillano alla luce del sole, ma mi cattura il cuore e tutta la mia emozione… Ogni volto mi dice, mi riporta a una storia, a una sofferenza. Ed ogni volto ha la capacità di diventare assoluto, di fare svanire gli altri. È una sensazione diversa dall’ammirare un capolavoro di Frida Kahlo, qui non hai bisogno di spiegare, l’evidenza è un pugno in faccia. Il murale ha capacità di tormentarti, di farti gioire e piangere insieme… Guardo uno per uno quei volti finché Magda mi prende per un braccio e mi mostra la parte sinistra del murale. Do un bacio al mio povero e puzzolente crocifisso e Juan Carlos continua la spiegazione: “Padre Luis, vedi qui a sinistra questi due volti di donna: li riconosci? Sono Cecilia e Sheila!! Le ho dipinte come tua mamma, con grande attenzione ai dettagli: loro sono vive e passeggiano per questa strada e con orgoglio mi hanno dato la loro approvazione: sai, sono donne e sono state esigenti nel rivedere i dettagli dei loro volti. Se Brian e Marco Antonio sono in paradiso, qui in terra ci sono loro, sono vive e il murale lo devi leggere in diagonale: parti dall’alto, da Brian e Marco Antonio, e scendi in diagonale a sinistra: trovi Cecilia, la mamma di Brian, e Sheila, la compagna di Marco Antonio!”. Il muralista ride perché io rimango letteralmente a bocca aperta: sono identiche, bellissime e vivissime ed il murale continua a stregarmi! Non penso più all’insieme, ma penso a Cecilia e al suo dolore, a Sheila e ai suoi tatuaggi che avete conosciuto e che gridano dolore! E non mi sono accorto ancora dell’ultimo volto del murale, perché in realtà è solo disegnato e se non ti avvicini non puoi capire ciò che rappresenta… Magda mi chiede di chiudere gli occhi, mi fa compiere alcuni passi e poi con le mani delicatamente mi gira il collo verso destra: “Apri gli occhi, padre!”. Lentamente apro gli occhi e vedo il disegno: in grandi proporzioni raffigura me con la piccola Santina in braccio. Magda mi chiude la bocca con le mani e mi dice: “Ascolta padre, non ti ho detto nulla di questa parte del murale perché so che mi avresti vietato con tutte le tue forze di raffigurarti ma vedi, non l’ho voluto io, questo, l’ha voluto tutta la gente di La Laja che stiamo aiutando, lo hanno voluto i genitori di questi ragazzi, lo hanno voluto Cecilia e Sheila e lo hanno voluto tutti coloro che sono vittime di violenza e che sono in paradiso! Non rifiutare questa tua raffigurazione e leggi in diagonale il murale in paradiso: nella parte alta del murale c’è Santina, se scendi in diagonale da sinistra a destra, trovi te e Santina piccola; ma non sei tu solo, sono le 200 persone che in Italia fanno parte della tua Associazione: anche loro sono contenti! Accettalo con semplicità…”. Abbraccio forte Magda, nella mano destra tengo il crocifisso puzzolente… piango per la commozione. Magda mi asciuga gli occhi con il pollice destro e mi dice: “E devi dire grazie al tuo e nostro amico, il vescovo Carlo, che ha finanziato questo murale in onore della sorella Adelaide: il murale lo dedicheremo a lei con una bella targa. E ora andiamo, ci aspettano al carcere. E tu, Juan Carlos, fai un bel ritratto di don Gigi”. Lo strampalato artista ci saluta e con la bomboletta del colore in mano risale sull’impalcatura. Magda e io saltiamo in macchina e con il crocifisso puzzolente partiamo per il carcere, lasciando alle nostre spalle il meraviglioso murale dipinto con la vita della gente di La Laja ed anche con la vita dei 200 iscritti alla Associazione Amici di Santina Zucchinelli.
FONDAZIONE SANTINA ONLUS ASSOCIAZIONE AMICI DI SANTINA ZUCCHINELLI 54MO VIAGGIO DI SOLIDARIETA’
Perdonare non significa cambiare il passato, ma il futuro
Messico 9 -23 novembre 2022
Luigi. Incontrare, ascoltare, aiutare. I viaggi di don Gigi Ginami di Nicola Gratteri
Ogni reportage dal campo di don Luigi Ginami è uno scrigno che contiene cose preziose. Le attività benefiche e meritorie della “Fondazione Santina” lo conducono di frequente in zone remote del mondo dove incontra, ascolta e aiuta uomini e donne, spesso bambini, in condizione di estremo bisogno. Gli spaccati di vita che vengono descritti nei suoi libri raccontano con partecipazione, ma anche con estremo realismo, situazioni di povertà, di solitudine, a volte di violenza, che consentono al lettore di fare esperienza diretta delle profonde disparità del mondo. Anche in questo volume, Messico/Arminda, vengono in più pagine raccontate le dinamiche di un’ordinaria violenza quotidiana, a volte priva di senso, che segnano la vita di intere popolazioni. La protagonista di una delle storie narrate, Arminda, ha visto morire in modo violento, apparentemente senza motivo, molti componenti della sua famiglia. Lei, però, non è morta dentro, non chiede vendetta, e accoglie in casa don Luigi “con uno sguardo dolce”, nonostante sia “devastata dalla violenza e dal dolore”. Ciò che colpisce in queste pagine è l’atteggiamento compassionevole della famiglia che, pur in condizioni di bisogno e pur necessitando dell’aiuto della Fondazione, prima di accettare chiede se qualcun altro ne avesse più bisogno di loro, perché nel caso rinuncerebbero.
Credo sia una grande lezione di dignità.In un altro capitolo del volume viene raccontata la celebrazione del battesimo di Santina, una bellissima bimba nata nel carcere di Las Cruces ad Acapulco, dal papà Luís e dalla mamma Damaris, una coppia condannata a una pena detentiva di oltre cinquant’anni. Sono entrambi accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, un reato punito con molta severità in Messico. Don Luigi non è un giudice, ma nel colloquio con la coppia dimostra di sapere quanto grave sia il problema dei trafficanti di clandestini, e come questa attività ogni anno arricchisca la criminalità del luogo. Al tempo stesso descrive la vita di questa coppia e di questa bimba – l’unica che non ha colpa –, all’interno di uno dei penitenziari più violenti del mondo. Così don Luigi ha un’idea illuminante e decide di portare, almeno per una mattinata, la piccola Santina al mare. Nel nostro mondo una gita al mare è un’azione ordinaria, in quel contesto è una vera odissea di permessi, di difficoltà, di possibili pericoli, ma è anche un atto di giustizia verso la piccola, un atto simbolico di rispetto per l’umanità, quindi per don Luigi e i suoi collaboratori un compito indifferibile. Di quella gita, del sorriso di quella bimba, dobbiamo essergli tutti grati. Apprezzo molto l’opera di don Gigi Ginami, la sua vocazione all’aiuto dell’altro, la sua schiena dritta, la sua etica del “prima fare, poi parlare”. Credo che la sua attività missionaria, il soccorso che riesce a portare in posti del mondo vicini e lontani, sia un dono per chi riceve un aiuto importantissimo, ma credo sia un dono anche per chi dà; per chi, attraverso gli occhi di don Gigi, riesce a vedere un mondo molto diverso da quello in cui vive abitualmente. In tutti i libri di questa collana sono descritte situazioni sociali e umane difficili, a volte limite, ma al contempo, in ogni pagina c’è sempre una lezione di umanità. In questo senso, lo dicevo all’inizio, ogni libro è uno scrigno in cui si trovano sempre cose preziose.
Programma
Delegazione in Messico: Luigi Ginami Presidente, Magda Responsabile per Messico, Dulce Maria Responsabile #FelixProgram
GIORNO | MATTINO | POMERIGGIO – SERA |
Mercoledì 9 novembre VOLO INTERCONT. ITALIA/ OLANDA MESSICO |
– ore 17 di martedì 8 novembre: celebrazione eucaristica al Santuario della Madonna dei Campi a Stezzano ed inizio del 54mo viaggio di solidarietà | – Ore 13,30 partenza da Bergamo per Milano Linate Linate – Amsterdam – Ore 17,05 volo AZ0112 per Amsterdam arrivo ore 19,00 – ore 22,25 Amsterdam Volo AM 0026 per Città del Messico |
Giovedì 10 novembre |
– Ore 3,25 arrivo a Città del Messico – ore 6,00 visita al Santuario Nostra Signora di Guadalupe, Celebrazione Eucaristica, rosario e ritorno in aeroporto (sentire Katina) |
– Ore 12,15 Volo AM 306 Città del Messico – Acapulco con arrivo ore 13,19 – saluto alla parrocchia di La Laja e incontro con Padre Hugo Cena e pernottamento da Magda |
Venerdì 11 novembre |
– ore 9 visita al carcere di Las Cruces: con Santina al mare per suo compleanno | – visita alla famiglia di Mariana e Aylin – celebrazione eucaristica in parrocchia |
Sabato 12 novembre |
– ore 10,00 Riunione con le famiglie del programma di adozione a distanza | – inizio visita alle famiglie: Ainara – celebrazione eucaristica in parrocchia |
Domenica 13 novembre |
Cesar Alberto storia possibile volto di speranza n. 50 | – visita alle famiglia di Arminda ed incontro con Ashli ed Emiliano |
Lunedì 14 novembre |
Compleanno di Santina Al carcere di Las Cruces con la celebrazione della messa nell’area delle donne e matrimonio di Damaris e Luis |
– visita alla famiglia di Fernanda – celebrazione eucaristica in parrocchia |
Martedì 15 novembre |
Visita al SEMEFO e celebrazione della S. Messa |
– visita alle famiglie di Josè Manuel, Luz Yariz
– Notte al seminario ore 18 |
Mercoledì 16 novembre |
Seminario di Acapulco incontro con i 5 seminaristi del programma #FElixProgram2021: – Pedro Fernandez Mayo -Ysai Hernandez Lopez – Luis Antonio Jimenenez Carmaona |
Continua incontro con seminaristi: – Josè Angel Rodriguez Navarrete – Josè Alfredo Garcia Aguire – 19 cena e compleanno di Jose Antonio alla casa di Dulce |
Giovedì 17 novembre |
– Partenza per S. Miguel Totolapan luogo della strage di 20 persone lo scorso 6 ottobre | – Incontro con il Vescovo di Altamirano e visita alle famiglie vittima di violenza celebrazione messa – pernottamento |
Venerdì 18 novembre |
– di buon mattino viaggio di ritorno a La Laja – ore 12 arrivo ad Acapulco |
Santa Messa e cena di Compleanno di Magda |
Sabato 19 novembre |
Carcere di Las Cruces nel settore maschile, incontro con i carcerati, | – Celebrazione eucaristica al Memoriale delle vittime costruito da Fondazione Santina |
Domenica 20 novembre |
Visita alla casa di Santina (al compimento dei 3 anni la bimba risiede dalla zia) | – Inaugurazione Mural ore 17 e ora 18 Messa festa al padre Ugo |
Lunedì 21 novembre |
Giornata con Mirosalva Sofia e Romina | – celebrazione Eucaristica in parrocchia e saluto |
Martedì 22 novembre |
– ore 9 celebrazione eucaristica – ore 11,30 partenza per aeroporto |
– Ore 14,14 Acapulco – Città del Messico volo AM 0307 con arrivo ore 15,30 |
Mercoledì 23 novembre VOLO INTERC.MESSICO/ OLANDA ITALIA |
– Ore 21,55 Città del Messico – Amsterdam volo AM 0025 con arrivo ore 15,25
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– Ore 19,50 Amsterdam – Milano Linate volo AZ 0113 con arrivo ore 21,30
TERMINE DEL 54MO VIAGGIO DI SOLIDARIETA’
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Luigi. Conoce, escucha, ayuda. Los viajes de don Gigi Ginami.
Cada reportaje del campamento de Don Luigi Ginami es un cofre del tesoro que contiene cosas preciosas. Las actividades benéficas y meritorias de la “Fundación Santina” lo llevan con frecuencia a lugares remotos del mundo donde se encuentra, escucha y ayuda a hombres y mujeres, a menudo niños, en condiciones de extrema necesidad. Los destellos de vida que se describen en sus libros cuentan con participación, pero también con extremo realismo, situaciones de pobreza, soledad, a veces violencia, que permiten al lector experimentar directamente las profundas disparidades del mundo. También en este volumen, México/Arminda, se relatan en varias páginas las dinámicas de violencia cotidiana ordinaria, a veces sin sentido, que marcan la vida de poblaciones enteras. La protagonista de una de las historias contadas, Arminda, vio morir violentamente a muchos miembros de su familia, aparentemente sin motivo alguno. Sin embargo, no está muerta por dentro, no pide venganza y recibe a Don Luigi en la casa “con una mirada dulce”, a pesar de estar “devastada por la violencia y el dolor”. Lo que llama la atención en estas páginas es la actitud compasiva de la familia que, aún en condiciones de necesidad ya pesar de necesitar la ayuda de la Fundación, antes de aceptar pregunta si alguien más la necesita más que ellos, porque en caso contrario se darían por vencidos. Creo que es una gran lección de dignidad. En otro capítulo del volumen se relata la celebración del bautizo de Santina, una hermosa niña nacida en el penal de Las Cruces en Acapulco, de su padre Luís y su madre Damaris, pareja sentenciada a una pena de prisión de más de cincuenta años. Ambos están acusados de ayudar e instigar a la inmigración ilegal, delito castigado con mucha severidad en México. Don Luigi no es juez, pero en la entrevista con la pareja demuestra que sabe cuán grave es el problema de los traficantes ilegales, y cómo esta actividad enriquece cada año la delincuencia local. Al mismo tiempo describe la vida de esta pareja y esta pequeña -la única que no tiene la culpa- dentro de una de las prisiones más violentas del mundo. Entonces Don Luigi tiene una idea esclarecedora y decide llevar a la pequeña Santina al mar, al menos por una mañana. En nuestro mundo, un viaje al mar es una acción ordinaria, en ese contexto es una verdadera odisea de permisos, dificultades, posibles peligros, pero también es un acto de justicia hacia el niño, un acto simbólico de respeto a la humanidad. , por lo tanto para Don Luigi y sus colaboradores una tarea imborrable. Todos debemos estar agradecidos con él por ese viaje, por la sonrisa de esa niña. Aprecio mucho el trabajo de Don Gigi Ginami, su vocación de ayudar a los demás, su espalda recta, su ética de “primero hacer, luego hablar”. Creo que su actividad misionera, la ayuda que logra llevar a lugares del mundo cercanos y lejanos, es un don para quien recibe una ayuda muy importante, pero creo que también es un don para quien da; para aquellos que, a través de los ojos de Don Gigi, son capaces de ver un mundo muy diferente al que viven habitualmente. En todos los libros de esta serie se describen situaciones sociales y humanas difíciles, a veces extremas, pero al mismo tiempo, en cada página siempre hay una lección de humanidad. En este sentido, decía al principio, cada libro es un cofre del tesoro en el que siempre se encuentran cosas preciosas.
Luigi. Meet, listen, help. The travels of don Gigi Ginami.
Each reportage from Don Luigi Ginami’s camp is a treasure chest that contains precious things. The beneficial and meritorious activities of the “Santina Foundation” frequently lead him to remote areas of the world where he meets, listens to and helps men and women, often children, in conditions of extreme need. The glimpses of life that are described in his books tell with participation, but also with extreme realism, situations of poverty, loneliness, sometimes violence, which allow the reader to experience the profound disparities of the world directly. Also in this volume, Mexico / Arminda, the dynamics of ordinary daily violence, sometimes meaningless, that mark the life of entire populations are recounted in several pages. The protagonist of one of the stories told, Arminda, saw many members of her family die violently, apparently for no reason. However, she is not dead inside, she does not ask for revenge, and welcomes Don Luigi into the house “with a sweet look”, despite being “devastated by violence and pain”. What is striking in these pages is the compassionate attitude of the family who, even in conditions of need and despite needing the help of the Foundation, before accepting asks if anyone else needs it more than them, because in case they would give up. I think it’s a great lesson in dignity.In another chapter of the book, the celebration of the baptism of Santina is told, a beautiful girl born in the Las Cruces prison in Acapulco, to her father Luís and her mother Damaris, a couple sentenced to a prison sentence of over fifty years. They are both accused of aiding and abetting illegal immigration, a crime punished very severely in Mexico. Don Luigi is not a judge, but in the interview with the couple he shows that he knows how serious the problem of illegal traffickers is, and how this activity enriches local crime every year. At the same time it describes the life of this couple and this little girl – the only one who is not to blame – inside one of the most violent prisons in the world. So Don Luigi has an illuminating idea and decides to take little Santina to the sea, at least for one morning. In our world, a trip to the sea is an ordinary action, in that context it is a true odyssey of permits, difficulties, possible dangers, but it is also an act of justice towards the child, a symbolic act of respect for humanity. , therefore for Don Luigi and his collaborators an indelible task. We must all be grateful to him for that trip, for that little girl’s smile. I very much appreciate the work of Don Gigi Ginami, his vocation to help others, his straight back, his ethics of “doing first, then talking”. I believe that his missionary activity, the help he manages to bring to places in the world near and far, is a gift for those who receive very important help, but I believe it is also a gift for those who give; for those who, through the eyes of Don Gigi, are able to see a world very different from the one in which they usually live. In all the books in this series, difficult social and human situations are described, at times extreme, but at the same time, on every page there is always a lesson in humanity. In this sense, I said at the beginning, each book is a treasure chest in which precious things are always found.