In meno di 24 ore la nostra Associazione ha messo in funzione tre grandi cisterne di acqua per un totale di 3.100 litri. E’ avvenuto ad Acapulco dove l’uragano Otis ha distrutto tutto. Ecco il video:
“In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me”. (Città del Messico 21 gennaio 2024 ore 20,50)
Ho appena preso il volo delle 17 da Acapulco a Città del Messico e poi di lì ad Amsterdam nella notte e domani sera a Milano e poi in pullman a Bergamo. Sono stanco interiormente e anche fisicamente per il mix terribile di caldo, differenza di fuso orario e poi ad Acapulco l’inferno: sciopero generale, otto morti ammazzati nei dieci giorni di permanenza, di cui due guardie carcerarie il giorno prima della nostra inaugurazione; e ancora oltre l’efferata violenza che tutti spaventa e ammutolisce, le condizioni di disagio lasciate dall’Uragano Otis: mancanza di energia elettrica, acqua, internet, cibo, vestiti; mai visitata Acapulco in queste condizioni.
Lo stanco ricordo va a una piccola ma significativa opera realizzata in un giorno a favore dei più poveri: a beneficio della nostra Amalia. La sua casa spazzata via, un frigorifero rotto sulle macerie, quattro sedie e un filo morto dell’alta tensione che cade proprio in mezzo. Totale devastazione. In aereo ricordo così il nostro discorso: “Amalia – chiedo io – di cosa hai bisogno principalmente?”. “Don Gigi, mi vergogno a dirlo… ho bisogno di acqua perché dal 24 ottobre io non ho più lavato la biancheria o pulito le poche cose rimaste… e immagina la latrina: totalmente fuori uso”.
Magda ci ha lasciato per un viaggio programmato a Puebla e il suo posto lo hanno preso per cinque giorni Dulce e suo figlio Felix. Ci appartiamo in un angolo e chiedo a Felix: quanto ci vuole per portare acqua qui? Insieme preventiviamo il costo di tre cisterne da 1.100 litri, di tre sacchi di cemento per il basamento che deve sostenere tre tonnellate di acqua, il costo del muratore e del trasporto delle gigantesche taniche. Felix finalmente dice: “Tre cisterne robuste, anche se non di marca con valvole buone, il cemento, il trasporto e il lavoro del muratore arrivano circa a 700 euro”. Chiamo via WhatsApp Roberto in Italia: è lui che gestisce fisicamente le spese della carta di Credito emessa a nome della nostra Associazione. Mai ho voluto tenere nelle mie mani fisicamente quella carta, ma anche Roberto per utilizzarla ha bisogno di un codice SMS che giunge al mio cellulare: dunque dobbiamo essere in due!
“Ciao, Roberto, scusa la differenza di ora, ma ti vorrei chiedere se con Western Union puoi inviare a Dulce il corrispettivo in pesos di euro 700”. Il gentile signore e grande amico si rende disponibile. Chiudiamo la conversazione, invio a lui in Italia i dati di Dulce via WhatsApp, mi chiede un codice e glielo comunico; mi invia il messaggio che la transazione è stata approvata: sono le ore 11:40 di giovedì 18 gennaio 2024 quando Roberto mi invia la ricevuta che la transazione è stata approvata. Ci mettiamo in macchina tutti e quattro: Felix guida, la mamma Dulce davanti al suo fianco… io e Amalia dietro. Amalia non dice nulla: è ammutolita dallo stupore e dalla incredulità, i suoi meravigliosi occhi parlano e urlano gioia!
Scendiamo dalla macchina io e Dulce, entriamo in posta e ritiriamo i soldi: sono esattamente 12.844 pesos che in poche ore si polverizzeranno: non ci rimarrà in mano nulla se non eloquenti scontrini di tre cisterne per 3.300 litri, di tre pesanti sacchi da 50 chili di cemento, del trasporto a quella che era la casa di Amalia e del lavoro immediato del muratore, infine dell’autobotte che per 50 euro riempie le vuote cisterne. Mentre con Felix trasporto i tre pesanti sacchi di cemento alla macchina, mentre ci carichiamo sulle spalle le tre gigantesche cisterne vuote e mentre attendiamo il muratore, vedo, contemplo e gusto Amalia che incredula tocca le grandi cisterne color caffelatte, che alza da sola uno dei suoi tre sacchi di cemento, che dà precise disposizioni al buon muratore accorso immediatamente viste le condizioni impossibili di vita della donna…
Amalia si avvicina e sotto il caldo tropicale mi da una carezza e mi dice: “Siediti: ti devo parlare! Don Gigi, quello che oggi mi ha sconvolto non è il regalo che la tua Fondazione mi ha fatto, ma mi ha sconvolto che in così poco tempo, solo alcune ore, il denaro è giunto, lo abbiamo ritirato, abbiamo comprato cisterne, cemento ecc… è venuta l’autobotte e hariempito le cisterne! Sai, molte volte la gente passa e promette aiuti, ma nessuno mai ci ha portato l’aiuto così velocemente. Poi per me è stato bellissimo vederti caricare cemento e cisterne, legarle con Felix al camioncino: mi gustavo la scena meglio che al cinema. Ma ora che sei tutto sudato – mentre dice queste parole mi accarezza la maglietta bagnata – ti offro un bicchiere di acqua: non è nulla, ma ti ristorerà. Prima cosa però vorrei che tu ti lavassi con l’acqua che ora abbiamo!”.
Sicuramente ero assetato, ma il lavarmi per primo a quell’acqua con tanta fatica riportata per i bisogni più elementari scatena in me una grande gioia; mi levo la maglietta madida e felice mi insapono il volto e il busto sporchi di polvere e fatica: mi sento vivo, mi sento felice, pur in mezzo a quelle macerie… dopo essermi lavato, con un abbraccio ancora tutto bagnato saluto Amalia e dico a lei: “Domani passo a salutarti e tu promettimi che troverò stesi ad asciugare al sole tutti i panni che non hai potuto lavare e ben pulita la parte di casa che ti rimane in piedi!”. Piena di gioia mi grida il suo sì… e il giorno dopo, tornando, tre meravigliose file di panni stesi luccicavano per i loro colori al sole…”.
In aereo appena decollato ricordo quanto descritto. Poi mi fermo e dico a me stesso: prima di atterrare a Città del Messico voglio svolgere la mia preghiera di meditazione quotidiana sul Vangelo. E qui accade qualche cosa di speciale… Mi alzo, prendo il mio vecchio e consunto vangelo che è con me dal 16 ottobre 1982, cioè da più di 41 anni. Mi siedo, metto gli occhiali e apro a caso nell’intento di sistemarlo bene sul tavolino davanti a me. Non ci faccio caso, allaccio nuovamente le cinture e bevo un sorso di acqua, l’occhio mi cade sulla pagina aperta e i brividi percorrono il mio corpo: pelle d’oca. Sottolineato in rosso la tremenda frase: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me”. Vicino vi era la data di quella sottolineatura in rosso: 19 ottobre 1996 Volo da Tokyo ad Honolulu. La potenza della frase mi seduce, per la sua Diosincidencia. Subito, dopo aver ricordato le tre cisterne di acqua ad Amalia, il vangelo mi raggiunge, come mi raggiunse e mi precedette il 28 marzo 2021 con il Fiat voluntas tua, ricordate? Ma che potenza incredibile di coincidenza che tonifica il mio ricordo!
Quella pagina in aereo non si è aperta a caso, ma perché proprio vicino a questa frase vi è una lettera di una assassina, Kahori, che incontrai al carcere di Acapulco il 25 novembre 2017. La criminale nella sua lettera dice così: “Grazie per ricordarsi dei prigionieri come ci dice nostro Signore. Ora puoi essere sicuro che tu lo hai incontrato in me prigioniera venendo a visitarmi, scusa la mia confidenza!”. Lasciando Acapulco si apriva a motivo del foglio di una assassina quella pagina e Amalia me la commentava con la sua povertà.
Non so se siete giunti fino a qui nella lettura, ma se ripercorrete con calma il report, imparerete il linguaggio di Dio. Lui non parla attraverso i potenti, non parla in modo roboante… ma in modo umile: attraverso una povera donna come Amalia o un’assassina come Kahori o, come tra poco vedrete, attraverso Sara, una ragazza che ha sequestrato persone per estorsione! Dio come sua voce non sceglie i grandi della terra o i grandi della Chiesa, ma è presente con la sua carne nei poveri, neicarcerati e la mia Bibbia questo me lo insegna da ormai più di 40 anni. Pieno di gioia ringrazio nella preghiera Gesù e scrupolosamente metto una data e un asterisco: (Città del Messico 2024 rientro in Italia aperto a “caso” ore 20:50).
Chiudo la Bibbia, il tempo della mia meditazione si sta completando, stiamo per atterrare a Città del Messico. Chiudo la Bibbia e nel cuore mi nasce forte un’altra frase della Bibbia che sarà per me guida del mio sessantatreesimo anno di vita, iniziato proprio in Messico: “La Speranza non delude!”. È vero, seppure in una situazione di disperazione come è oggi Acapulco, ferita e bastonata da violenza e dall’uragano, la Speranza è la nota che mi ha accompagnato in carcere e in tutte le visite fatte ad Acapulco.