In questa pagina si può vedere la collaborazione tra Fondazione Santina ed ADASM di Bergamo per la costruzione di un pollaio in un orfanotrofio povero del Kenya. Oltre il racconto della inaugurazione vengono riportati i 10 videoclip delle scuole materne che hanno preso parte al progetto. In tale video Fondazione Santina esprime il suo grazie ed omaggia ai genitori una copia del libro ANASTASIA riguardante proprio la costruzione del pollaio. Con grande soddisfazione dobbiamo dire che si sono distribuiti ben 1240 copie del libro. Ecco il racconto della inaugurazione del pollaio.
IL POLLAIO
Chembe Joyous Children Home è il nome del povero orfanotrofio – riconosciuto dallo Stato del Kenya – nella zona di Chembe, sulla costa dell’Oceano Indiano. L’orfanotrofio è gestito da Joyce e dal marito Ihbraim: sono due cristiani avventisti del settimo giorno. Jimmy e io abbiamo conosciuto questo povero orfanotrofio circa due anni fa, quando abbiamo raccontato la storia di Hamani – vi ricordate? L’anno scorso, Jimmy e io siamo tornati e all’epoca la direttrice ci propose di costruire un pollaio. Devo dire che questa idea ha riscosso un grandissimo successo in Italia, soprattutto a Bergamo, dove la gente contadina ha salutato con simpatia la semplice idea che ci è costata 4.200 euro. La terribile pandemia e poi la stupida guerra di Putin che dura ormai da oltre un anno ha imposto alla nostra Associazione una profonda riflessione su cosa realizzare in un tempo di gravi ristrettezze economiche. Quella del pollaio è stata un’idea fantastica! Il Chembe Joyous Children Home è nato il 17 luglio 2012; oggi ospita 24 bambini dai 4 ai 17 anni: sono bimbi abbandonati, orfani o molto poveri. Non ci sono molte risorse.
Giovedì 2 marzo incontro la direttrice e iniziamo così i preparativi per la festa di venerdì 4 marzo, giorno dell’inaugurazione del nostro bellissimo pollaio. “Joyce, mi vuoi raccontare si svolge la giornata nel tuo orfanotrofio?”. “Don Gigi, è molto semplice: i bambini si svegliano alle 5,30, fanno la doccia, preparano la cartella per la scuola e puliscono il dormitorio.
Alle ore 6,30 fanno la colazione e poi vanno a scuola: per alcuni è strada breve, perché sai che abbiamo una scuola primaria a Chembe frequentata da una cinquantina di bambini. I più grandi escono per andare a scuola – le lezioni iniziano alle 7. Diamo loro il pranzo da consumare a scuola, il più delle volte riso e fagioli, oppure ugali. Ritornano a casa alle 16,30 e hanno un’ora di ricreazione, poi di nuovo le pulizie per mezz’ora e alle 18 la cena. Alle 19 fanno i compiti per due ore e alle 21 vanno a dormire”. Mi piace molto questa vita ben organizzata; i bambini, inoltre, sono curati, puliti e ordinati. Dopo aver parlato della giornata dei bambini mi faccio spiegare bene come sfrutteranno il pollaio. Ibrahim e Joyce mi accompagnano a vedere la costruzione e mi commuovo: in realtà, è molto semplice, essenziale ma con pochi soldi in Africa si possono fare cose davvero meravigliose!
Una grande targa colorata con il nostro logo dice grazie all’Adasm di Bergamo, l’Associazione degli Asili e Scuole Materne, che attraverso il presidente Giovanni Battista Sertori ci è stata vicino già lo scorso anno per un’altra iniziativa in Kenya: ora ci ha aiutato con la realizzazione del pollaio. Il logo è ben visibile e sigilla una nuova opera di solidarietà. Ibrahim inizia il tour per mostrarci il grande pollaio. “Don Gigi, il pollaio sviluppa circa 168 mq, è molto grande e si compone di due parti: una parte all’aperto, recintata da una rete metallica, e una parte in muratura per il ricovero notturno dei polli.
Abbiamo sfruttato il muro di cinta come parete e abbiamo costruito una parete laterale chiusa con lamiere per tettoie e così abbiamo ricavato un grande spazio chiuso”. Entriamo nel recinto di rete metallica: è davvero bello e grande! Respiro profondamente, con una grande gioia interiore. Poi Joyce apre la porta e iniziamo la visita alla parte interna del pollaio: anch’essa è ben grande e robusta. Arriviamo quindi al cuore del pollaio: la grande incubatrice che può contenere fino a mille uova! Joyce inizia a spiegare: “Vedi, padre, la nostra idea è molto semplice: ora abbiamo una cinquantina di polli; con il vostro aiuto porteremo il numero dei dei polli a 1.000 per arrivare poi, in capo a un anno, a 1.500 polli. Sai perché?
Possiamo vendere ogni pulcino a 200 scellini e se ne vendiamo 1.000 al mese guadagniamo circa 200.000 scellini: con quella somma riusciamo a dare da mangiare ai nostri 24 bambini; se poi riuscissimo a vendere non più pulcini ma polli, allora il guadagno si raddoppierebbe, perché possiamo vendere una gallina a circa 500 scellini”. Guardo con grande attenzione ai coniugi e vedo in loro grande passione per quello che fanno – e la mia mente inizia a fare un percorso alternativo e tutto suo: mentre una parte di me segue le illustrazioni di Joyce e Ibrahim, l’altra parte di me inizia a fare i conti… Vediamo un po’, mi ha detto che un pulcino costa 200 scellini, il che equivale a 1,47 euro, dunque se ne vende mille sono solo 1.470 euro??? E se divido 1470 per 24 bambini ne ricavo che un bimbo costa all’orfanotrofio 61 euro al mese? Sono esterrefatto! Come è possibile che un bambino, in Africa, possa vivere con 61 euro al mese quando ai nostri bimbi in Italia forse non bastano 61 euro al giorno? Interrompo il tour: devo avere conferme e riappacificare il cervello! “Scusa, Joyce, ma i bambini qui costano 61 euro al mese ciascuno?”. “Padre, certo che sì! Mangiano riso, fagioli, ugali, pesce e frutta, tutti prodotti poveri; e i bimbi non hanno vestiti, hanno solo uno o due ricambi! Sì, è una vita in povertà, ma una povertà dignitosa; non hanno certo una televisione, ma una doccia e l’igiene, quelle sì!”.
Questi viaggi hanno sempre di nuovo il potere di ridurmi all’essenziale e di farmi capire come molte volte il superfluo nella mia vita sia divenuto essenziale, mentre qui la parola essenziale ricupera il suo valore! Spesso a Bergamo io confondo il superfluo con l’essenziale e lo rendo indispensabile; qui la struttura mentale europea viene smontata. Ieri con la piccola Anastasia ho capito come le medicine servano a curare la malattia e non il dolore (con le nostre farmacie trasformate in supermercato contro i diversi dolori che accusiamo, per evitare che la vita possa contenere quella brutta parola chiamata dolore) e lo ho capito da un giovane e bravo dottore. Oggi capisco che nella mia vita spesso confondo il superfluo con l’essenziale. Vivere alcuni giorni qui ti riporta alle ragioni più profonde del vivere. È vero: partire per un viaggio – come dice il video promo dei nostri viaggi di solidarietà – non è solo scoprire la destinazione, ma scoprire ciò che ti fa andare avanti!
Ed ecco la bellissima, grande incubatrice, che ha assorbito una buona parte del denaro del progetto: con grande cura, Ibrahim ci spiega il funzionamento che porta alla nascita dei pulcini in 21 giorni. Mentre Ibrahim spiega, mi vengono in mente gli amici di Bergamo, felici di questa iniziativa, e anche molti amici preti che condividono con me gioie e ansie.
Guardo il pollaio in questo orfanotrofio povero del Kenya, dove un bimbo vive con soli 61 euro al mese, e sono felice! Davvero valeva la pena di venire fino a qui per questo bellissimo progetto! Non sono progetti grandi con centinaia di migliaia di euro, piuttosto progetti semplici, essenziali, poveri, ma dal grande significato! Ringrazio Dio e il mio Vescovo di concedermi di vivere queste esperienze radicali, che spesso mi trovano impreparato, come sempre si è nei confronti di un Dio imprevedibile. E mi sento ridicolo per le false preoccupazioni e angosce. A Gerusalemme, padre Pierbattista Pizzaballa mi raccomandava, negli esercizi spirituali del mese scorso, di mettere da parte le paure e di iniziare ad assaporare le cose di Dio e di cercare le cose dal sapore eterno… bene, questo grande, povero pollaio, con la sua forte prospettiva umanitaria, mi ricarica dentro.
Con Joyce e Ibrahim prepariamo il programma per la festa del giorno seguente, il 3 marzo 2023. Tre sono stati i momenti che più mi hanno commosso: prima di tutto, i bellissimi canti dei bimbi, vicino al logo coperto del pollaio. Tre di loro hanno fatto esplodere, con le mani, tre palloncini di gomma gridando: “Grazie, Giovanni Battista! Grazie Gigi! Grazie Jimmy!”. Il secondo bellissimo momento, che sempre mi commuove in qualsiasi parte del mondo si rinnovi, è stato il taglio del nastro e lo svelamento del grande logo: vedere la firma tremula di mia madre Santina apparire sulla parete mi agita sempre profondamente il cuore!
E infine… è stato un momento davvero simpatico e divertente entrare con tutti i bambini nel pollaio, con un pollo in mano ciascuno, e liberare i polli nel loro recinto di rete metallica… In verità, la parte più spassosa è stata quella di chiedere ai bambini di catturare ciascuno uno dei 54 polli dell’orfanotrofio, che se ne stavano tranquilli per fatti loro…
Quando i bambini hanno iniziato a rincorrere i polli per prenderli, sono scoppiato a ridere a crepapelle: i poveri polli fuggivano e i bambini svelti correvano, correvano, poi li acciuffavano in un turbinio di piume e felici tornavano, tenendoli per le zampe. Anche a me ne sono stati dati addirittura due! Penso che quei poveri polli, terrorizzati in quel modo, per un po’ di tempo non faranno più uova!!! E poi, i bimbi in fila indiana, piano piano, partono dalla grande targa all’ingresso del pollaio, tenendo le galline in alto… per ultimo arrivo io, chiudiamo la porta e grido: “Uno, due, tre: lanciate in aria i polli, bambini!”. Io per primo lancio in alto le mie due galline e così fanno i bimbi… il tutto finisce tra piume e risate, con un saluto corale ai polli: “Benvenute nella nuova casa, galline, e fate tanti pulcini!”. Con la camicia cosparsa di piume di galline salutiamo i bambini, saltiamo sulla moto e facciamo ritorno a Msabaha; sulla moto il vento sparge le piume lungo il sentiero sterrato, una capra attraversa la strada ma fortunatamente riusciamo a schivarla. Nel cuore rimangono l’immagine del lancio delle galline in aria e le risate felici dei bambini!