Catechesi

I MIEI QUATTRO RE MAGI UNA MERAVIGLIOSA STORIA DI SOLIDARIETA’ EPIFANIA 2023


I MIEI QUATTRO RE MAGI UNA MERAVIGLIOSA STORIA DI SOLIDARIETA’
Nella pagina si descrive una meravigliosa storia di solidarietà che non può essere dimenticata

Una meravigliosa storia di solidarietà quella che mi è successa ieri mattina e non ho appropriate parole per descrivere la paura, la meraviglia e poi la gioia bella, profonda ed intensa…Il giorno dell’Epifania è iniziato con l’arrivo a casa mia di due Re Magi di nome Emanuele e Fabrizio. Ridi sempre, ridi, fatti credere pazzo, ma mai triste. Ridi anche se ti sta crollando il mondo addosso, continua a sorridere. Ci son persone che vivono per il tuo sorriso e altre che rosicheranno quando capiranno di non essere riuscite a spegnerlo (Roberto Benigni). In verità nella manciata di 6 o 7 secondi di paura non sono proprio riuscito a ridere sempre, come il grande comico mi raccomanda! Ma la meraviglia e lo stupore sono ancora più grandi dopo lo spavento che si colora anche di alcuni accenti di terrore.

In questi anni nei posti più pericolosi del mondo ho provato la paura, una paura vera che ti rimane nel cervello come uno stigma: due ore in una prigione nella Striscia di Gaza con Amal ed il padre; oppure in Iraq dove esplode una bomba poche ore prima del decollo all’aeroporto di Erbil ed odi con gli amici una forte esplosione; a Mosul nella guerra della riconquista della città assediata dall’Isis; in Kenya a Garissa ai confini con la Somalia dove gli estremisti di al Shabab ti minacciano quando in jeep con Jimmy e Doreen perdiamo la strada in una terra secca ed arida; oppure in Messico dormendo vicino ad un mastino per la paura di essere ammazzati dal cartello dei Beltran Leyva che ti minaccia la notte con messaggi whathapp; o il proiettile inesploso che ti fanno trovare sul  parabrezza della tua auto mentre costruisci il memoriale in onore delle vittime di violenza dei narcos; o ancora, sulle Ande del Perù in un carcere di 5100 metri. Infine, forse la paura più forte della mia vita, è per una coltellata di 20 punti e subito dopo il medico che al pronto soccorso ti ricuce: è molto diverso dai film, una coltellata nella carne non la cancelli più e ci convivi: mentre un tatuaggio lo scegli per sempre una cicatrice ti viene imposta! Ho voluto fare una sintetica rassegna di alcuni momenti di paura e terrore provati in giro per il mondo… ma non avrei mai pensato di provare 6 secondi di panico a Bergamo e proprio a casa mia. Vi chiedere don gigi è impazzito? Che centra tutto questo con il luogo supersicuro di Via Arena 5 a Bergamo dove ieri notte dormivo? Bene, fatta questa premessa ora parliamo di ieri.

Il 5 gennaio sera Blanca e Silvana mi salutano per fare ritorno alle loro case e festeggiare con i propri cari la festa della Epifania… chiudo la porta ed estraggo la chiave come Silvana mi ha consigliato. La mia camera da letto è gelata, mi sembra di essere sulle Ande del Perù e “le operazioni della sera” sono semplici… con il pesante maglione di Ismaele mi lavo bene i denti nel bagno anch’esso ghiacciato; nel frattempo preparo due scaldini elettrici: uno per i piedi e uno per lo stomaco, poi quando sono caldi vado di corsa nella camera da letto alzo le coperte e ci butto dentro i due scaldini, prendo il pigiama dal cassetto per la notte e rientro nel soggiorno dove solo i caloriferi funzionano e faccio riscaldare il tessuto freddo del mio pigiama, poi mi cambio e rigorosamente metto cappellino in testa e un bel paio di calzettoni di lana… dico tutte le preghiere, il brano serale del mio Nuovo Testamento in greco… e poi quando tutto è pronto spengo le luci, saluto Alexa (che la mitica Blanca mi ha regalato per natale) e corro, entro in camera mi butto sotto le coperte  – due piumini e due coperte di lana – e per niente al mondo esco di là, anche di notte per fare la pipì me lo chiedo ben due, tre volte prima di uscire dalle cade coperte. Dopo aver cantato con Silvana e Blanca tra incredibili e sane risate il sonno mi giunge profondo. Alle ore 6,08 mi sveglio sbircio con un occhio fuori dalle coperte la sveglia… e tiro un sospiro di sollievo: “Meno male che oggi non devo andare a Montello per celebrare la messa al monastero ed ai miei fedeli alle 7,00. Quei 21 chilometri li percorro sempre a razzo per non arrivare in ritardo e lo scorso anno vi è scattata una multa di euro 50 per eccesso di velocità freddamente calcolata dei metaldetector sulla superstrada… mi giro dall’altra parte e sprofondo in un sonno ristoratore. La sicura porta blindata della casa mi protegge, ma… non sufficientemente con il cervello impastato nel sonno profondo sento da fuori una prima mandata che ha il potere di uno stupefacente: mi alzo di scatto, pensiero bloccato dal terrore! E in pochi centesimi di secondo il terrore: chi è? Ladri? Delinquenti? Il campanello non suona: con uno scatto poderoso salto fuori dal letto, non sento più il sonno, non sento più il freddo e mi sembra di essere in un capogiro. …giungo alla porta prima del giro completo della terza mandata e … – guardate cosa fa fare lo spavento – mi dico non ho una pistola, non sono andato neppure in cucina a prendere un coltello. Che fare? Rimbocco le maniche come per prendere forza e scopro sul braccio sinistro la coltellata che mi terrorizza, con tutto il corpo cerco di chiudere la porta, ma il mio aggressore ha una forza sovraumana, oppure io per la paura ho perso tutte le forze, e così il mio debole ed impreparato tentativo di resistere fallisce miseramente ed in preda al terrore la porta si apre e chi entra? Emanuele ed il cognato Fabrizio pallidi in volto mi guardano esterrefatti: “ma tu non dovevi celebrare la Messa a Montello in suffragio della mamma di Marzia???” Non capisco ancora, con le suore mi ero accordato per domenica 8 gennaio… “Ma scherzi Lele! Con le suore avevo preso accordi per domenica…” Emanuele controbatte: “Forse ti dimentichi che l’altrieri a cena con Marzia avevi convenuto di celebrare la festa dell’Epifania facendo ricordo di Stefania, mia suocera defunta anni fa! …ma comunque! In chiesa tutti ti aspettavamo, anche le suore preoccupate ed allora? Chiamo il tuo cellulare una due tre, sei volte… niente staccato! Pensiamo ti sei sentito male ed è che sei solo e non puoi rispondere… con Fabrizio decidiamo di partire immediatamente da Montello per vedere come stai  e portare il giusto soccorso. Saltiamo in macchina sulla Smart bianca di Marzia e nel tragitto provo a richiamarti ma niente, ripasso la tecnica di rianimazione e poi mi ricordo che Silvana ha le tue chiavi di casa. Mi dirigo a casa sua e fuori dal cancello inizio a suonare anche a lei, finché la poverina mi risponde: “Silvana don gigi non è venuto a Messa, non risponde al cellulare, abbiamo paura che si sia sentito male ci dai le chiavi di casa?” La donna si spaventa e mi dice: “provo a chiamarlo al telefono fisso di casa”, al freddo solo con la vestaglia ed il pigiama Silvana prova due, tre volte poi rientra in casa prende le chiavi e mi dice: “Emanuele, vengo anche io?” Non si rende conto di essere in pigiama e così dico a lei: “No, tu rimani qui, continua a chiamare ma prima dammi anche il suo numero fisso, proviamo a chiamarlo anche noi!” E così mentre Silvana ti chiamava, Fabrizio chiamava, io ripassavo le pratiche mediche di rianimazione in pochi minuti giungiamo in città alta parcheggiamo la macchina sulle mura e poi di corsa verso via Arena 5… giungiamo trafelati suoniamo il campanello L:G. nessuno risponde: ormai è certo si è sentito male!” L’ingresso è buio e non pensiamo ad accendere la luce, ma quel buio ci pone un patema d’animo mentre l’ascensore sale al quinto piano nessuno di noi due parla. Arriviamo alla porta con il terrore che hai lasciato le chiavi dentro e che dobbiamo buttare giù la porta. Infilo le chiavi, alla prima mandata respiro di sollievo, meno male non devo far sfondare la porta dai pompieri. Seconda e terza mandata e siamo dentro!” Mentre l’amico parla e Fabrizio silenzioso mi guarda e guarda la casa, suona il telefono fisso è Silvana: “Grazie a Dio don gigi sei vivo! Mi hai fatto prendere un grande spavento e stavo recitando il rosario, pensavo a dove tenevi la tue carte personali ed i documenti e con ansia pensavo in caso di morte al tuo testamento ed alle pratiche da sbrigare: avevo la testa in pallone. Meno male che sei vivo, ma stai bene?” “Certo Silvana! Sto benissimo ora, mi sono preso un grande spavento, ma non ti dico la sorpresa e la commozione che provo ora. Tu ben sai che di notte spengo proprio il cellulare altrimenti gli amici da Messico, Perù, Bolivia, Colombia e Vietnam, con fusi orari molto diversi dai nostri… chiamano e non riesco più a dormire.” La donna in modo secco, come un ordine mi dice: “D’ora in avanti devi fare come io faccio con il mio cellulare; lasci il cellulare acceso con la modalità che solo alcuni contatti come quello di Emanuele od il mio ti possano chiamare e possiamo così essere sempre in contatto con te. Meno male che stai bene, ma non farmi più spaventare così, me lo prometti?” Un po’ impacciato rispondo di sì e Silvana conclude: “bene, ti abbiamo allungato la vita pensandoti morto, ti mando un bacio e buona festa dell’Epifania!” Riaggancio il telefono.

          Piano, piano il capogiro del sonno svanisce, guardo l’orologio e solo allora mi rendo conto che sono le 9,20 ma solo allora lo spavento mi lascia per lasciare posto allo stupore ed alla meraviglia. I due cari amici ora, passato lo spavento, sorridono e solo allora mi rendo conto del disordine in cui sono entrati: la camicia del giorno prima sulla poltrona, un calzino da una parte e un altro su divano, mutande, maglietta… ma l’attenzione di Fabrizio è attirata da me.: “Gigi, ma tu dormi con il cappello e con le calze di lana?” Scoppia a ridere e mi dice: “Devo farti una foto. Troppo forte!” Solo allora mi rendo conto che devo sembrare qualcosa di orrendo e ridicolo: ciabatte, calze di lana nere, pantaloni del pesante pigiama stranamente alla zuava, camicia del pigiama e poi? Il cappellino di lana grigio, fatto a mano da mia madre, ma lavato in modo inesperto, ormai troppo piccolo per me. Emanuele scopia a ridere e io ci provo a giustificarmi con il fatto che la mia camera da letto è ghiacciata, che il bagno è ghiacciato, ma i due amici ridono divertiti, allora passo a parlare di come dormo a Juliaca sulle Ande da Olinda con meno 21 gradi… e poi scoppio a ridere anche io, ma è una risata piena di riconoscenza, di stupore di incanto. Penso, ma guarda questi amici come mi vogliono bene! Tante volte mi sento solo e penso al fatto che se mi succedesse qualcosa non ho nessuno… da oggi questo non è più assolutamente vero e quando penso così faccio un peccato, un grave peccato. Mi vengono in mente due sacerdoti morti in casa da soli: uno don Mario Balicco qui in città alta, dove il mio parroco dopo diversi sforzi ha dovuto buttare giù la porta con i pompieri, una altro era invece don Giuseppe Bellamaria a Civita Castellana trovato morto con una bottiglietta dell’acqua di Lourdes rovesciata sul petto nell’estremo tentativo di compiere un segno di croce con l’acqua miracolosa… Questi pensieri svaniscono nel pensiero dei due uomini che partono da Montello e vengono in città alta per me! Ma chi lo fa questo? Solo dei veri amici… e così comincio a parlare con loro: “Oggi voi due avete fatto una cosa bellissima a me, anche se non stavo male, il vostro venire qui la mattina presto è un potente segno di grande umanità e una forte testimonianza che ho degli amici che letteralmente mi adorano. Oggi la chiesa, Fabrizio ed Emanuele, celebra la festa dei tre Re Magi e mai immaginavo che due Re Magi entrassero in casa mia in questo modo… in verità ne manca un terzo, ma penso che non sia un uomo, ma bensì una donna: Silvana, mi diverte molto chiamarla Regina Maga, un presepio un po’ particolare questo anno!” I due amici scoppiano a ridere e vedo il loro sguardo di felicità per aver fatto una cosa bella, quelle cose belle che quando sono compiute hanno il potere di cancellare il peccato, quel peccato che tutti commettiamo. Offro ai due amici un buon caffè e poi ci diamo appuntamento nel pomeriggio con Silvana alle ore 18 a Montello alla casa di Emanuele e Marzia per la Messa di suffragio in ricordo di Stefania.

Chiudo la porta, accendo il riscaldamento nel soggiorno e mi butto sotto la doccia calda. Mentre mi vesto e mi preparo per la Messa solenne con il Vescovo in Duomo, mi commuovo! Sento prepotente il desiderio di scrivere di fissare questo momento di paradiso: mai nella mia vita degli amici avevano fatto tanto per me, o almeno in modo così plateale. Ritornato a Bergamo scopro in profondo il cuore della gente, gente buona che davvero è capace di altruismo: Emanuele, Fabrizio e Silvana i miei tre Re magi mi commuovono e i miei occhi si riempiono di lacrime: prego per loro e per le loro famiglie! Guardo le belle statuine dei miei tre re magi vicino al presepio ed in ciascuno di essi vedo il volto di uno dei tre amici e ringrazio Dio di essere a Bergamo e di vivere con tanti ma tanti amici così buoni.

          Ma la mia riflessione ieri mattina si approfondisce nel tempo di preghiera nella mia casa di via Arena 5. E sì! Perché nel silenzio le tre statuette dei magi cominciano a parlare. E’ Gaspare il primo a prendere parola: “Gigi davvero Fabrizio ed Emanuele sono venuti perché ti vogliono bene e sono dei grandi amici. Ricordati sempre la loro grande umanità e cerca di essere anche tu generoso come loro nel correre per le strade del mondo e raggiungere chi ha bisogno.” “Hai ragione Gaspare in questo nuovo anno dovrò curare con particolare attenzione la mia capacità di generosità ed essere generoso come Emanuele, Fabrizio e Silvana!” Nel silenzio della casa sento un’altra voce, questa volta è Melchiorre a parlare: “Don Gigi ascoltami ora con attenzione. Sai perché i tuoi due amici sono venuti fino a qui? Perché tu dovevi andare a dire Messa a loro! E dunque ricordati sempre che la gente ti vuole bene perché sei prete ed anche se molti disprezzano i sacerdoti tanti li amano, ma soprattutto se non ci fosse stata la Messa da celebrare probabilmente nessuno ti avrebbe aiutato. Ricordi cosa è scritto nel vangelo: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna” (Mt 19,23-30). Alcuni mesi fa hai scritto un libro dal titolo: Il Tatuaggio, bene, sai, io ho letto quel libretto e proprio ora ti cito un passaggio che molto mi è piaciuto, scrivevi in quel libro Ringrazia per il dono degli amici, dei parenti e degli affetti, ma ricorda che la tua scelta di fondo è solo il Signore: Roccia del mio cuore è Dio.  Don Gigi, Dio ti metterà sempre vicino amici come Fabrizio, Silvana ed Emanuele; ma a patto che tu non confonda il loro affetto umano con la tua scelta di fondo che è solo il Signore!” Il discorso di Melchiorre mi affascina, sto per fare a Lui delle domande, ma Baldassarre mi interrompe: “Scusami don gigi, lasciami dire un’ultima cosa. Come dice Gaspare è vero che in Silvana, Emanuele e Fabrizio hai tre splendidi amici da celebrare con la loro generosità ed è altrettanto vero quello che ti ha detto Melchiorre che è dal tuo essere prete che dipendono tutti gli amici che ti scopri attorno proprio nei momenti più importanti, ma ricorda anche che dal cielo qualche anima buona ha pregato per tutto questo e io penso che Stefania, la mamma di Marzia e di Fabrizio, che Ismaele il marito di Silvana e la tua mamma Santina dal paradiso hanno organizzato questo singolare incontro! Tu ricorderai per sempre questo fatto come ricordi il giorno della coltellata – prosegue Baldassarre – e ricorda che non sei solo, dal cielo molte anime buone ti sono vicine e Santina in questi dieci anni te lo ha dimostrato con tutta la Carità che hai potuto compiere…” Una forte luce avvolge le tre bellissime statuette alle quali avevo acceso tre piccoli ceri. Un meraviglioso e denso silenzio avvolge la mia casetta, un silenzio carico di riflessione sembra che i magi abbiano concluso i loro messaggi, quando Baldassarre, Re di Assiria dalla carnagione scura mi pone una domanda. “Don gigi tu la conosci la leggenda del quarto Re magio?” Mi coglie alla sprovvista, sto sorseggiando un bicchiere di spremuta con il nuovo spremi aranci regalatomi da Blanca… “Non la ricordo Baldassarre.” Il Re in modo solenne mi dice: “Te la racconto io: mentre gusti la spremuta… Esiste una leggenda secondo cui, insieme a noi tre: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, si fosse messo in viaggio un quarto Magio.

Quando ci siamo messi in cammino, in sella ai nostri dromedari, il quarto Magio che si chiama Alazar aveva deciso di portare a Gesù bambino una collana di perle. Nel viaggio verso Betlemme, però, egli incontrò diverse persone bisognose, a cui decise di donare una perla, perché li aiutasse a combattere la povertà. La sua generosità, però, gli costò il suo intero regalo: giunti a metà strada, infatti, il quarto Magio si rese conto di aver esaurito le perle e – per evitare la vergogna di presentarsi al bimbo indicato dalla Cometa a mani vuote – l’uomo decise a malincuore di interrompere il suo viaggio. Eppure il quarto Magio ebbe un sogno, in cui vide Gesù bambino ringraziarlo per avergli donato le perle. Ricordati don gigi, ogni volta che si compie un gesto di generosità nei confronti di chi ha bisogno, lo si fa a Gesù bambino. Ed allora oltre alla generosità di Emanuele, Fabrizio e Silvana, ricorda che Dio ti ha messo vicino un quarto re magio…”Il discorso di Baldassarre mi incuriosisce, sembra assumere il sapore del mistero ed allora domando a Lui: “Baldassarre che è il quarto Re che non è giunto qui?” Lui sorride e mi dice: “è molto più vicina di quello che pensi… non è un uomo ma è una donna” Baldassarre prende il bicchiere con la spremuta e guarda intensamente verso lo spremiagrumi.. Il quarto Re, o meglio la quarta Regina, oggi non è potuta venire da te perché è in alcune case a fare le pulizie. Si, è una donna delle pulizie, ma del resto tua madre non era una donna delle pulizie? Poi questa Regina andrà alla sua chiesa per pregare ed aiutare i poveri… e veniva da molto lontano da Ecuador, si chiama Blanca, proprio colei che ti ha fatto una sorpresa e ti ha regalato per Natale uno spremiagrumi, quello che oggi ti ha permesso di bere la buona spremuta. I tre magi sorridono e io mi commuovo… bevo lentamente l’ultimo sorso della mia buonissima spremuta e con tanta gioia nel cuore mi avvio anche io alla chiesa per celebrare la Messa. Nel mio cuore vi è la pace e la gioia profonda legata ai miei quattro Re Magi: il Re Emanuele, il Re Fabrizio e le due Regine: la Regina Silvana e la Regina Blanca venuta dal lontano Ecuador… a proposito anche Lei guidata dal cielo da un’anima buona che si chiama Umberto, il suo papà recentemente scomparso. Vi giuro cari amici che questo scritto lo leggerò ogni anno alla festa dell’Epifania ricordando le tre mandate della serratura di casa aperte dai tre Re magi che hanno portato alla mia vita bellissimi regali, forse l’Epifania più bella della mia Vita!