#VoltiDiSperanza

ASMA – N.28 IL LIBRO GRATUITAMENTE


Ecco Asma, il n. 28 della nostra collana #VoltiDiSperanza con l’introduzione di Esha Muhammed Adan, vittima MGF.

È più facile condannare che comprendere

Quando don Gigi mi ha proposto di scrivere alcune righe di introduzione a queste pagine che portano il titolo ‘Asma’, sono rimasta molto colpita. Nella mia vita, fatta di miseria, nessuno mi ha mai chiesto di scrivere in un libro. Ringrazio Sister Josephine che ha trascritto dai miei fogli di carta scritti a mano, nel mio piccolo villaggio di Madogo, il breve testo che qui vi propongo.
In questo villaggio proprio Gigi è venuto ad abitare per un paio di giorni, soggiornando, la notte, nella mia capanna molto povera. Era forse la prima volta che un bianco, un muzungo veniva, tutto solo, in un villaggio musulmano, vicino alla Somalia dove viviamo nella miseria, senza servizi igienici, senza acqua e dove il cibo spesso, se non sempre, manca. La mia sorpresa è che è stato accolto molto bene dalle famiglie che ha visitato. Lo conoscevano già perché, da un anno, l’Associazione Amici di Santina Zucchinelli ONLUS, una volta al mese, regala sacchi di farina, fagioli e mais a cinque famiglie le cui bimbe, di circa sette anni, sono state tagliate.
So che voi conoscete anche me.
Mi chiamo Esha e don Gigi ha raccontato la mia storia in un libretto simile a quello che ora vi presento.
Mentre nel libretto dedicato a me era una persona adulta a parlare, qui Gigi vi parlerà invece di una bimba bellissima di nome Asma che è stata tagliata lo scorso anno. Abbiamo visitato la famiglia di Asma e la madre ci ha accolto molto bene. Con lei abbiamo parlato a lungo di quella che voi chiamate mutilazione genitale femminile. Questo fatto, in tutta sincerità, mi ha meravigliato molto. Al villaggio non si parla mai di questo con un estraneo… e tanto meno con un uomo bianco che non è neppure musulmano. Devo dire che don Gigi è stato bravo a mostrare il suo profondo desiderio di capire la cultura che giustifica questa mutilazione. È entrato in quella misera capanna mostrando di voler comprendere, non giudicare per poi condannare.
Prima la piccola Asma ci ha raccontato il suo ricordo del taglio e poi, con nostra grande sorpresa, anche la mamma ha raccontato, con estrema onestà, di quando anche lei è stata tagliata. Ricordo lo stupore di don Gigi nel venire a conoscere che tutte le donne del mio villaggio di Magodo sono state tagliate. Leggevo nel suo viso stupore profondo e, alcune volte, anche turbamento. Proprio questa strada di ascolto è forse il modo più autentico per conoscere questa pratica che io stesso condanno, ma che qui è molto diffusa, anche se praticata in segreto, al punto che, in questo villaggio di pastori somali e capre, tutte noi donne siamo tagliate.
La mia umile firma di queste pagine non è sicuramente la firma prestigiosa o di successo che, forse, il libro poteva sperare. È la firma di una donna nata il 31 dicembre 1985, quindi ancora giovane, che parla come testimone di questo taglio… un taglio avvenuto nella mia carne. Quando Gigi, nei giorni scorsi, mi ha chiesto di scrivere una pagina di introduzione al piccolo libretto sono scoppiata a ridere. Mi aveva infatti parlato dei prestigiosi nomi di giornalisti che hanno firmato i 27 libretti precedenti.
Lui ride con me al telefono e io ribatto: “Senti, sono curiosa di vedere che qualifica mi conferirai in copertina… del tipo: Esha Muhammed Adan donna delle pulizie dei bagni pubblici di Madogo Kenya?”.
Forse ora siete voi a rimanere stupiti. Sì, non sono una famosa giornalista televisiva o della carta stampata, neppure un’attrice o un altro personaggio importante. No! io tengo pulite le uniche latrine del mio villaggio di Madogo. Le latrine sorgono ai lembi della pista che passa e che porta verso la Somalia e sono usate sia dagli abitanti del mio piccolo villaggio che dai viaggiatori che stanno andando verso il campo profughi di Dadaab e poi, da lì, in Somalia. Non ho, dunque, alcun titolo prestigioso per scrivere queste righe e non sono neppure sicura se quanto scrivo sarà efficace per voi che non avete neppure l’idea di cosa sia la mia vita permeata di riti atavici e senza tutta la ricchezza che in Europa immagino voi abbiate.

In queste righe però metto il mio cuore per invitarvi alla lettura di quanto Gigi vi propone. Attraverso queste pagine voi verrete a Madogo, entrerete nella mia casa, conoscerete i miei due figli maschi. Poi vi farò incontrare Asma e questa dolcissima bimba vi racconterà il suo dolore. Sì, stiamo parlando di un dolore forte, ma soprattutto di un dolore senza significato. Io, a motivo di questo assurdo taglio, oltre al dolore del momento che mi si serra nel cervello, ho avuto e ho problemi di perdite urinarie, ho avuto infezioni ginecologiche e il parto dei miei due figli è stato un orrendo dolore. Vedi, un conto è sentire dolore per una ferita che accidentalmente ti ferisce, un conto è sentire dolore quando ti tagliano e braccia forti ti tengono prigioniera mentre senti la lametta tagliare la carne! Vi confido che di quel terribile giorno, con il passar del tempo e con le complicazioni e i dolori sopportati a motivo di quel taglio, forse mi fa più male il ricordo delle braccia che tengono fortemente appiccicate alla terra le mie gambe aperte, le mani che tengono le mie braccia contro il terreno, che lo stesso taglio. La mia ribellione non fu prima di tutto al taglio ma a quelle mani che mi tenevano legata e la violenza inaudita subita, giustificata e osannata!
Anche se pulisco le latrine e non ho una grande istruzione spero di convincervi che la lettura di queste pagine che narrano la vicenda della piccola Asma, vi aiuteranno a entrare nella mia sofferenza e nella sofferenza di tante bambine ancora oggi. La nostra piccola Asma è stata tagliata, infatti, lo scorso anno.
Vi chiederete perché leggere queste pagine. Io penso per esserci più vicino, non con il solo contributo economico per le sei bimbe, perché ora Gigi ha aggiunto nel programma di adozione anche Asma, ma prima di tutto con il vostro cuore.
Scrivo da un tavolino posto all’ingresso delle latrine e, da questo luogo di miseria e povertà, vi chiedo di esserci vicini. Questo ci fa sentire forse più forti ed è molto importante. Penso che questa pratica della mutilazione genitale femminile, anche con il vostro aiuto, un giorno finirà. Spero che questa mutilazione orrenda non ferisca più la carne di tante bimbe ma, prima di ferire la carne, non ferisca più il loro cervello e il loro cuore.
Occorre pazienza e aiuto esterno per vincere questa cultura ancestrale. Il desiderio dell’Occidente di conoscere correttamente il contesto di questa pratica aiuterà interventi di sensibilizzazione. Seguendo, forse, questo desiderio, don Gigi ha percorso un sentiero nuovo: quello di entrare nelle nostre capanne con discrezione, di sedersi e di ascoltare in silenzio.
Il suo sorriso, la carezza che ha dato alle nostre bimbe, è il ricordo più bello che Madogo ha del muzungo venuto da lontano.
Vi confido una cosa? Aspettiamo presto il vostro prete nuovamente a Madogo.
Perché non venite con lui? Se non lo potete fare promettetemi, almeno, di leggere questo libro!
Grazie di cuore
vostra

Esha Muhammed Adan
vittima MGF

L’articolo di Avvenire