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Quarto Anniversario Associazione


Viene proposto il quarto anniversario dell’Associazione Amici di Santina Zucchinelli il 18 luglio 2017. Ed è occasione per illustrare la  collana #VoltiDiSperanza

VOLTI DI SPERANZA
La collana sbarca a Roma
Corriere della Sera, edizione di Bergamo
Domenica, 16 luglio 2017
La onlus Amici di Santina Zucchinelli apre le celebrazioni per il proprio quarto anniversario con una messa in San Pietro. Poi l’evento letterario
Volti, racconti, parole e immagini. La ONLUS Amici di Santina Zucchinelli, fondata da monsignor Luigi Ginami, festeggerà a Roma il quarto anniversario dalla nascita. Dopo la messa alla Basilica di San Pietro presieduta dal cardinale Angelo Comastri, sarà presentata a Palazzo Altieri la collana di libri «Volti di Speranza», pubblicata dalle edizioni Velar Marna. Racchiude le storie raccolte nelle missioni dell’associazione nel mondo, tra viaggi di solidarietà e iniziative per rispondere a emergenze.

Tra i libri già usciti nella collana, c’è la testimonianza di Nasren, una ragazzina di Mosul, in Iraq, che ora ha 14 anni e quando ne aveva 11 è stata minacciata dai soldati perché non voleva convertirsi all’Islam. Anche Rose, in Sudan, ha subito torture perché cristiana. Ad Acapulco, in Messico, tra violenza e narcotraffico, c’è Gabriela, detta Gaby, che decide di perdonare chi ha assassinato e torturato la figlia Erika. Molte altre le storie, dai diversi angoli del mondo, di violenza ma anche di testimonianza. Alla giornata di presentazione della collana interverranno Emanuele Berbenni, degli Amici di Santina Zucchinelli, il giornalista Stefano Folli, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, il prefetto della comunicazione della Santa Sede monsignor Dario Edoardo Viganò. Sul canale Youtube dell’associazione i video che raccontano i libri e i progetti sostenuti. (gi.la.)

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UN ASSASSINO, MARTINI E LA SUA MAMMA HANNO CAMBIATO LA VITA DI DON GIGI
AGENZIA AGI del 20 luglio 2017
Di Salvatore Izzo

EL VIEJO PACO
Tutto il Perù conosce “El Viejo Paco” ed il suo nome fa venire i brividi alla pelle ancora oggi, a distanza di tempo dall’arresto che fu un evento clamoroso per il paese andino: era infatti un criminale incallito, condannato a 35 anni di carcere per 300 omicidi. Quest’uomo del quale nessuno vorrebbe dirsi fratello, il cardinale Carlo Maria Martini che nel 2005 scelse un amico sacerdote come assistente in Conclave, e “quell’angelo di Santina”, la mamma che lo ha messo al mondo ma soprattutto gli ha insegnato ad amare i poveri, tre persone anziane, certo con passati molto diversi tra loro, hanno segnato la vita di don Luigi Ginami, sacerdote di Bergamo in servizio in Vaticano, ma anche apostolo e buon samaritano in giro per il mondo. Il primo, quel detenuto di cui tutti avevano paura, lo ha incontrato lo scorso Natale nel carcere di Challapalca, il carcere di massima sicurezza e di castigo che si trova vicino alla città di Tacna, all’altezza sorprendente di 5050 metri dove l’aria rarefatta mina drasticamente le condizioni di salute dei 122 prigionieri.

Per leggere articolo dal sito dell’AGI clicca sull’immagine qui sotto riportata

Di notte la temperatura scende a meno 25 gradi e di giorno arriva solo a 5 gradi! Freddo e gelo impediscono uso della poca acqua che ghiaccia negli scoli… . E’ considerato la latrina dell’umanità, gente che è li solo per punizione senza nessun percorso di riabilitazione. Le condizioni di prigionia “disumane e degradanti” sono state ripetutamente denunciate da Amnesty International e dal Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. E fare una doccia è praticamente impossibile nelle due ore in cui vi è accesso all’acqua. Ebbene in questo luogo don Gigi ha celebrato la messa per il 30esimo di ordinazione sacerdotale e ha portato ai detenuti il messaggio del Giubileo della Misericordia voluto da Papa Francesco. E durante il rito uno di loro, il più anziano tra i presenti, soprannominato per questo “El Viejo Paco” , si avvicina all’altare e ad alta voce dice al celebrante: “ho ucciso, rapinato banche, sequestrato persone, può esserci perdono per me?”. E don Gigi gli risponde: “Ego te absolvo a peccatis tuis in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen”. Poi lo abbraccia e agli amici, a Roma, confiderà: “in quel momento ho pensato a quel che ci ha detto Papa Francesco commentando il Vangelo di Matteo, Gesù nel momento della mia visita in carcere era quel detenuto di cui tutti hanno paura. Abbracciarlo è stato un dei momenti di maggiore gioia della mia vita”.

L’ESEMPIO DI MARTINI
“Don Gigi, te la sentiresti di venire in Conclave con me?”. Don Ginami, non era preparato all’invito del cardinale Martini anche se ha diviso con lui anni intensi da quando, ancora studente, ha conosciuto l’arcivescovo di Milano e ne è rimasto affascinato. Così il prete bergamasco si è trovato a vivere un’esperienza unica accanto a un personaggio unico: l’uomo che non desiderò essere Papa. “Era il 24 marzo 2004. Avevo deciso di svolgere gli esercizi spirituali a Gerusalemme col cardinale Martini. Si parlava del Papa malato, invaso dal Parkinson. È stato allora che il cardinale mi ha chiesto se me la sentivo di fargli da segretario a Roma, in vista di un Conclave che appariva ormai certo. Sono rimasto folgorato. Sono corso a pregare al Santo Sepolcro e al ritorno ho dato la mia disponibilità. L’anno dopo abbiamo fatto Pasqua insieme. Avevo portato mia mamma. Il cardinale le disse: ‘Ho chiesto a don Gigi di farmi da segretario a Roma’. ‘Ma sarà capace?’, era stata la risposta della madre apprensiva come tutte le madri. Arrivati a Roma, ci hanno informato che Giovanni Paolo II si era aggravato. Il 2 aprile è morto”. “Ho accompagnato il cardinale fino alla soglia e l’ho atteso all’uscita. Prima che entrasse ci siamo scambiati un abbraccio. All’uscita era molto sorridente”. Dopo quell’esperienza, don Gigi ha seguito l’esempio di Martini nel distacco dal carrierismo e da ogni bene materiale, e come faceva l’anziano cardinale si rifugia appena può in Terra Santa, dove ha una piccola casa e dove è ora sotterrata la persona che aveva più cara, la sua mamma Santina.

LA FORZA DEBOLE DI SANTINA
Può la vita di una donna, anziana negli anni, ammalata, costretta su una sedia a rotelle, con difficoltà anche a comunicare, produrre frutti, essere feconda e continuare a esserlo anche dopo la morte? La storia di Santina Zucchinelli, nel cui nome un flusso crescente di aiuti ma soprattutto di amicizia giunge agli ultimi della terra, dice che sì, questo è possibile. “Quando sono debole è allora che sono forte”, spiega il figlio, citando le parole di san Paolo nella seconda Lettera ai Corinzi, che sono il filo conduttore della sua straordinaria esperienza. Tutto comincia a Bergamo quando Gigi è un bambino piccolo, orfano di papà, e la mamma, vedova e senza redditi, che fa le pulizie per dar da mangiare ai suoi due figli, si consacra da laica alla causa del Vangelo soccorrendo i barboni che dormono sotto i portici, dando così un esempio che segnerà la vita del futuro monsignore. In particolare un giorno Santina rientra a casa con un crocifisso rovinato dal tempo, che era stato gettato via: la donna lo regala al figlio e da questo gesto scaturisce tutto, perché il ragazzo comprende che null’altro conta che Gesù, povero in mezzo ai poveri, come don Gigi racconterà nel libro “Seguo il mio re!”.

OLINDA
L’altra svolta avviene grazie a Olinda, la badante peruviana che assiste Santina in 8 anni di invalidità. Don Luigi e la mamma incontrano attraverso di lei una realtà che non immaginavano, quella delle donne migranti, fatta di sofferenze e abbandono. E mettono in moto una macchina di sostegno per tante che lasciano il loro paese di origine per venire ad assistere anziani malati nelle nostre società benestanti. Nasce una rete di assistenza per le immigrate: a sostegno per esempio di ragazze madri ma anche per bisogni più semplici ma difficili per chi non conosce la burocrazia del paese in cui si trova, come essere in regola con pagamenti o ricorrere all’assistenza di medici convenzionati. Dunque l’aiuto concreto per le cure a una badante boliviana con problemi psichiatrici, a una bambina vittima dello choc di un attentato a Baghdad in Iraq, ma anche a un ragazzo dissidente a Cuba ricoverato in un ospedale psichiatrico. La terza svolta è la decisione, umanamente folle, che madre e figli prendono insieme, di iniziare insieme a cercare i poveri nei luoghi dove più forte è l’ingiustizia: Santina e il suo figlio prete anticipano nei fatti l’idea forte del Pontificato di Francesco, che esorta a vedere Gesù negli ultimi. Con la mamma, che era già sulla sedia a rotelle, iniziano un lunghissimo viaggio per raccogliere e distribuire aiuti e per abbracciare chi è dimenticato da tutti. “Una disabile che tutti reputavano ormai in fin di vita, moribonda e inutile, ha percorso ben più di centomila chilometri per dire che la Vita è bella ed affascinante anche quando il mondo la reputa una inutile spazzatura! Una donna di 86 anni incapace di mangiare, di bere, di parlare… ha un meraviglioso sorriso e che compie cose che addirittura le persone sane reputano difficili”.

UN FLUSSO DI AIUTI E DI AMICIZIA
Dopo la morte di Santina, avvenuta il 4 dicembre 2012, il funerale e la messa in suffragio celebrata a Roma dal cardinale Comastri, la tumulazione avviene a Gerusalemme, l’ultima meta del lungo viaggio di questa donna umile e forte. Ma il percorso di don Gigi non si interrompe, anzi alcuni amici lo affiancano nel suo pellegrinaggio, dando vita all’associazione Onlus Amici di Santina Zucchinelli che ha festeggiato nei giorni scorsi il quarto anniversario. La meta più recente è di nuovo il Perù per incontrare Juana, una donna vittima di violenze incredibili e costretta a seppellire la sua bimba morta nella porcilaia. “Don Gigi si chiede dov’è finito il rispetto per la vita umana. Me lo sono chiesta anch’io e ve lo chiederete anche voi. Forse Juana, trattata, come moltissime altre donne come un animale, non se lo è chiesta”, racconta Valentina Alzraki nella prefazione dell’ultimo libro della collana “Volti di speranza”, edita da Velar, che raccoglie le diverse tappe di questa via crucis tra i luoghi del dolore.“Don Gigi – racconta Valentina – si si pone un’altra domanda, dopo aver vinto un conato di vomito alla notizia di quella sepoltura inumana: Gesù si può incarnare nella sporcizia? Le pagine di questo libro ci sembrano dire di sì, che è possibile ma ci dicono anche che lo sporco può proteggerti e può anche non entrarti nel cuore, come nel caso di Juana che ci dimostra attraverso un debole sorriso, che lo sporco non ha l’ultima parola perché esiste la speranza”.

Nel suo ultimo libro, intitolato Juana, è raccontata anche la storia di Omar, un bambino, nato come Gesù Bambino un 25 dicembre. Oggi ha 12 anni. Omar è stato vittima di maltrattamenti e sfruttamento sessuale indicibili ma, credo, la ferita più grande che ha nel cuore, è quello di avere una mamma che ha assistito, in silenzio, forse impotente, forse no, alla malvagità inumana del suo compagno verso suo figlio, carne della sua carne. Una mamma che come dice Omar a don Gigi, tra le lacrime, “non mi vuole”.

IL DIARIO DI VIAGGIO DI UN PRETE DA 5 ANNI FINANZIA NEL MONDO PICCOLE OPERE UMANITARIE
IL MESSAGGERO, Lunedì 17 Luglio 2017
di Franca Giansoldati

CITTA’ DEL VATICANO – Grazie a un libretto – venduto quasi porta a porta, a soli 5 euro – si stanno realizzando importanti sogni. Come il campo di calcio per i detenuti del carcere di massima sicurezza peruviano di Challapaca, a 5050 metri, talmente disumano da essere inserito da Amnesty International in cima alla lista nera dei peggiori posti al mondo, o come la chiesina restaurata a Garissa, in Kenia, teatro tre anni fa di una mattanza di cristiani.

La speranza non ha il copyright. In questo caso basta avere il fegato di andare di persona negli angoli più infernali del pianeta, individuare un obiettivo umanitario, raccontarlo e con la pubblicazione del libretto fare fiorire un programma che ha a che fare con l’amore di una mamma, Santina, alla quale il figlio sacerdote, don Luigi Ginami ha intitolato l’omonima fondazione alimentata da questa forma singolare, fantasiosa, atipica di beneficenza.

In mezzo alle capanne di fango dell’Africa, al reticolato putrido delle fogne di Saigon in Vietnam dove si trovano bambini abbandonati, tra le case bombardate di Gaza, nello stato di Guerrero in Messico dove imperversa il narcotraffico e la gente viene ammazzata per un bancomat.

 

Almeno due volte l’anno don Luigi smette gli abiti del monsignore vaticano per indossare quelli più informali del missionario e andare a realizzare le «opere di luce», segni di buona volontà. Le periferie del mondo sono raccontate nei libricini che don Luigi scrive in viaggio, dove fa parlare le persone che incontra, descrivendo la tragicità di tante vite marginali, nascoste, dimenticate. Pianeti lontani anni luce dalla realtà occidentale.

I libri, o meglio i ricavi, si trasformano in pozzi per trovare l’acqua, case a Gerusalemme, adozioni a distanza di orfani, macchinari agricoli, forni per cuocere il pane.  L’ultimo libricino è intitolato Nasren e  racconta con uno stile asciutto ed essenziale la vita traumatica dei sopravvussiuti all’inferno dell’Isis. Nasren è una ragazzina yazida incontrata nel campo rifugiati a Dawidiya, in Iraq, nell’aprile di quest’anno. Il cuore del viaggio è stata l’inaugurazione di tre aule di catechismo del piccolo villaggio di Araden, a 50 chilometri dal confine turco, ma vicinissimo a Mosul e alla piana di Ninive.

I libri, editi da Edizioni Paoline e Editrice Velar tra il 2005 e il 2017, sono ormai quasi venti e hanno per titolo citazioni bibliche: La speranza non delude, Quando sono debole è allora che sono forte, Roccia del mio cuore è Dio. Nel primo libro si legge: “La Speranza non è ottimismo, non è convinzione che ciò che stiamo facendo avrà successo, la Speranza è certezza che ciò che stiamo facendo ha un significato, che abbia successo o meno”. La fondazione compie 5 anni e verrà festeggiata con una messa a San Pietro celebrata domani pomeriggio dal cardinale Comastri.

AVVENIRE DEL 18 LUGLIO 2017 PAGINA 6
del 18 luglio 2017
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UN PRETE E OTTO STORIE
UN PELLEGRINO TRA GLI “SCARTATI”
Di Umberto Folena

Si comincia e si finisce con l’Iraq e due donne yazide: Hazar, prigioniera del Daesh per quattro mesi assieme ai suoi tre bambini; e Nasren, affetta da Dpts (Disturbo post-traumatico da stress). In mezzo altri sei volti per altrettante e più storie, dal Kenya al Messico, dal Vietnam al Perù. È la collana #VoltiDiSperanza, otto instant book scritti dal sacerdote bergamasco don Gigi Ginami ed edita da Velar, che viene presentata alle 19 di oggi a Roma presso la Sede di rappresentanza del Banco Bpm (Palazzo Altieri, piazza del Gesù 49, secondo piano). Gli otto piccoli volumi servono anche a sostenere la Fondazione Santina Onlus e l’associazione Amici di Santina Onlus, intitolate a Santina Zucchinelli, apostola della carità, mamma di don Gigi. Che ha intrapreso un pellegrinaggio nei luoghi di sofferenza per incontrare gli “scarti” e da loro apprendere.

È una scelta precisa quella dei “volti”: un volto campeggia sulla copertina, a un volto corrisponde il nome che dà il titolo a ogni volume. La lezione è trasparente: i poveri, gli esuli, gli abusati, gli scartati sono non una massa anonima e informe ma tanti singoli volti con una propria storia e sofferenza. Ginami ascolta, abbraccia e racconta. Ed è tantissimo, perché è ciò che pochissimi fanno. Alla fine dell’incontro, Hazar confida a don Gigi: «Da quando sono arrivata qui (in salvo in territorio curdo, ndr) tu sei la prima persona che parla con me per due ore. La mia storia non interessa a nessuno, è da cancellare e dimenticare, tu invece sei venuto da lontano e mi hai regalato un bacio di consolazione e tanta misericordia, tu sia benedetto per tutto questo».

Questi piccoli, preziosi libri servono appunto a non cancellare né dimenticare. Servono, scrive Ginami, a «condividere povertà per dare speranza». Commentando la tragica vicenda della messicana Gaby, a cui hanno rapita e uccisa la figlia Erika (volume a cui ha collaborato la nostra Lucia Capuzzi), Ginami scrive: «In questi viaggi vieni curato dalla tua stupidità. I poveri e i disperati diventano tuoi maestri di vita e ti insegnano a distinguere il superfluo dal necessario, a ridisegnare la vita su priorità vere, a fuggire ciò che appare e ti inganna per incontrare la vita vera». Ginami sale in cima al carcere di Challopalca, 5000 metri d’altezza in Perù, a varcare la porta santa della galera; e scende in Vietnam e Kenya, nel suo pellegrinaggio fatto di opere di misericordia spirituali e corporali. Che racconta con emozione, a voce bassa. Una voce che a volte sembra quasi sentir tremare.
UMBERTO FOLENA

SANT’ALESSANDRO.ORG DEL 19 LUGLIO 2017

“Per spezzare il circolo vizioso delle cattive notizie – come ci ha chiesto Papa Francesco nel Messaggio per la 51ª Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali – non serve raccontare delle buone notizie ma serve piuttosto cambiare le narrative, le modalità di racconto nelle situazioni del mondo che sono sempre fatte di luci e di ombre, di grazia e di peccato, di violenza e di tenerezza”. Lo ha affermato ieri sera monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione (SpC) della Santa Sede, intervenendo alla presentazione della collana “#VoltiDiSperanza” dell’associazione “Amici di Santina Zucchinelli”. Secondo Viganò i volumi della collana seguono questa logica, perché “raccontano storie di persone che hanno vissuto situazioni drammatiche e di ferocia ma vengono raccontate attraverso una trama che va a comporre l’orizzonte di un possibile perdono, di una possibile comprensione”. I libri sono scritti da don Luigi Ginami, addetto di segreteria della Prima sezione delle Segreteria di Stato Vaticano e figlio di Santina Zucchinelli nel cui nome è stata creata la Fondazione Santina. Richiamando l’esperienza e l’attività di don Ginami in diverse parti del mondo più povere e sofferenti, mons. Viganò ha scherzosamente notato come “in Curia a Roma ci sono preti che vogliono bene al Signore, che sentono la forza di una testimonianza, che sanno compiere gesti di consolazione e di bene”. Commentando in particolare l’instant book “Joe”, di cui ha curato la prefazione, il prefetto ha sottolineato che “i tratti caratteristici della testimonianza sono la discrezione e il silenzio”. Ma serve “uno sguardo puro che sappia trovare questi segni di testimonianza”. Viganò ha poi richiamato il “tema dell’ecumenismo, che Papa Francesco sta mettendo particolarmente al centro”.

Il prefetto ha proseguito osservando che “perché la fede diventi concretezza dobbiamo avere molto a cuore la storia, la memoria, anche quella del futuro”. E che, riferendosi all’esperienza di Nicodemo, “è necessario rinascere una seconda volta. Rinascere dall’alto per vedere al modo di Dio le vicende del mondo”.“A breve inaugureremo due opere di luce: la prima è nello Stato del Guerrero, in Messico, dove stiamo realizzando un ospizio per anziani che inaugureremo a novembre; la seconda bella iniziativa che stiamo portando avanti è quella di un pozzo d’acqua in Iraq”. Lo ha annunciato ieri sera mons. Luigi Ginami, sacerdote bergamasco, concludendo la presentazione degli instant book da lui scritti per la collana “#VoltiDiSperanza” dell’associazione “Amici di Santina Zucchinelli”. Ginami è il figlio di Santina Zucchinelli a cui è dedicata anche la Fondazione Santina. “L’ospizio per anziani – ha spiegato il sacerdote – verrà dedicato non solo alla Fondazione ma anche all’amico Maurizio Zancanaro, che tanto ci ha dato e continua a fare per noi”. Don Ginami ha anche comunicato l’uscita, a breve, del nono volume della collana “#VoltiDiSperanza” che sarà intitolato “Juana” e presenterà la storia della donna che vive sull’altopiano del Perù. Al centro del volume il tema del “maltrattamento della donna nell’America Latina”. I precedenti volumi si intitolano “Hazar”, “Gaby”, “Kelvin”, “Santiago”, “Dominic”, “Janet”, “Joe” e “Nasren”. Il sacerdote ha anche raccontato alcuni episodi dei suoi viaggi in diverse parti del mondo, dall’Iraq al Messico, dal Perù al Kenya. E della confessione pubblica de “El Viejo Paco”, pluriomicida e capo di un’organizzazione criminale, ora detenuto a Challapalca, nel Perù. O quella di Gaby, la cui figlia Erika Liseth è stata massacrata e fatta a pezzi. “Di fronte all’assassina, questa donna chiede: ‘Perché l’hai fatto?’. E quella risponde: ‘Non sono stata io’”. Al che Gaby ha dato “una lenta, dolce e lunga carezza” e se n’è andata. “Chi di noi avrebbe il coraggio di perdonare chi gli ammazza la propria figlia?”, ha chiesto il sacerdote.

SOLIDARIETA’: MONS. GINAMI (FONDAZIONE SANTINA), A BREVE UN OSPIZIO IN MESSICO E UN POZZO IN IRAQ
SIR DEL 19 LUGLIO 2017
“A breve inaugureremo due opere di luce: la prima è nello Stato del Guerrero, in Messico, dove stiamo realizzando un ospizio per anziani che inaugureremo a novembre; la seconda bella iniziativa che stiamo portando avanti è quella di un pozzo d’acqua in Iraq”. Lo ha annunciato ieri sera mons. Luigi Ginami, sacerdote bergamasco, concludendo la presentazione degli instant book da lui scritti per la collana “#VoltiDiSperanza” dell’associazione “Amici di Santina Zucchinelli”. Ginami è il figlio di Santina Zucchinelli a cui è dedicata anche la Fondazione Santina. “L’ospizio per anziani – ha spiegato il sacerdote – verrà dedicato non solo alla Fondazione ma anche all’amico Maurizio Zancanaro, che tanto ci ha dato e continua a fare per noi”. Don Ginami ha anche comunicato l’uscita, a breve, del nono volume della collana “#VoltiDiSperanza” che sarà intitolato “Juana” e presenterà la storia della donna che vive sull’altopiano del Perù. Al centro del volume il tema del “maltrattamento della donna nell’America Latina”. I precedenti volumi si intitolano “Hazar”, “Gaby”, “Kelvin”, “Santiago”, “Dominic”, “Janet”, “Joe” e “Nasren”. Il sacerdote ha anche raccontato alcuni episodi dei suoi viaggi in diverse parti del mondo, dall’Iraq al Messico, dal Perù al Kenya. E della confessione pubblica de “El Viejo Paco”, pluriomicida e capo di un’organizzazione criminale, ora detenuto a Challapalca, nel Perù. O quella di Gaby, la cui figlia Erika Liseth è stata massacrata e fatta a pezzi. “Di fronte all’assassina, questa donna chiede: ‘Perché l’hai fatto?’. E quella risponde: ‘Non sono stata io’”. Al che Gaby ha dato “una lenta, dolce e lunga carezza” e se n’è andata. “Chi di noi avrebbe il coraggio di perdonare chi gli ammazza la propria figlia?”, ha chiesto il sacerdote.

 

 

 

MEDITERRANEO: TARQUINIO (AVVENIRE) , “NON VINCERANNO QUELLI CHE VOGLIONO TRASFORMARLO IN UN MURO DI ACQUA CHE SEPARA CIVILTA’
SIR DEL  19 LUGLIO 2017

“C’è l’alternativa al muro che alcuni signori vogliono che innalziamo dentro la nostra umanità. Non vinceranno quelli che vogliono trasformare il Mediterraneo in un muro di acqua che separa le civiltà invece di tenerle in comunicazione”. Lo ha affermato ieri sera Marco Tarquinio, direttore del quotidiano cattolico “Avvenire”, intervenendo alla presentazione della collana di instant book “#VoltiDiSperanza” dell’associazione “Amici di Santina Zucchinelli”. Commentando i libri scritti da don Luigi Ginami, il direttore ha osservato che “nella narrazione dei grandi fatti che stanno segnando il nostro tempo rischiamo di concentrarci sui macrofenomeni, su numeri e popoli che sono categorie”. “Ma ogni singolo fatto – ha proseguito – riguarda uomini e donne in carne d’ossa. Una serie di volti ci mette inesorabilmente davanti alla verità di quello che accade, non ci sono mai solo dei numeri”. Tarquinio ha poi puntato il dito contro chi dice “Aiutiamoli a casa loro”. “Lo dicono – ha accusato – quelli che non hanno mai aiutato nessuno a casa loro. E lo dicono a chi già li aiuta a casa loro, come i sacerdoti cristiani o le ong”. Il direttore ha poi sottolineato la necessità che l’informazione aiuti a capire che “piccoli, fragili, ultimi di questo mondo vengono aiutati innanzitutto collocandoli al posto giusto nello scenario del tempo che viviamo”. Secondo il direttore “va raccontata sempre di più nelle pagine dei giornali” la realtà positiva di ong e cooperative, “per evitare di tacitare la parte di speranza che viene seminata e cresce”. Tarquinio ha dedicato un passaggio del suo intervento anche ai cristiani perseguitati, alla “Chiesa del martirio e della sofferenza che continua a vivere in minoranza con gli altri e a credere in Cristo nonostante le difficoltà che incontra”. “Sono le donne che testimoniano con più forza”, ha rilevato, ricordando anche “Asia Naurīn Bibi che da più 7 anni continua a stare in carcere in Pakistan per la sua fede cristiana”.
Alla presentazione è intervenuto anche Stefano Folli, editorialista de “La Repubblica”, che ha posto la domanda: “quanti sono capaci di condividere i viaggi di don Luigi e le opere che realizza tra mille drammatiche difficoltà?”. “Questo darsi senza riserve al prossimo – ha notato – non è solo una prerogativa dei cattolici, ma solo la Chiesa di Roma riesce ad accendere una simile passione per l’umanità”. Secondo Folli, “l’opera incessante di don Ginami e di altri come lui è un contributo all’immagine di un’altra Chiesa, che emerge e si afferma ma è al tempo stesso umile”.

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