Interventi

MESSICO RISTRUTTURAZIONE PARROCCHIA DISTRUTTA DA URGANO A LA LAJA


Fondazione Santina  in Messico ristruttura locali parrocchiali a La Laja (Acapulco) distrutti dall’Uragano Otis

La situazione di Acapulco oggi è infernale. Sono ormai nove anni che vengo in Messico, e penso che questo sia il viaggio in cui ho trovato la situazione peggiore! Con me, voi tutti che mi seguite in questi viaggi avete conosciuto il Messico dei Cartelli della droga con la loro efferata violenza, come quando hanno impiccato quattro persone di fronte al nostro murale per la pace a La Laja. Bene: tutta quella violenza è rimasta se non è stata addirittura aumentata dal terribile uragano chiamato “Otis” che il 25 ottobre ha flagellato Acapulco. Questo libretto, il quarantacinquesimo volto di speranza, sarà proprio dedicato agli effetti di questo uragano che, letti dall’interno verificati sul posto, sono risultano ancora più devastanti.

Ecco la lettera del 21 gennaio con la quale il Parroco Padre Hugo chiede il nostro aiuto nella ricostruzione dei locali della parrocchia distrutti dall’uragano Otis il 24 ottobre 2023

Arrivo ad Acapulco dopo la visita tanto bella e speciale al Santuario della Madonna di Guadalupe a Città del Messico. Acapulco appare profondamente ferita e vi faccio un rapido resoconto. La città è ora completamente militarizzata: la Guardia Nazionale con i suoi uomini – con  il volto semi-coperto per nascondere l’identità – pattugliano le strade. Sono camionette con 5 o 6 soldati completamente armati, uno in piedi con in mano il mitragliatore pronto a sparare. Lo Stato ha provveduto a inviare l’esercito come forma di tutela e sicurezza, nella speranza di riportare ordine. Le strade sono  completamente devastate, sporche e infangate. I danni sono immensi e negli occhi della gente c’è ancora il ricordo e la paura, la paura  di quel mostro chiamato uragano che ha devastato tutto; scarseggiano i viveri ma per fortuna proprio ieri nella parrocchia a La Laja è arrivato un camion con una tonnellata di generi alimentari. È stato commovente vedere la gente che, formando una catena umana, in una ora è riuscita a scaricare tutte le scatole di cibo e dei beni di prima necessità. Mi sento impotente e disorientato. L’uragano ha lasciato dietro di sé lamiere, pietre e pezzi di muro; ma i detriti più velenosi sono quelli organici: foglie, tronchi, in alcune zone della città ci sono ancora cadaveri di animali e si sente un tanfo nauseabondo.

In data 13 settembre 2024 il nostro tesoriere, dopo attente valutazioni del Cda provvede ad erogare la somma di Euro 5.000 per l’inizio dei lavori. A  tale bonifico il parroco risponde con i versamenti fatti per l‘opera di ricostruzione che potete trovare qui.

In data 10 ottobre ecco la ricevuta del denaro trasmesso alla Caritas di Acapulco

Siamo sull’Oceano Pacifico e il clima è tropicale: oggi abbiamo 34° che favoriscono la decomposizione che a sua volta crea altri disagi. La zanzara portatrice del Dengue regna sovrana e così molti si ammalano con febbroni alti! Davvero, la situazione è difficile da descrivere se non ci si vive, e sono solo due giorni che vivo qui. Le linee elettriche non sono state ancora tutte ripristinate: cavi privi di corrente penzolano per le strade: ieri un furgoncino davanti alla parrocchia si è impigliato in uno di essi e l’ha trascinato per decine di metri staccando così il resto della linea… Manca anche l’acqua e, come in Africa, la gente acquista grandi taniche da mettere sui tetti – ma l’acqua costa: per riempire quattro taniche da 1.200 litri, Magda ha pagato ben 40 euro… e parliamo di acqua non potabile! In mezzo al disastro che intravedo c’è qualcosa di nascosto e formidabile nel male. Il Male vero sembra nutrirsi con gusto di sé stesso e in questa situazione di depressione, angoscia e morte si nasconde un male ben peggiore: approfittando del male e del bisogno la delinquenza, anziché diminuire, cresce!

Sono stanco di quelle persone che leggendo queste parole dicono che sono troppo crudo, perfino violento, che forse dovrei andare dallo psicologo o dallo psichiatra per curare una malsana patologia! Io capisco che queste parole arrivino al tuo cuore e ti facciano vedere qualcosa che non vuoi vedere e conoscere: sono una provocazione che infastidisce, lo so, ma io continuo a scrivere imperterrito …La presenza massiccia della Guardia Nazionale nelle strade della città porta sicurezza, ma anche infastidisce molti. I militari sono ovunque: alle pompe di benzina, agli ingressi di banche e supermercati, davanti all’ospedale, ai crocicchi delle strade! Ti muovi in uno scenario che potrebbe essere di guerra e miseria ma che i media locali, nazionali e soprattutto internazionali rimuovono e non se ne parla – come oggi d’altronde non si parla per nulla della violenza in Ecuador. Questo silenzio assordante dei media diventa così complice dei narcos che hanno gioco facile a riorganizzare la loro attività. Primo punto – e fondamentale – sbarazzarsi dell’esercito, troppo presente e ingombrante. E come si fa?? Si impone, per esempio, a tutti i taxisti – spesso e volentieri succubi o complici dei narcos – uno sciopero di una settimana – guarda caso il tempo esatto della mia permanenza in questo paradiso di sfigati.

Quando arrivo ad Acapulco, Magda fatica a venirmi a prendere, eppure riesce a farlo con un piccolo e delizioso comitato di accoglienza – che non riesce a evitare che  fin dai primi istanti della mia permanenza io piombi in questo profondo disagio. Anche le nostre attività sono bloccate e rese difficili dallo sciopero, dalla situazione di miseria e di paura che insieme producono un frullato di disgusto: ieri un taxista disobbediente allo sciopero è stato semplicemente freddato! Le nove famiglie dei bambini che abbiamo in adozione a distanza non possono muoversi perché non ci sono pullman e servizi pubblici e quindi alla nostra riunione ieri eravamo solo Magda, Ashli, Emiliano, Arminda con il suo bastone e io. Lo sapevo che sarebbe stato un viaggio molto complicato e allora con Magda studiamo con calma tutta la settimana, decidendo di mantenere il programma stabilito. E nonostante tutto ‘sto casino, non è mancata un’enorme torta di compleanno per i miei 63 anni – e alla Messa eravamo più di cento persone! Cercherò di dedicare un report alla festa del compleanno, con il suo valore così profondo per la sua semplicità: pur nella tragedia, il cuore infuocato dei messicani scappa fuori sempre!

Questo, in poche parole, è il panorama in cui si colloca questo piccolo libriccino, nella speranza di riuscire a inviare i report vista la precarietà della linea internet in città. Certamente sto descrivendo una follia, ma il viaggio ha un motto, un pensiero di Albert Einstein ripreso da Steve Jobs: “Solo quelli che sono cosi folli di pensare di cambiare il mondo, lo cambiano davvero”. Noi non pensiamo tanto in grande, ma qui ad Acapulco credo che possiamo scrivere così: “Solo coloro che sono così folli di pensare di cambiare Acapulco, la cambiano davvero!”. Sarà una settimana dura e da folli ma la vivremo con passione e fede e fino in fondo; alla fine saremo stanchi e allucinati, ma per favore non inviatemi messaggi whatsapp consigliandomi di andare da uno psichiatra: ci sono già stato, è una donna e si chiama “Nostra Signora di Guadalupe”. Sapete che mi ha detto? Una frase soltanto: “Ma non ci sono qui io, che sono tua madre?”. Con questa frase nel cuore continuo deciso – e voi tutti, state al mio fianco! Un abbraccio da Acapulco.

 GUADALUPE
Ma perché questo report si intitola “Guadalupe”? Perché è la Madonna di Guadalupe che proprio il primo giorno illumina la tragedia! Le strade di Acapulco sono ancora piene di colorate decorazioni, io immaginavo per il Natale, ma Magda mi dice: “No, padre, la città si è vestita a festa per la Madonna di Guadalupe!”. Mi commuovo e così torno con il pensiero al 12 gennaio, esattamente a un mese festa di Nostra Signora di Guadalupe, il 12 dicembre: ho avuto la grazia di presiedere la Messa al Santuario! Quando ci spaventiamo, quando stiamo male o qualche cosa ci turba improvvisamente, noi esclamiamo: “Mamma mia!” e questa invocazione ricorre, nei momenti di paura, più o meno in tutto il mondo. Perché invochiamo la madre? Perché gridiamo: mamma? Perché anche i vecchi che non hanno più la mamma da molti, forse troppi anni, ne gridano il nome? Perché la mamma è protezione sicura e certa, è forza nella debolezza, è il primo nome che i bimbi pronunciano, è tra le prime paroline che imparano a dire. All’inizio lo dicono male, quel nome, lo balbettano quasi… “ma-ma, mamamamama, mamma” e quel vocabolo un po’ strano chiacchierato dal piccolino pure accende la luce negli occhi della mamma. Quel nome è una cura per la mamma, le restituisce forza, è la medicina che cura fatica, dispiaceri e dolori. Poi, quando il bimbo si accorge che la mamma risponde al suo richiamo, allarga le braccia e parte un abbraccio indescrivibile nella sua purezza, nella sua forza e nella sua bellezza. Un’autentica bomba atomica di amore!

In Messico c’è un posto che si chiama Guadalupe. Lì Maria è apparsa nelle sembianze di una giovane nativa a Juan Diego – e oggi è il santuario mariano più grande del mondo! Il 12 dicembre arrivano al Santuario circa otto milioni di fedeli, molti di più di quanti ne veda il Papa in un anno! Ci sono due luoghi mariani che illuminano il mio cuore: Nazareth-Betlemme e Guadalupe! Ogni anno, quando vengo nel Guerrero, ho il mio appuntamento con Lei nella basilica dedicatale. E quest’anno ci sono venuto il giorno prima del mio compleanno e grazie a due amici, Antonio e Katina, che mi hanno ospitato per una notte, ho potuto presiedere da solo la Santa Messa delle 10.00. È stata un’emozione forte e commovente! Quanta gente, quanta devozione e quanta fede! Durante il nostro rosario abbiamo pregato per tutti voi e per i bisogni della nostra Associazione. E poi ho pregato per la mia nuova situazione a Bergamo, affinché possa vivere con profondità e convinzione il mio essere prete. Ho chiesto il dono della pace interiore, ho chiesto l’aiuto per riuscire a organizzare la mia vita concreta nella sobrietà e nella condivisione. Ho pregato per la mia diocesi di Bergamo, per le persone che mi aiutano, per Blanca… ed è proprio da lei che mi arriva un messaggio, proprio mentre sto pregando la Vergine.Devo raccontarvi un fatto importante e bello. Davanti al quadro della Morenita ho pregato tanto per mio nipote Paolo, che ha 24 anni. Paolo è nato il giorno della festa della Vergine di Guadalupe e ben conosce la mia devozione alla Madonna, quella stessa devozione che mi ha portato a tatuarmi sulla spalla destra l’immagine della Madonna Calpestata trovata in Iraq insieme alla frase ebraica “Roccia del mio cuore è Dio”. Bene, pochi giorni prima della mia partenza, Paolo si presenta a casa mia: era da moltissimo tempo che non veniva a trovarmi… “Zio – dice Paolo – per i tuoi 63 anni ho pensato a un regalo molto speciale e sono sicuro ti piacerà: guarda, l’ho disegnato con il pirografo il giorno del mio compleanno, è il ritratto della Madonna di Guadalupe!”. Mi mostra il quadro. “Paolo, è bellissimo e tu sai quanto amo questa immagine della Vergine di Guadalupe! La sistemerò in un luogo ben visibile qui in casa e ti prometto che ti ricorderò al Santuario!”. Paolo è felice perché ho apprezzato il suo quadro. E io davanti alla sacra immagine, con Antonio e Katina, prego per lui.

La visita alla Madonna di Guadalupe mi riempie sempre di grande pace. Al centro di questa devozione penso ci sia non l’immagine misteriosa e miracolosa, ma una bellissima frase che per me ha un grande sapore evangelico; è la più bella tra le frasi pronunciate nelle apparizioni ed è  la frase che Maria Morenita dice a Juan Diego, preoccupato e forse spaventato: “Ma non ci sono qui io, che sono tua Madre?”. Che meravigliosa frase! Da una mamma non mi voglio sentire dire che questa frase: quando sei stanco, ti senti solo, rischi la depressione, prova ripetere al tuo cuore questa giaculatoria: “Ma non ci sono qui io, che sono tua Madre?”.Abbiamo aperto questo report dicendo che quando abbiamo paura invochiamo il nome della mamma… facciamo così anche con la Madonna! Sentiamola Madre, usiamo il rosario per ripetere 50, 100, 200 volte questa bellissima frase, e nel cuore scenderà la pace. I messicani sono pazzi per Guadalupe, è una devozione per delinquenti e santi, per ricchi e poveri, anche i carcerati amano la Morenita! Lo scorso anno, proprio nel carcere di Las Cruces ho incontrato un prigioniero che aveva tatuata sulla schiena la Guadalupana per intero. Ovviamente, sono colpito da questa bella e grande immagine e gli chiedo: “Che bello, questo ritratto! Sei devoto alla Vergine?”. E mi arriva una risposta simpatica: “Padre, io sono devotissimo da quando la Vergine ha sciolto il mio voto. Avevamo promesso che mi sarei fatto il tatuaggio se la Madonna non mi avesse fatto prendere dopo una rapina: quella volta non mi hanno preso e sono andato subito dal tatuatore, perché io sono uomo d’onore e rispetto sempre la parola data!”. Scoppio a ridere – e ieri racconto questo fatto durante l’omelia: tutta la gente di La Laja scoppia in una sonora risata e alla fine ripetiamo insieme, urliamo insieme la frase: “Ma non ci sono qui io, che sono tua Madre?”. Quella frase, urlata da centinaia di persone, si è sentita fino al mercato… e un uragano buono ha invaso le case messicane, tutti sono stati felici di sapere di avere una Madre così buona e vicina. Questa visita alla Madonna di Guadalupe mi sta dando forza in questi giorni così complicati e duri. Anche tu che hai letto il mio secondo report dal Messico ripeti con calma questa frase: “Ma non ci sono qui io, che sono tua madre?”; ti darà pace e tranquillità al cuore, se la reciti lentamente e con fede: prova!